Adottare una scuola dell’Emilia terremotata. Grande esempio di sussidiarietà

Di Redazione
14 Agosto 2012
Le istituzioni fanno il loro dovere, ma non basta a garantire la riaperture di tanti istituti colpiti dal sisma. Ecco chi si è già mosso e cosa ha fatto

Ripubblichiamo e rilanciamo un articolo a cura dell’associazione scolastica Diesse.

Non è passato molto tempo, eppure rischiamo di dimenticare. Nello scorso mese di maggio (2012) a più riprese e in forme devastanti, il terremoto ha colpito le province di Modena, Ferrara e Mantova provocando ingenti danni alle persone e alle cose (infrastrutture, fabbriche, chiese, abitazioni e scuole).
Come da informazioni degli uffici locali preposti (Regione e Ufficio Scolastico Regionale), sono state almeno 219 in Emilia-Romagna le scuole statali lesionate dal sisma: totalmente (121) o parzialmente inagibili (94). A queste si devono aggiungere 50 scuole paritarie dell’infanzia in cui si sono già accertati danni e altre 52 in cui le verifiche sono ancora in corso. Complessivamente sono circa 50 mila gli studenti coinvolti.
Danneggiate anche alcune sedi universitarie, soprattutto a Ferrara, dove sono stati evacuati 4 studentati. Inagibili anche 5 centri di formazione professionale.

Superata l’emergenza delle prime ore e le incombenze necessarie per chiudere in anticipo l’anno scolastico (scrutini ed esami), si pone il problema della riapertura del prossimo anno di lavoro tra i banchi, il cui avvio è fissato al 17 settembre.
La Regione Emilia Romagna ha deliberato un programma straordinario per le scuole del valore di 166 milioni e 520 mila euro, destinati alla ricostruzione di edifici scolastici, all’affitto di prefabbricati modulari, alla acquisizione di palestre temporanee, alle riparazioni dell’esistente danneggiato, etc.

Ma questa è solo una parte di ciò che si è mosso. L’Ufficio Scolastico Regionale ha avviato lo scorso giugno l’iniziativa “Adotta una scuola” grazie alla quale la stessa comunità civile e scolastica si è mobilitata per sovvenire ad una serie numerosa di bisogni di scuole e realtà scolastiche. A giudicare dall’elenco aggiornato quotidianamente sul sito dell’Usr per l’Emilia-Romagna, è stata notevole l’azione solidale di scuole e associazioni che da ogni parte Italia si sono rese disponibili per portare aiuto a istituzioni scolastiche delle province colpite dal sisma nei modi più differenti: dalla raccolta fondi, all’ospitalità, dal gemellaggio alle borse di studio.
Citare qualche caso aiuta a meglio capire questa forma di solidarietà cui non è stata data molta pubblicità. Si va dalla scuola paritaria Asilo Infantile Maria Josè di Grinzane Cavour (Cuneo), che destina una raccolta fondi all’IC di Crevalcore (BO), al consiglio del quartiere 3 Colline e castelli del comune di Pesaro che adotta l’IC di San Felice sul Panaro (MO); dalla signora M. F. Lissia di Roma che adotta l’IC di San Felice sul Panaro (!!!), all’associazione sportiva dilettantistica Goliardi Dianesi di Imperia che adotta il liceo Morando Morandi di Finale Emilia (MO); dalle scuole giapponesi di Roma che adottano la SMS Frassoni di Finale Emilia (MO), alla signora Casbarra, madre di una futura sposa, che adotta la direzione didattica 2 di Renazzo (FE) con una bomboniera solidale per gli invitati del matrimonio, agli organizzatori e partecipanti alla Notte sul finir dell’estate di Villa di Serio (BG) che adottano la direzione didattica di Cavezzo (MO).

Insomma, un fiorire di creatività e di intrapresa talvolta veicolata dagli organi collegiali (collegi e consigli di classe), altre volte espressione di una partecipazione diretta di classi, direzioni scolastiche e associazioni o, come si è visto, da singoli cittadini.
Una particolarità del progetto è che, a differenza di quanto normalmente accade, l’ufficio scolastico regionale si limita a fare da punto di riferimento e di raccolta delle adesioni, senza intromettersi nella distribuzione delle risorse che vengono rese disponibili o nella realizzazione delle forme di intervento. Questo modo di operare rappresenta un buon modello sussidiario di come possa funzionare un ente preposto alla organizzazione del sistema formativo che fa leva sulle singole istituzioni scolastiche e sulle risorse disponibili nella società civile.

Siamo convinti che, superato questo delicato periodo di ricostruzione materiale e culturale di territori vitali per la sussistenza dell’intero Paese, l’esempio dell’adozione possa rimanere come stimolo alla partecipazione fattiva di membra più fortunate alle sorti di altre dello stesso corpo che sono momentaneamente in condizione di disagio.
Per chi vive nella scuola farsi carico in prima persona gli uni degli altri rappresenta un’occasione per superare indifferenze, incomprensioni, espressioni comatose della burocrazia. È qui esplicitato un metodo efficace per rilanciare un’azione educativa e formativa diretta allo scopo comune: avere una scuola al servizio delle persone, in cui tutti, facendo cose diverse, lavoriamo per aiutare i più giovani a introdursi nella realtà, così complessa e, forse proprio per questo, così entusiasmante.

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