Libia, Frattini: «Comando alla Nato o ci riprendiamo le basi». Francia: no – Rassegna stampa/3

Di Redazione
22 Marzo 2011
L’Italia chiede che il comando militare della guerra in Libia passi alla Nato. Franco Frattini minaccia di riprendersi le basi e istituire un comando nazionale separato. Usa e Gran Bretagna d'accordo con l’Italia. Diplomatico: Parigi ha violato i patti con «bombardamenti anarchici», le ragioni umanitarie non c'entrano nulla

Al terzo giorno della guerra in Libia, si complica la situazione all’interno dell’alleanza, con una spaccatura tra Francia e Italia. Ieri sera il presidente del consiglio Silvio Berlusconi ha chiesto che il comando delle operazioni militari sia affidato alla Nato. Franco Frattini, ministro degli Esteri, ha ripreso il concetto: «O il comando passa alla Nato o ci riprendiamo le basi». Questa soluzione potrebbe portare a un comando nazionale separato.

La richiesta italiana ha trovato l’appoggio di Barack Obama, che ha assicurato «nel giro di giorni» un coordinamento della Nato delle operazioni libiche. Anche la Gran Bretagna, finora sempre vicina alle posizioni francesi, ha sostenuto ieri il passaggio alla Nato. La Francia tuttavia non ne vuol sapere di trasferire il comando alla Nato e spinge per mantenere la guida della missione.

Per il ministro degli Esteri francese Juppé, l’alibi è la Lega araba, che «non vuole che l’operazione sia piazzata sotto la responsabilità della Nato». L’obiettivo di Parigi è una nuova Libia. Secondo Juppé, i bombardamenti porteranno «all’indebolimento del regime, che si spaccherà. Una volta che il periodo di intervento militare sarà ben avanzato, pensiamo di riunire i diversi partner per definire una soluzione politica»” (Il Foglio, p. 1).

“I problemi sarebbero cominciati già sabato, nel primo giorno di bombardamenti. Secondo fonti de Il Foglio, la Francia avrebbe violato un patto che prevedeva di aspettare ancora qualche ora prima di lanciare l’attacco. Nicolas Sarkozy ha «telecomandato un’escalation pericolosa» con «bombardamenti anarchici», dice un diplomatico di un grande paese europeo. L’iniziativa «è stata tanto veloce perché rispondeva all’agenda politica di una sola capitale, Parigi. E le ragioni umanitarie non c’entrano nulla. […] La Germania ha pesantemente criticato Parigi per aver forzato la mano del Consiglio di sicurezza dell’Onu e accelerato un intervento troppo rischioso” (Il Foglio, p. 1).

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.