La malafede ideologica assume una tale dimensione da generare vicende grottesche, che se non fossero così tragiche sarebbero ridicole. Questo il contesto: lunedì 17 aprile la Regione Puglia ha approvato le linee guida attuative della misura del piano regionale di politiche familiari dedicata alla applicazione degli articoli 2 e 5 della legge 194 del 1978 sulla tutela della maternità e sulla interruzione volontaria di gravidanza (Ivg). Gli Ambiti territoriali degli 8 comuni capoluogo avrebbero fatto rete con i distretti e con le associazioni familiari competenti per intercettare le donne gravide in difficoltà e quelle che chiedono l’Ivg ma che, se aiutate, porterebbero a termine la gravidanza. L’intento è di tutelarle e sostenerle con interventi di vario tipo, dal sostegno economico, a quello psicologico, alla mediazione familiare eccetera. La misura sarebbe stata sperimentale e sarebbe durata 18 mesi.
Sabato 22 aprile la Gazzetta del Mezzogiorno (Gdm) interviene affermando che la misura, proposta dall’assessore al Welfare, Rosa Barone (Cinque stelle), su pressione del Forum delle Associazioni familiari, sarebbe stata «nei fatti un tentativo per ridurre il diritto di ricorrere alla Ivg». Domenica 22 aprile la Gdm titola che si tratterebbe «di una misura oscurantista […] che ignora la realtà» e rende noto che proprio a seguito dell’articolo del giorno prima della Gdm, il presidente Emiliano l’avrebbe fatta ritirare. Viene tutto rimandato ad un tavolo di contrattazione in cui saranno presenti le diverse associazioni, pro e contro il provvedimento, per ritornare poi nuovamente in giunta e decidere definitivamente se approvarlo o meno. Così la possibilità concreta di dar maggiore compimento e completezza ai contenuti della stessa legge 194/1978 è stato giudicato una ingerenza e restrizione della libertà delle donne gravide.
Il dottor Dino Dellino, ginecologo dell’Asl Bari, riferimento per Medicina e Persona per la Puglia, ha inviato questa lettera al direttore della Gdm, che è stata accettata e pubblicata, e che riportiamo di seguito.
Gentilissimo direttore, ho letto con grande disappunto quanto sopra scritto da Massimiliano Scagliarini il 22/4/23 sul giornale da lei diretto.
Mi chiedo: ma il suo redattore sa che la legge del 1978 di cui parla ha per titolo “TUTELA SOCIALE DELLA MATERNITÀ E SULL’IVG”? e sa che in questi 45 anni si è attuata solo la seconda parte, cioè il diritto di abortire, ma non ciò che in tante desiderano con tutta l’anima e cioè IL DIRITTO DI NON ABORTIRE?
Finalmente è venuta fuori dalla giunta regionale pugliese un flebile, iniziale, sperimentale tentativo di dare una risposta concreta a chi è in condizione di bisogno, e cosa accade? Che se ne tenta un aborto precoce, in questo caso non farmacologico, ma giornalistico-mediatico, affermando, sempre sul suo giornale del 23/4, che si tratta di «una misura oscurantista che ignora la realtà»; non si capisce cosa intenda per «realtà» chi ha dato questo giudizio, io, che ho fatto il ginecologo in reparti di ostetricia, proprio dal 1978, me ne sono fatto un’idea mia:
– Realtà è il pianto di tutte le donne che escono dalla sala operatoria dopo l’aborto; e se sono più d’una è un lamento tento straziante che nessuno vuole sentire.
– Realtà sono braccine e piedini che galleggiano nel boccione di aspirazione del Karman, e che non vorresti vedere, perché ti fa orrore guardare, appunto, la realtà.
– Realtà è il sussulto di gioia della donna che, se ci sono le condizioni, piange di gioia quando sente il battito del piccolo e lo vede all’eco, perché ha dentro di sé una nuova vita.
– Realtà è quando quelle condizioni non ci sono, e quel sussulto si tramuta in un gemito di disperazione, perché a quel bambino, quando nascesse, non sarebbe in grado neppure di comprare il corredino per la nascita… oltre a tutto il resto dopo.
– Realtà sono quelle centinaia di bambini, oggi magari adulti, che insieme a famiglie di amici abbiamo aiutato a nascere, sostenendo le donne e le famiglie, senza che nessun ente pubblico abbia mai tirato fuori un soldo: se sono in vita, se esistono, alcuni oggi sono pure laureati, lo devono solo alla generosità della gente che non si arrende di fronte ad uno Stato che solo ora si accorge che l’Italia corre il rischio di rimanere solo come entità geografica…
Questa è la realtà, il resto è solo ideologia disumana che somiglia tanto a quello che scrivevano i giornali sovietici quando negli anni 1930-’32 venivano fatti morire per fame, dal Partito comunista sovietico per ordine di Stalin, ben 6 milioni, dico sei milioni di contadini ucraini: i giornali di partito dissero che la realtà era la mancata accettazione del «piano per lo sviluppo economico rurale» da parte dei kulaki (leggere Tutto scorre di Vasilij Grossman): viene prima “il piano”, come qui viene prima il diritto di abortire – che con queste norme, non viene affatto violato – che non la gioia di una donna di avere in braccio un figlio desiderato e il diritto sacrosanto di un essere umano a vivere. Grazie.
Donato Dellino ginecologo, responsabile regionale dell’Associazione Medicina e Persona
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