«La questione ucraina non è esplosa per colpa della Russia ma è una conseguenza dei tentativi degli Stati Uniti e dei loro alleati occidentali che si ritengono “vincitori” della Guerra fredda di espandere dappertutto la loro volontà». Difficile dare torto al pur “inqualificabile” Putin. Ma come dice Camile Paglia, sono le “meschine” e “arroganti” élite della sinistra che con loro ottusità ideologica stanno sospingendo il mondo verso la rovina. Infatti, se la bandiera nera dei tagliatori di teste vuole imporre l’inferno sulla terra, i liberal vogliono imporre il paradiso con la loro idea di sicurezza; con la loro religione politicamente corretta (magari un pochino limata se c’è di mezzo il monarca che finanzia il jihad ma è anche quotato a Wall Street); con la loro idea di matrimonio da Corte suprema (a proposito, ci voleva una sentenza della nostra Alta Corte per dire che nemmeno Hillary Clinton può obbligare l’Italia ad approvare le nozze gay?); con la loro idea di vita incatenata alla tecnoscienza, coi “diritti umani” secondo Harvard, coi genitori A e B di Planned Parenthood, con il colonialismo del gender.
La Russia, in particolare, dopo essere stata accerchiata dalla Lituania all’Uzbekistan di basi Nato, jihadisti, commerci di droga, pornografia, “diritti riproduttivi”, “filantropi” alla Soros e governi che stanno in piedi solo in grazia dei soldi occidentali, ha dovuto subire anche le provocazioni (vedi olimpiadi di Sochi) dell’internazionale Lgbt supportata dalla Casa Bianca. Infine ha dovuto incassare il colpo di Stato a Kiev che ha spostato l’Ucraina sotto l’ombrello Nato. (È un fatto, c’era all’epoca un presidente sì filorusso, ma eletto democraticamente, il cosiddetto “Euromaidan” l’ha defenestrato col supporto di Stati Uniti ed Europa: ricordarlo non significa disprezzo per la libertà, significa piangere su quella piazza, pacifica e democratica, usata per calcolo e scontro imperiali).
Insomma, complici la recessione e il niente politico europeo, un errore dopo l’altro (dal sostegno ai Fratelli Musulmani nelle “primavere arabe” all’appoggio del jihad in Siria – di lì è partito l’Isis, non dimentichiamolo), Obama è riuscito anche nel Vecchio Continente a dividere e a imperare, sospingendo l’Orso russo verso est (Cina) con le sanzioni; e, sempre grazie alla crisi ucraina, provocandolo a tirar fuori gli artigli verso ovest (Europa).
Eppure in epoca Bush la Russia di Putin è stata alleata dell’Occidente contro il terrorismo. Pagando per questa sua scelta il prezzo altissimo delle stragi a Mosca e le offensive jihadiste entro i suoi confini.
Adesso, a causa di questa politica obamiana condotta su tutti i fronti per indebolire tutte le parti in causa e per non sposare nessuna causa (tant’è che al Califfato ha fatto più male un weekend di raid dell’aviazione giordana che mesi di droni americani), nella crisi del Donbass non sembrano purtroppo emergere che due soluzioni: la partizione di fatto, anche se non dichiarata, dell’Ucraina. O la guerra in Europa.
Obama foto da Shutterstock