
Papa Francesco: «Il silenzio del sopportare la Croce non è un silenzio triste»
Papa Francesco, questa mattina, durante l’omelia alla Casa Santa Marta, ha parlato della gioia cristiana che non può essere intaccata nemmeno dalle umane tribolazioni, come si deduce dalle scritture. Parlando della prigionia e della persecuzione di Paolo e Sila, il pontefice ha spiegato che il compito del cristiano è «entrare in pazienza» sulla via indicata da Gesù. «Questo non vuol dire essere tristi – ha aggiunto papa Francesco -. No, no, è un’altra cosa! Questo vuol dire sopportare, portare sulle spalle il peso delle difficoltà, il peso delle contraddizioni, il peso delle tribolazioni. Questo atteggiamento cristiano di sopportare: entrare in pazienza. Quello che nella Bibbia si dice con una parola greca, ma tanto piena, la Hypomoné, sopportare nella vita il lavoro di tutti i giorni: le contraddizioni, le tribolazioni, tutto questo. Questi – Paolo e Sila – sopportano le tribolazioni, sopportano le umiliazioni: Gesù le ha sopportate, è entrato in pazienza. Questo è un processo – mi permetto la parola “un processo” – un processo di maturità cristiana, attraverso la strada della pazienza. Un processo da tempo, che non si fa da un giorno all’altro: si fa durante tutta la vita per venire alla maturità cristiana. È come il buon vino».
NON PER MASOCHISMO. I martiri, ha spiegato il Santo Padre, pur nella difficoltà della prova, «andavano al martirio» come a una «festa di nozze». Non per masochismo, ma perché convinti di essere «sulla strada di Gesù». «Quando vengono le difficoltà, anche arrivano tante tentazioni. Per esempio il lamento: “Ma guardi quel che mi viene”… un lamento. E un cristiano che continuamente si lamenta, tralascia di essere un buon cristiano: è il signore o la signora lamentela, no? Perché sempre si lamenta di tutto, no? Il silenzio nel sopportare, il silenzio nella pazienza. Quel silenzio di Gesù: Gesù nella sua Passione non ha parlato di più, soltanto due o tre parole necessarie… Ma anche non è un silenzio triste: il silenzio del sopportare la Croce non è un silenzio triste. È doloroso, tante volte molto doloroso, ma non è triste. Il cuore è in pace. Paolo e Sila pregavano in pace. Avevano dolori, perché si dice che poi il Signore del carcere ha lavato le piaghe – avevano piaghe – ma sopportavano in pace. Questo cammino di sopportare ci fa approfondire la pace cristiana, ci fa forti in Gesù».
GIOVINEZZA. Questo «andare in pazienza – ha aggiunto papa Francesco -, rinnova la nostra giovinezza e ci fa più giovani»: «Il paziente è quello che, alla lunga, è più giovane! Pensiamo a quegli anziani e anziane nella casa del riposo, a quelli che hanno sopportato tanto nella vita. Guardiamo gli occhi, occhi giovani, hanno uno spirito giovane e una rinnovata giovinezza. E a questo ci invita il Signore: a questa rinnovata giovinezza pasquale per il cammino dell’amore, della pazienza, del sopportare le tribolazioni e anche di sopportarci l’uno l’altro. Perché questo dobbiamo farlo anche con carità e con amore, perché se io devo sopportare te, sono sicuro che tu mi sopporti a me e così andiamo avanti nel cammino della strada di Gesù. Chiediamo al Signore la grazia di questo sopportare cristiano che ci dà la pace, di questo sopportare col cuore, di questo sopportare gioioso per diventare sempre più giovani, come il buon vino: più giovani con questa rinnovata gioventù pasquale dello spirito».
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2 commenti
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Io sono sicuro che tra questi santi a cui si riferisce Papa Francesco vi sono i suoi nonni e tutti gli altri che hanno sacrificato la loro vita per il bene degli altri. tutti siamo chiamati alla santità,anche lei , questo è quello che il cuore di Dio desidera .Certo,come dice lei, è difficilissimo camminare sulla strada che porta alla santità. Con la sola nostra forza è impossibile, ma se chiediamo allo Spirito Santo la forza per combattere quelle forze che ci ostacolano, che ci scoraggiano,che ci rendono tristi, tutto diventa più facile.Gesù disse “senza di me non potete fare nulla”,questa è la sacra e santa verità.Lei non pensa che tutte queste persone che lei ha citato,durante le loro battaglie quotidiane non hanno alzato gli occhi al cielo e chiesto aiuto a Dio? La ricompensa che hanno ricevuto da Dio è la santità, un dono che solo Lui può dare ed è eterno.Le auguro tanta gioia e tanta pace nel suo cuore ,non come la dà il mondo ma come la dà Dio che è il Padre di tutti noi.Come può, questo nostro Padre Speciale ,non aiutarci quando glielo chiediamo?
il papa ci richiama agli esempi dei santi. cercare di vivere la vita come loro è difficilissimo e la cosa che più mi rammento è l’esempio della vita dei miei nonni e degli altri della loro generazione. hanno vissuto gli anni della seconda guerra mondiale e quelli della ricostruzione. poco studio e molto lavoro. si sono spaccati la schiena per le loro famiglie e la “ricompensa” è stata una condizione di vita migliore per i loro figli. quando sento il papa dire queste cose ecco cosa mi viene in mente. mandare a fanculo una persona che mi riporta l’esempio di persone così straordinarie fa veramente schifo.