Tempi
  • ACCEDI
ABBONATI
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
    • Elly Schlein
    • Giorgia Meloni
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Sfoglia Tempi
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2023
    • Maggio 2023
    • Aprile 2023
    • Marzo 2023
    • Febbraio 2023
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
    • Elly Schlein
    • Giorgia Meloni
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Sfoglia Tempi
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2023
    • Maggio 2023
    • Aprile 2023
    • Marzo 2023
    • Febbraio 2023
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Tempi
ABBONATI
Home Società

Addio Elio Fiorucci. La sua “dichiarazione d’amore” a Milano

Il grande stilista è stato trovato morto la mattina di lunedì 20 luglio nella sua casa in viale Vittorio Veneto. Ecco come raccontò a Tempi la sua straordinaria parabola personale e professionale. Dall'Italia al mondo intero

Chiara Rizzo
20/07/2015 - 17:33
Società
CondividiTwittaChattaInvia

elio-fiorucciQuesta mattina il grande stilista italiano Elio Fiorucci è stato trovato morto nella sua casa in viale Vittorio Veneto a Milano. Firma portante del made in Italy, Fiorucci aveva da poco compiuto 80 anni (10 giugno). Secondo diversi organi di informazione, che citano fonti dei carabinieri, non rispondeva al telefono da domenica, fatto insolito che aveva spinto i familiari a dare l’allarme. L’ufficio stampa del gruppo comunica che lo stilista «godeva di buona salute», ma l’ipotesi per ora più accreditata è che Fiorucci sia stato colto da un malore improvviso, forse già nella sera di domenica.

Riproponiamo qui un’intervista concessa a Tempi e pubblicata all’interno del “Dossier Milano” del 29 maggio 2008.

«Penso che a Milano ci sia un sostrato di America. Perché il milanese ha in fondo una grande capacità di accettare il nuovo»: è la dichiarazione d’amore alla sua città dello stilista Elio Fiorucci. «Milan col coeur in man si dice: è vero, è una città molto generosa. I milanesi sono sempre stati un popolo di grande amore». Milano per lui è sempre venuta prima di tutto il resto, anche delle grandi metropoli mondiali dove via via ha aperto i suoi punti vendita. Elio ha lavorato con Jean Paul Gautier e Vivienne Westwood. Truman Capote firmava copie dei suoi libri nel negozio Fiorucci a New York, dove Andy Warhol era di casa. A Fiorucci fu commissionata la festa di inaugurazione della mitica discoteca newyorkese Studio 54, e alla festa per i 15 anni del marchio esordì con il suo primo concerto una (all’epoca) giovane dj: Madonna.

Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome
PUBBLICITÀ

Ma lui è sempre tornato nella sua piazza San Babila. A questo simpatico signore si devono autentici capisaldi, della moda ma non solo: ha importato lui le prime minigonne, i body, gli scaldamuscoli e i leggins, i pattini e lo skateboard, gli hamburger, le guépiere e il tanga. I segni di tante epoche – gli anni 60, i 70, gli 80 – sono passati tutti da quel negozio in Galleria Passerella, dove ci si dava appuntamento. Una tradizione rimasta salda fino al 2003, quando lo store ha chiuso i battenti. Dietro le sue vetrine un po’ pazze lo stilista ha osservato i mille volti della sua città, perché, come dice lui stesso, «mi innamoro facilmente delle persone. Questa mia natura di bambino che guarda il mondo con l’occhio “tondo”, curioso, mi ha portato ad essere molto aperto. A me piaceva che il negozio non fosse solo il luogo del prodotto, ma anche il punto di incontro, dove la gente si trovasse come a casa propria: questo è stato il successo di Fiorucci».

Tutto è cominciato con un paio di galosce colorate nel 1962. Così è diventato famoso. Narra la leggenda che dopo seguirono i viaggi a Carnaby Street, con una valigia che veniva regolarmente stipata…
La prima volta che sono andato a Londra, era per far visita a mia sorella, che studiava a Cambridge. Invece mi fermai nella capitale, dove trovai tutte le meraviglie del momento. Ho scoperto Carnaby Street, la musica dei Beatles… Una rivoluzione pacifica che io sognavo da tempo. Me ne sono innamorato e l’ho portata qui.

Fu così che ha aperto il primo Fiorucci store, in Galleria Passerella?
Era il 1967. Chiamai ad aiutarmi una scultrice, anziché un architetto, Amalia Del Ponte. I negozi lì intorno si chiamavano “Principe di Galles” o “Duca d’Este”, e vendevano cose super classiche. Il mio negozio invece era tutto laccato bianco, con una scala blu fiordaliso, con magnifiche commesse in minigonna che sembravano delle modelle, e un impianto musicale ricopiato dalle prime discoteche: un’esplosione. Le shopping bag erano gonfiabili e si trasformavano in cuscini. All’inaugurazione la festa si riversò sulla strada. Ad un certo punto si è materializzato Adriano Celentano con la sua lunga auto americana, rosa, con sopra tutto il suo clan. Una festa incredibile, piena di ragazzi.

Erano i tempi della Swinging London: ma della Milano di quegli anni cosa ricorda?
Era una città bella, tranquilla e conservatrice. Non aveva la grinta della modernità: era tradizionale anche nell’abbigliamento. La moda londinese non era ancora arrivata, fatta eccezione per qualche foto sui giornali. L’apertura del nostro negozio ha fatto scattare un meccanismo di modernizzazione: prima si vendevano nei negozi separatamente solo scarpe o vestiti. Invece noi mescolavamo di tutto, compresa la musica. Abbiamo inventato il concept store, ed è piaciuta subito l’idea di trovare in un sol posto di tutto per un pubblico molto speciale.

Gli hippy lo individuarono come un punto di riferimento, dove trovare camicie indiane e montoni afghani. Chi erano i suoi clienti?
Ricordo che c’erano i cortei. Di destra o di sinistra, finiva sempre che i ragazzi entravano in negozio, perché respiravano un’aria “incuriosente”. Sentivano musiche sconosciute, perché le radio libere non c’erano ancora. Vedevano un tripudio di colori. Non capivano bene cos’ero: volevano a tutti i costi darmi una coloritura politica ma non riuscivano. C’erano pezzi pop, ma allo stesso tempo facevo delle campagne animaliste, assieme ai radicali.

Fiorucci, la rivoluzione in un "concept store"
Il grande stilista Elio Fiorucci, scomparso nella notte tra domenica 19 e lunedì 20 luglio
La fortuna internazionale di Fiorucci cominciò con il primo negozio aperto a Milano, in Galleria Passarella, nel 1967. Chiave del suo successo travolgente, oltre allo stile pop, coloratissimo e assolutamente innovativo per l'Italia di quegli anni, è anche nell'«invenzione» del «concept store»: nella storica bottega Fiorucci non si vendevano solo vestiti, ma anche scarpe, gadget, musica, perfino cibi e bevande. Tutti sgargianti.
La storica vetrina di Fiorucci a Milano negli anni Settanta
Keith Haring all'opera nello store Fiorucci (1984)
Visita la gallery
Come vestiva Milano a quel tempo? Cosa facevano gli hippies nostrani?
I ragazzi amavano gli abiti usati, che vendevano nei mercatini. La nostra rivoluzione è stata prendere delle divise militari e ridipingerle nelle pentole col superiride. Una divisa verde, triste, se diventa rosa shocking cambia. La moda è questo, nulla nasce da zero, si parte da qualcosa che esiste. Per esempio: ho fatto il fashion jeans, ma il jeans esisteva già. Volevo solo dei pantaloni da donna che valorizzassero il sedere, perché a me piacciono le forme femminili. Playboy ringraziò tanto e scrisse: «Benefattore della società»! Era il ’72, e le ragazze milanesi sognavano un abbigliamento più sexy. È stata una rivoluzione: impressionante quello che accadde con le minigonne, ne vendevamo duecento al giorno.

Nel ’74 arriva il secondo Fiorucci store, e in via Torino è una rivoluzione…
Aveva uno spazio teatrale e un ristorante che serviva per la prima volta in Italia gli hamburger, ma su piatti firmati Richard Ginori, come avevo visto nei ristoranti eleganti in America: era aperto tutta la notte, e le compagnie teatrali venivano lì. C’era una fontana che scendeva a cascata dal primo piano, c’erano delle palme. E nel primo piano c’era uno spazio dedicato ai ragazzi, che potevano venire a vendere gli abiti usati: una ventina di chioschi che affittavamo loro. Nel negozio di San Babila, intanto, passavano i grandi nomi. Era in una posizione strategica, perché tutte le case discografiche erano concentrate nei dintorni delle Messaggerie Musicali. Vennero tutti: Giorgio Gaber, Caterina Caselli, persino Brigitte Bardot e Mina. In quegli anni, Milano comincia ad attestarsi come città della moda.

Oltre a lei si affermano molti altri grandi nomi: Ottavio Missoni, Genny – dove lavora Gianni Versace –, Giorgio Armani. Che rapporti c’erano tra tutti voi?
Andavo spesso a mangiare a La Torre di Pisa, una specie di club in via Fiori Chiari, a Brera. Tutti i fotografi, le modelle e gli stilisti, da Missoni ad Armani, cenavano lì. Ci fermavamo a chiacchierare e così nascevano tanti progetti. Nel tempo libero frequentavo anche molti architetti: Ettore Sottssas, per me un maestro, Alessandro Mendini, Michele De Lucchi. Dall’amicizia con Sottsass e Andrea Branzi nacque l’Alfa Romeo Giulietta che disegnammo insieme.

Gli anni 80. Un’era d’oro, simboleggiata da Keith Haring, che nell’84 viene a decorare il suo negozio di Galleria Passerella. Cosa successe quella volta?
È stato bellissimo. Haring chiese consiglio a Andy Warhol, che gli disse con grande entusiasmo di venire. Lavorò per una notte e un giorno, trasformò il negozio in un’autentica opera d’arte.

Intanto a piazza San Babila comparivano i paninari e gli yuppies.
Ci si appassionava di volta in volta a un marchio e vedevi che tutti lo indossavano. Naj Oleari, El Charro, Uniform. Erano tornati di gran moda i prodotti “definitivi”, quelli considerati immortali, come i jeans Levi’s 501, le scarpe Timberland che noi avevamo venduto per primi, le polo Lacoste. È stato un periodo molto divertente: Milano era diventata la capitale della moda. Versace e Armani erano degli autentici divi, la città aveva un tale prestigio… Contemporaneamente c’è stata anche l’affermazione dei nostri architetti: diventavamo la capitale del design.

Nel ’90 lei ha venduto ai giapponesi il suo marchio. Poi Tangentopoli ha spento le luci sulla Milano da bere. Nel 2003 il Fiorucci store chiuse, la città lo salutò con grande malinconia. Pochi mesi dopo lei ha lanciato la sua nuova linea Love Therapy, dove reinterpreta alcune immagini pop ancora molto amate (i nani, il Piccolo Principe): cosa offre oggi al suo pubblico?
La gente mi ha sempre detto che amava il negozio Fiorucci perché era un posto dove ci si sentiva “amati”, dove c’era la musica, delle belle ragazze. Una terapia dell’amore. Oggi voglio continuare a dire che essere gentili è un dovere di tutti noi. Si possono fare le cose per amore.

E come vede la sua Milano – definitivamente città della moda – oggi? Cosa pensa di un evento importante come l’Expo?
Sono felice che la Moratti abbia ottenuto l’Expo, perché Milano se lo merita, perché è ancora una città ricca di creatività. L’ho scritto in un telegramma al sindaco: «Immagino come sia felice il suo cuore», perché lei tiene tantissimo alla città. Milano ha avuto due sindaci straordinari, lei e Albertini, perché hanno riportato in città la creatività. Oggi bisogna ancora essere ottimisti. Siamo sei miliardi di persone al mondo e io credo che ciascuna di queste persone stia facendo qualcosa per gli altri, per noi. Siamo fortunati.

Tags: elio fiorucciexpoMilanomoda
CondividiTwittaInviaInvia

Contenuti correlati

Due visitatori della fiera Wish for a baby a Milano

La fiera dove si vendono «bambini da sogno» è un incubo

22 Maggio 2023
Karima el Mahroug nello studio di Porta a porta, sullo sfondo una foto di Silvio Berlusconi

Altro che «sottigliezza»: Ruby ter ha leso «garanzie fondamentali» degli imputati

17 Maggio 2023
Universitari protestano davanti alla sede della Sapienza di Roma contro il "caro affitti", 9 maggio 2023 (Ansa)

È dura, ogni mattina, raggiungere l’università anziché la miniera

12 Maggio 2023
Giornalisti intorno alla studentessa Ilaria Lamera, in tenda davanti al Politecnico per protestare contro il caro affitti, Milano, 4 maggio 2023

«A Milano il caro affitti c’è, le soluzioni pure. Ma chi protesta cosa si aspetta?»

10 Maggio 2023
Fabio De Pasquale

Il pm non depositò prove chiave a discapito di Eni? Promosso

8 Maggio 2023

Milano celebra la maternità con “Unplanned”

8 Maggio 2023
Per commentare questo contenuto occorre effettuare l'accesso con le proprie credenziali.

Video

Eugenia Roccella
Video

“Una famiglia radicale”. Eugenia Roccella si racconta

Redazione
15 Maggio 2023

Altri video

Lettere al direttore

Un momento del voto per le elezioni amministrative nel seggio in Piazza del Collegio Romano, Roma, 05 giugno 2016.

Non è il “vento della destra”, è il vento della realtà

Peppino Zola
6 Giugno 2023

Read more

Scrivi a Tempi

I nostri blog

  • La preghiera del mattino
    La preghiera del mattino
    L’impossibilità di un macronismo italiano (al netto delle liti tra i capponi Renzi e Calenda)
    Lodovico Festa
  • Tentar (un giudizio) non nuoce
    Tentar (un giudizio) non nuoce
    Come invertire la rotta radical ambientalista dell’Unione Europea
    Raffaele Cattaneo
  • Memoria popolare
    Memoria popolare
    Così per tanti cattolici la fede ha smesso di comunicare con la politica
    A cura di Fondazione Europa Civiltà
  • Lettere al direttore
    Lettere al direttore
    Il mio battesimo nell’alluvione, tra piadine e fango
    Marianna Bighin
  • Il Deserto dei Tartari
    Il Deserto dei Tartari
    Gli innumerevoli tratti che dimostrano la parentela tra sinistra e fascismo
    Rodolfo Casadei

Foto

Foto

A cosa serve la scuola?

25 Maggio 2023
Foto

Il sistema dei media nel pensiero di Antonio Pilati

25 Maggio 2023
Un missile russo colpisce una casa a Odessa
Foto

L’impegno per un cessate il fuoco immediato

25 Maggio 2023
Marcello Pera, filosofo e senatore
Foto

Dialogo a Roma tra Pera e Camisasca (e sant’Agostino)

16 Maggio 2023
Foto

“Una famiglia radicale”. Presentazione del libro di Eugenia Roccella a Milano

11 Maggio 2023

Altre foto

Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994

Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241

Direttore responsabile
Emanuele Boffi

Editore
Contrattempi Società Cooperativa
Via Traù, 2 – 20159 Milano
[email protected]
C. F. / P. Iva 10139010960
Iscrizione ROC n. 30851

Redazione
Via Traù, 2 – 20159 Milano
+39 02.51829864
[email protected]

  • Chi siamo
  • Scrivi a Tempi
  • Iscriviti alla newsletter
  • Pubblicità
  • Privacy policy
  • Preferenze Privacy
  • Sfoglia Tempi digitale
  • Gestione abbonamento
  • Abbonati con carta di credito
  • Abbonati con bonifico/bollettino
  • Archivio storico

Copyright © Contrattempi Società Cooperativa. Tutti i diritti sono riservati | Contributi incassati nel 2022: euro 211.883,40. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • ACCEDI
  • Sfoglia Tempi
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2023
    • Maggio 2023
    • Aprile 2023
    • Marzo 2023
    • Febbraio 2023
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
    • Elly Schlein
    • Giorgia Meloni
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Scuola
    • Scuole paritarie
    • Educazione
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Cultura
    • Libri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Mutui
  • Società
    • Obiettivi di sviluppo sostenibile
    • Razzismo
    • Politicamente corretto
    • Lgbt
    • Sport
  • Spettacolo
    • Cinema
    • Tv
    • Musica
  • Tempi Media
    • News
    • I nostri blog
    • Video
    • Foto

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Add New Playlist