
A Natale fai un regalo intelligente, dona un libro. Ma non uno di questi
Natale è anche tempo di regali, e difficilmente non comparirà sotto l’albero almeno un libro. Che sia poi una scelta vincente o meno, è a discrezione del ricevente. Tuttavia, si può tracciare una linea di demarcazione fra testi-donabili e testi non-donabili. O almeno, questa è il punto di partenza con cui tempi.it ha voluto intervistare il giornalista e scrittore Paolo Bianchi, autore di Inchiostro antipatico.
Bianchi, quali libri non regalerebbe a Natale?
Tantissimi, si ha solo l’imbarazzo della scelta. Anzi, in questo caso, meglio parlare di “non-scelta”. Le faccio un esempio: tutte queste pagine sui vampiri – la saga di Twilight, per dire – non possono essere regalate a Natale. Sono quasi sempre cose inquietanti – se non si vuole chiamarle indegne o, ancora peggio, porcherie –. Io non le regalerei mai. Così come non regalerei la saga di E. L. James: Cinquanta sfumature di grigio, Cinquanta sfumature di rosso e Cinquanta sfumature di nero. Non sono libri adatti per la festa imminente. In generale, penso che tutto ciò che viene spacciato per commerciale non sia degno di essere donato. La commercializzazione di un testo mi distoglie dall’idea di un regalo che, invece, dovrebbe avere un qualcosa di intimo e di familiare.
In che senso?
Val la pena che si donino cose che hanno un’identità propria, un significato autentico. Per questo bisogna evitare di scegliere i testi che scelgono tutti, perché sono libri impersonali. Come tutti i libri da 9 euro e 90 centesimi: collane pedestri di libri rosa, romanzi confezionati in maniera sciatta che parlano di amore e sentimenti come fossero una materia facile. In realtà, sono pretesti un po’ stucchevoli, creati per fare cassa.
E che libri consiglierebbe?
Secondo me, a Natale, bisognerebbe riscoprire i grandi classici. Per esempio, Charles Dickens. Non La favola di Natale, ma David Copperfield o Oliver Twist. Non è una scelta limitata a un destinatario giovane, sia chiaro. Sono testi che valgono anche per gli adulti. Oppure il grandissimo Moby Dick di Herman Melville, una bellissima epopea americana. Che si ha tutto il tempo di leggere durante le vacanze invernali. O I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, un’opera che rimane. Se si prediligono i romanzi italiani, si prenda qualche testimone di lunga durata. Un Cesare Pavese è per me perfetto: un esempio di autenticità. Insomma, coi classici si va sul sicuro, e non si cade nel bieco consumismo.
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1 commento
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Si sbaglia cara Bassani….: dipende da editing e traduzione….!!!
Recentemente ho acquistato un’edizione economica delle “Affinità elettive” di Goethe….ho contato 100 errori tra cui diversi gravissimi. Non dico il nome del traduttore e dell’editore….per rispetto delle persone che lavorano in quella casa editrice ma non si può rovinare un capolavoro così.
L’editoria in Italia è in sfacelo….. mi dispiace dirlo ma mancano le persone con un curriculum di studi che fino agli anni ’60 rendevano le edizioni impeccabili e soprattutto ci sono troppi improvvisatori.
Un editore non è come un impresario edile….deve avere cultura (tanta) e senso estetico altrimenti combina solo guai…..
E glielo dice uno che di editoria e letteratura ne sa un pochino….