Tentar (un giudizio) non nuoce

Albania, una sorpresa piena di opportunità

Di Raffaele Cattaneo
21 Gennaio 2024
Non è più il paese del famoso film "Lamerica", ma uno Stato dinamico con una società effervescente. Una fase di trasformazione molto interessante
Edi Rama, primo ministro dell'Albania (Ansa)
Edi Rama, primo ministro dell'Albania (Ansa)

In questi giorni sono stato in missione per conto della Regione Lombardia con il presidente Attilio Fontana in Albania. Abbiamo avuto modo di incontrare il primo ministro Edi Rama, figura carismatica con una visione molto chiara sul futuro del suo Paese e una volontà di apertura e di collaborazione con l’Italia che raramente ho riscontrato in altri luoghi. Stessa impressione favorevole ci ha offerto il sindaco di Tirana, Erion Veliaj, un giovane brillante che sta ripercorrendo le orme dello stesso Edi Rama, la cui carriera politica ha avuto slancio proprio dopo essere stato per oltre dieci anni sindaco della capitale. La sensazione ricavata è quella di un Paese con una classe dirigente di primissimo livello, molto vivace e proattiva verso ogni nuova opportunità.

Storia di un riscatto

Ciò che mi ha colpito, anche simbolicamente, è stato la visita all’Ambasciata italiana a Tirana, una imponente villa palladiana, memoria del periodo di occupazione fascista, dove erano esposte numerose statue di acciaio lavorate in modo particolare e con grande maestria, con uno stile che ricorda quello di Gio Ponti. Ebbene, il nostro ambasciatore Fabrizio Bucci, diplomatico di grandi qualità ed esperienza, ci ha raccontato che l’autore di quelle opere è uno sculture albanese, Helidon Xhixha, che era tra gli oltre ventimila migranti che l’8 agosto 1991 sbarcarono al porto di Bari, sulla nave Vlora proveniente da Durazzo.

La vicenda fu ben raccontata nel famoso film Lamerica di Gianni Amelio e quelle immagini, per una certa generazione, sono ancora oggi stampate negli occhi. Le persone si gettavano in acqua per giungere il porto senza neppure le scarpe, tra loro c’era appunto anche Xhixha. Quello è stato il momento del suo riscatto. Riuscì a studiare all’accademia di Brera, sviluppando il proprio talento, per poi diventare un artista apprezzato e riconosciuto in tutto il mondo.

Criminalità e microcriminalità

Ebbene, la sua storia mi è apparsa la metafora dell’Albania che ho visitato. L’ultima volta che l’avevo vista, nel 2006, quando ricoprivo l’incarico di sottosegretario alle relazioni internazionali, era ancora un Paese in profonda crisi. Oggi, 18 anni dopo, ho potuto ammirare un Paese profondamente cambiato, molto più interessante e ricco di opportunità. Ricordiamo che l’Albania ha meno di 3 milioni di abitanti, con un tasso di emigrazione giovanile ancora molto alto, con un prodotto interno che è un venticinquesimo di quello della Lombardia e un decimo di quello della città di Milano, ma al tempo stesso è un Paese effervescente che non vuole più essere solo un luogo dove si producono a basso costo scarpe o tessuti, ma una nazione che sta fortemente investendo sulla digitalizzazione e sulle nuove tecnologie.

Non dobbiamo fare l’errore di pensare all’Albania come fosse ancora quel luogo che visse quella fuga di massa. Il tempo non è trascorso invano. E seppure sia un Paese ancora in trasformazione può rappresentare un modello significativo da esportare in tutti i Balcani. L’Albania è uno Stato dove cristiani e musulmani convivono pacificamente da secoli, in cui vive il rispetto e la tolleranza. Tirana è una città sicurissima dove, di notte, uomini e donne possono circolare liberamente senza pericolo alcuno. Certo, esiste ancora una criminalità organizzata dedita al grande traffico internazionale di stupefacenti, ma paradossalmente è scomparsa la microcriminalità.

L’importante è quello che sai

Bisogna ricordarsi che l’Albania, dopo sei secoli di occupazione dell’Impero Ottomano, è diventata uno Stato indipendente nel 1910, ma subito dopo è stata occupata dall’Italia nel periodo fascista sino alla fine della seconda Guerra Mondiale. Poi è diventata oggetto di un regime comunista particolarmente feroce che si era legato alla Cina come modello di riferimento. Dunque, la libertà riconquistata nei primi anni ’90 è stata per una certa fase come una sbornia, dove dopo un periodo in cui c’erano solo obblighi e nessun diritto è seguito un periodo in cui sembravano esserci solo diritti e nessun obbligo.

Oggi non è più così. Come dice il presidente Rama bisogna rendersi conto che l’importante non è quello che hai, ma quello che sai, perché solo sulla conoscenza puoi costruire il futuro. Questa chiara visione offre anche al nostro Paese uno spunto di riflessione notevole, oltre che la possibilità di cogliere i cambiamenti in atto come fattore di sviluppo e di collaborazione sia per la nostra Regione, sia per l’intera Europa.

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