

Il rock approda nella storica Università commerciale Luigi Bocconi di Milano, tempio dell’economia e della finanza. A salire in cattedra quest’anno, per all’interno del progetto Sapere a tutto campo, Gianni Sibilla, direttore Master in Comunicazione Musicale Università Cattolica e giornalista di Rockol.it.
Si sarà stupito nel ricevere la chiamata della Bocconi
Già da anni l’università Bocconi propone ai suoi studenti alcuni corsi interdisciplinari per arricchire la loro preparazione. Credo sia un’ottima idea e quest’anno è toccato al rock, assieme al fumetto, all’astrofisica e altre materie interessanti. Penso che per i ragazzi sia una bella occasione per ampliare la loro conoscenza, seguendo l’esempio dei grandi atenei americani. La cultura è una cosa mobile, fluida e dinamica, non servono solo conoscenze tecniche, sapere e saper fare è importante in eguale misura.
Di cosa si parlerà nel suo corso di “Storia sociale della musica pop e rock” che prenderà il via il prossimo 4 ottobre?
Sarà un lungo excursus storico dal rock di Elvis Presley alle innovazioni tecnologiche di Steve Jobs, tenendo conto non soltanto degli avvenimenti e dei personaggi ma anche dei media e del rapporto con la società. Perché non è possibile separare gli eventi e i personaggi della musica dall’effetto che hanno avuto sulla gente e dagli strumenti che hanno utilizzato per arrivare al pubblico, dalla televisione, al videoclip, fino ad arrivare agli ultimi anni, con l’avvento del digitale.
Perché è importante studiare la storia del rock in università?
Perché l’università non è un lavorificio, anche se la componente di formazione professionale è ovviamente fondamentale. Nel mondo del lavoro non servono solo le nozioni, serve avere una cultura a tutto campo, appunto. Conoscere uno dei più importanti ambiti culturali degli ultimi 50 anni ti può certamente ampliare la visione. La musica è un territorio di grandi sperimentazioni sociali, economiche, culturali che hanno avuto ripercussioni anche in altri ambiti.
Nel suo corso si parlerà anche di Beatles e in questi giorni si sono aperti i festeggiamenti per i 50 anni dall’uscita del loro primo singolo. Un anniversario importante.
Sicuramente significativo. I Beatles sono il gruppo più popolare – a livello sia qualitativo sia quantitativo – della storia della musica contemporanea, di cui hanno cambiato il corso. Il segno che hanno lasciato i Beatles culturalmente e musicalmente è ancora presente nella musica che ascoltiamo oggi. Molte band di questi ultimi anni hanno un debito enorme con il quartetto di Liverpool. Senza contare che la discografica di Lennon & co. è attualissima ancora adesso.
Perché i Beatles hanno avuto un successo planetario e duraturo nel tempo, anche dopo il loro scioglimento?
Innanzitutto avevano capito che scrivere pezzi originali era più interessante che fare cover, come si usava spesso allora, sia in termini creativi sia in termini economici. E poi erano davvero originali, cambiavano in continuazione, hanno sperimentato moltissime strade, in un periodo in cui molti terreni erano ancora inesplorati. Basti pensare alla quantità di idee e di innovazioni in Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band
Quando si parla di Beatles due sono le immagini che tornano alla mente, la loro presunta rivalità con i Rolling Stones e il fanatismo dei loro seguaci.
Le contrapposizioni funzionano bene in termine giornalistico, perché permettono di raccontare facilmente delle storie. Ce ne sono tantissime: Beatles contro Rolling Stones, Blur vs Oasis, Vasco vs Ligabue. Ma chiedere a una persona se preferisce i Beatles o i Rolling Stones è come chiedergli se vuole più bene alla mamma o al papà. Non c’è una risposta giusta. Per quanto riguarda il fanatismo invece, trovo che abbia toccato livelli altissimi con la band di Liverpool, ma c’è sempre stato, pensiamo a Elvis per il rock o ai loggionisti che vanno alla Scala e protestano a ogni prima, veri fanatici dell’opera. Oggi ci sono tantissime fan di Justin Bieber e dei One Direction che farebbero carte false per incontrarli.
Quale disco consiglierebbe a chi volesse avvicinarsi ai Beatles?
Una domanda troppo difficile, non posso consigliare un album, bisognerebbe ascoltarli tutti. Il mio preferito è sicuramente Stg’s Pepper, quello a cui sono legato personalmente e che ha il tasso di sperimentazione più elevato, ma varrebbe la pena conoscere l’intera discografia.
Cosa risponde a chi si ostina a pensare che dopo i Beatles la musica sia morta?
La retromania è un fenomeno interessante, che affronterò anche nel mio corso. A fan della musica del passato rispondo che oggi è sicuramente più difficile sperimentare ma dopo i Beatles c’è stata e ci sarà ancora ottima musica.
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In soli 10 anni i Beatles hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica. Ma chi glielo dice ad Albano che può bastare così?