«Per noi l’università è un posto da costruire, non un luogo di passaggio»

Di Giuseppe Beltrame
12 Giugno 2025
Le elezioni per il "parlamentino" degli universitari caratterizzate da bassa affluenza e polarizzazione partitica. «Vogliamo difendere la libertà di tutti». Intervista al presidente del Clds Michele Costanzi
Università Statale di Milano
Università Statale di Milano

«Il nostro slancio è rivolto allo sviluppo di una presenza responsabile, capace di difendere spazi di autentica libertà, generare cultura e formare individui critici, consapevoli e liberi». Recita così la frase finale del comunicato reso pubblico da Coordinamento Liste per il diritto allo studio (Clds) – Obiettivo studenti (Os) intitolato “Oltre i numeri, relazioni autentiche: il Clds difende e rilancia la rappresentanza dal basso”.

Michele Costanzi, da pochi giorni presidente di Clds, commenta con Tempi i risultati delle elezioni appena concluse per il rinnovamento del Consiglio nazionale degli studenti universitari (Cnsu). Il Coordinamento mantiene il primato nella Circoscrizione Nord Ovest e la seconda posizione nel Nord Est, eleggendo nel gruppo consiliare Luigi Biondini (Statale di Milano), Francesco Carnevale Maffè (Università Cattolica di Milano) e Nicolò Francesco Righi (Università di Bologna), forte anche delle tante nuove liste nate negli ultimi mesi a Udine, Venezia, Genova, Pisa, Messina e Cosenza.

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Sempre più ideologia

Elezioni sempre più ideologicizzate, istituzioni assenti o addirittura avverse, affluenza in calo (siamo al 6 per cento). Sono questi i problemi segnalati dal documento sulle votazioni che portano a Roma i trenta componenti del Cnsu, il “parlamentino” degli universitari, l’unico organo studentesco in diretto contatto con il ministro dell’Università e della ricerca, la forzista Anna Maria Bernini.

«Da anni in università, soprattutto nelle elezioni nazionali per il Cnsu, si sta radicando la presenza di gruppi e liste fortemente ideologiche, legate a partiti o sindacati», ci spiega Costanzi. La conseguenza è una forte polarizzazione del voto, che assume la connotazione di una decisione partitica più che di una scelta figlia di una reale valutazione delle idee proposte dalle liste in gioco. «Per noi ogni voto ricevuto è invece il frutto di relazioni autentiche, costruite persona per persona, tra amici, compagni di corso e studenti incontrati in campagna elettorale», aggiunge.

Episodi violenti

Un voto ideologico porta inevitabilmente all’impoverimento o addirittura all’azzeramento del dialogo con le istituzioni, considerate per partito preso come «nemiche o amiche» degli studenti a seconda del loro orientamento politico. «La tendenza degli ultimi anni ha mostrato i suoi limiti nelle scelte della maggioranza del Cnsu a marchio Udu (lista vicina alla Cgil, ndr) in particolare sui temi più urgenti, come il test di medicina. Se si finisce per chiudere le orecchie e gridare non si può neanche cominciare un dialogo. Anche noi siamo contrari a molti aspetti della riforma, ma partire da un punto di vista più libero e di dialogo sarebbe di certo stato più proficuo per tutti. Ora ci troviamo invece al punto di partenza». Secondo il documento del Clds l’intolleranza di queste liste nel periodo elettorale «ha intaccato la stessa possibilità degli studenti di partecipare liberamente. E ha reso più difficile per le liste moderate e realmente rappresentative della pluralità studentesca di esprimersi appieno».

Nei mesi precedenti alla campagna non sono poi mancati episodi di distruzione del materiale elettorale, minacce e veri e propri pestaggi. «Solo a titolo di esempio, negli spazi dell’Università Statale di Milano durante l’Acampada di protesta per il caro affitti, alcuni studenti occupanti si sono scontrati con altri volontari di Lotta Comunista e ancora oggi abbiamo negli occhi l’interruzione con la violenza della conferenza del 26 novembre “Accogliere la vita, storie di libere scelte” da parte di alcuni gruppi di sinistra tra cui figuravano Studenti indipendenti Statale, Udu, Rebelot e Cambiare Rotta» aggiunge Costanzi.

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Assenza delle istituzioni

Ulteriore problema è costituito dalla mancanza di collaborazione delle istituzioni, che non aiutano a sensibilizzare gli studenti sulle votazioni e anzi spesso ostacolano la stessa campagna elettorale, «privilegiando un’idea di presunto decoro rispetto al legittimo desiderio degli studenti di partecipare attivamente alla vita universitaria».

Il Ministero ha ridotto da tre a due i giorni del voto. In questo modo si riduce notevolmente il tempo per informare gli studenti delle elezioni in atto, attività fondamentale per aumentare l’affluenza. «Queste scelte si ritorcono contro le stesse istituzioni – spiega Costanzi – che nel Cnsu si trovano a scontrarsi con l’ideologia di rappresentanti che non hanno intenzione di instaurare alcun dialogo».

La situazione è peggiorata dalle decisioni dei singoli atenei. «Solo per fare due esempi, la rettrice del Politecnico di Milano ha impedito di invitare le persone al voto nei due giorni dell’elezione e all’Università Statale è stata vietata l’affissione di manifesti elettorali sui muri degli spazi universitari, contribuendo così a far passare sotto traccia l’elezione».

Un luogo da costruire

«Le elezioni ci invitano a dare un giudizio su cosa ci interessa veramente e, allo stesso tempo, su cosa possiamo fare concretamente per migliorare il luogo in cui ci troviamo. Da qui nasce il desiderio di condividere le nostre idee con chi ci sta intorno per accendere anche in loro un interesse e alimentare il confronto. L’occasione ci permette di incontrare persone con i loro problemi, le loro visioni diverse e anche il loro disinteresse».

Per questo vengono allestiti banchetti in giro per gli atri e i luoghi più frequentati dagli universitari di tutta Italia, che poi proseguono durante l’anno con le proposte della lista, dall’aiuto allo studio alla partecipazione attiva in tutti gli organi in cui i candidati sono coinvolti, fino alle mostre e agli eventi culturali.

«C’è estremo bisogno di questa presenza in università: solo il sei per cento degli studenti ha votato, il rischio per molti è considerare il sistema universitario come un distributore di servizi e non come un luogo in cui si può crescere e abitare. Troppo spesso l’università non è “A place to build” (“Un luogo da costruire”, come recitava il motto della campagna di Os), ma un luogo di passaggio. Noi siamo felici di accogliere chiunque abbia intenzione di impegnarsi seriamente in università, spendendosi per gli altri senza pregiudizi. Anche in questa campagna ci siamo resi conto che solo questa posizione può renderci così contenti di fare rappresentanza».

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