«Mio fratello è padre di mio figlio e a noi tutti sembra una cosa davvero normale»

Di Benedetta Frigerio
19 Febbraio 2015
A rivelare questa «storia normale» è stata l'ultracinquantenne Mary Portas, la consulente di moda famosa in Gran Bretagna con il nome di “Queen of shops” e sposata con un'altra donna

mary-portas-shutterstock_90748739Voleva tanto un figlio che le somigliasse, ma essendo sposata con un’altra donna non sapeva come ottenere un bambino che avesse entrambi i corredi genetici. Poi però ha trovato un modo, chiedendo al fratello (che ha generosamente accettato) di donare lo sperma alla moglie.

LO ZIO È IL PADRE. A rivelare questa «storia normale» è stata l’ultracinquantenne Mary Portas (foto a fianco), la consulente di moda famosa in Gran Bretagna con il nome di “Queen of shops”, fra le prime a convertire in matrimonio a dicembre l’unione civile contratta nel 2010 con la giornalista quarantenne Melanie Rickey dopo la legalizzazione delle nozze gay. «È incredibile – ha spiegato Portas al Times –. Ora, quando guardo Horatio, vedo un completo mix fra me e Mel». Horatio è figlio di Portas, è nato due anni fa grazie alla fecondazione eterologa e, come rivelato solo pochi giorni fa, suo zio, cioè il fratello di Portas, è anche suo padre.

MAMA E MUMMY. Tutto era cominciato da un desiderio di Portas che sembrava irrealizzabile, finché suo fratello Lawrence Newton, 52 anni, non ha accettato di aiutarla ad avvicinarsi all’impossibile. Per Portas, i cui genitori morirono quando era piccola, il fratello è stato davvero altruista: «[La nascita di Horatio è stata] molto emozionante. Io e [Lawrence] siamo usciti fuori al sole tenendolo in braccio. Mi ricordo che stavamo girando dietro l’ospedale e io gli dissi “Grazie!” e lui rispose “È un piacere” e ci abbracciammo». Per Horatio, Portas è ufficialmente “mama”, Rickey è “mummy” e Newton è “daddy”, nonché zio.

«A NOI SEMBRA NORMALE». All’inizio la coppia aveva tenuto nascosta l’identità del padre del bambino, poi l’ha rivelata solo per un motivo: «Noi abbiamo semplicemente condiviso qualcosa che, a noi tutti come famiglia, sembra davvero normale. E se questo può servire a ispirare la gente o a farla pensare in modo diverso o a far cambiare loro la percezione di che cosa è “normale”, questo può essere solo positivo», ha dichiarato al Guardian Rickey. Sottolineando che «sappiamo di altre coppie di donne gay che sono riuscite ad avere un figlio in questo modo… È splendido vedere i tratti familiari di entrambe venire fuori».

«LA GENTE IMPARI». Secondo Geetha Venkat, direttrice del centro di fecondazione artificiale Harley Street di Londra, seguendo l’esempio della consulente di moda e di Lawrence, il numero delle coppie interessate alla donazione di gameti di un parente crescerà significativamente, perché non è ancora «una pratica così comune, ma sono favorevole e penso che la gente possa imparare da Mary Portas».

@frigeriobenedet

Foto Mary Portas da Shutterstock

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20 commenti

  1. Anna

    Appunto , lo dice pure nell’intrvista , la Portas”a noi SEMBRA normale …” !! Qualche dubbio lo ha pure lei su quanto abnormale e folle sia quello che ha fatto. Mi spiace tantissimo per il bambino .

  2. Filippo81

    Ma quanto siete normali, Mrs Portas e familiari ! Cercate di essere un po’ più “trasgressivi”,,,,,, ah ah ah

  3. Grillo Parlante

    E intanto è uscito l’ennesimo studio peer-review che conferma che i minori che vivono in famiglie cosiddette omoparentali hanno più del doppio dei problemi emotivi rispetto a quelli che vivono in famiglie tradizionali.
    A chi interessa basta cercare “studio Sullins” sul web, evitando naturalmente le reazioni scomposte, che arrivano persino alla negazione dell’evidenza dei fatti, messe in atto dalla propaganda ideologica lgbt

    1. Saint-Juste

      Strano che GIOVANNA (o un TO_NI, un NINO, FILOMENA, MAURIZIO, STOPPANI, RAIDER, o EQUESFIDUS e tanti altri ancora non siano ancora intervenuti con un commento…Di solito questi temi gli stanno molto a cuore

      1. Su Connottu

        Di che ti lamenti? Così tu hai maggiore spazio per esprimerti e io perdo meno tempo per trovare le barzellette. E se ti procurassi un avatar adatto (stanlio e ollio, ridolini ecc.) mi renderesti la ricerca ancora più veloce.

      2. To_Ni

        Saint Just
        e pensare che aspettavo un tuo bel commento.
        Stare “a cuore” è eccessivo, mi sono abituato all’idea che accettata una logica tutto è ovvio.
        Trovo pure che queste cose sono solo l’inizio. Io mi aspetto, su questa scia, solo di peggio convinto come sono che il futuro, in base alle scelte fatte, è già in potenza oggi.
        Per dirla tutta, riguardo al futuro, non mi possono meravigliare neppure matrimoni con le bestie (ed anche cose anche più degradanti). Ed i signori che hai citato tu (ovviamente la Filo, Nino) , quelli che difendono i diritti civili inventati al momento, caldi caldi, , sono talmente asserviti al potere/cultura dominante saranno sempre qui a difendere ogni obbrobrio con frasi le solite tiritere

        1. Saint-Juste

          Vieni con me in Africa, l’ultima frontiera della liberta’ e della sanita’ mentale. Almeno la un uomo e’ uomo e la donna e’ donna. Per il resto, e’ solo questione di tempo, faranno tutte quelle cose (diritti civili) anche in Italia

          1. Raider

            Ero troppo occupato a fare altre cose, oltre a risponderle sull’immigrazione, Saint-Juste. A volte, leggere quello che scrivono gli amici che lei ha nominato – Giovanna, Toni, Giannino Stoppani, Cisco, Maurizio e tanti altri – mi basta, mi riconosco nelle cose che scrivono, mi piace l’ironia che ci mettono e che, di solito, non c’è dall’altra parte, definiamola così. Le spiegazioni per questa carenza di humour possono essere tante, ma la più probabile è che non deve essere facile difendere donne che degradano così un uomo solo perché sono lesbiche, da padre a zio, un titolo “onorifico” di cui l’insignito si sente profondamente lusingato, povero animale domestico da riproduzione; o a due maschi trasformare una donna, pagata o per scarso rispetto di se stessa, in una incubatrice biologica. Come non deve essere facile né divertente difendere istituzioni che licenziano cristiani (e solo loro), per la fede che professano o per le cause in nome di cui protestano fuori dell’orario di lavoro o per i crocifissi che portano addosso nelle ore in cui sono in servizio.
            Peggio ancora è attaccare sciacalleggiando gente che viene uccisa, cristiani – la pietà per yazidi e sciiti e sabei è scontata e incondizionata -, siano pure donne, donne incinte, bambini, vecchi che non hanno neppure la forza di scappare né di reagire se li gettano in una fornace, se li bruciano vivi, li decapitano, gli sparano un colpo alla nuca, li crocifiggono: dirgli che se la sono voluta, che facevano bene a convertirsi, cosa così facile come per un omosessuale iracheno o cisgiordano diventare etero se non vuole farsi gettare dall’alto di un palazzo per essere finito a sassate dalla stessa gente che ha appena finito di lapidare un’adultera e dopo, farà lo stesso con i soliti cristiani, che – sì,ancora loro! – vogliono finire sugli ‘altari laici’ dei giornali senza più la pelle addosso: facile come sarebbe per questi fan del mainstream rinnegare le loro idee, se dessero a loro, come non l’hanno data ai dissennati e blasfemi vignettisti dello Jyllands-Posten e di Charlie Hebdo, la possibilità di scegliere.
            Quindi, grazie, grazie agli amici che lei ha nominato e anche a quelli che non ha nominato, Saint-Juste, grazie a loro. Se lo meritano. E non solo da parte mia.

    2. Ape

      Lo Studio Sullins 🙂 al di là del fatto che Donald Paul Sullins è un prete cattolico, professore di sociologiua alla Catholic University of America, affiliato al Marriage and Religion Research Institute (un progetto del Family Research Councisl) e membro dei Cavalieri di Colombo (i cui ingenti investimenti, valutati in milioni di dollari, per contrastare il matrimonio omosessuale sono noti) potrebbe in effetti sembrare leggermente di parte, non è uno studio sulle famiglie omogenitoriali e sui loro figli!

      1. To_Ni

        🙂 Si lo sappiamo, adesso inizierà una campagna di demolizione, demonizzazione ecc. Vi siete scatenati per la pubblicità della pasta figuriamoci per uno studio. Terra bruciata. Certo, i studi seri sono solo quelli fatti dalla Dr.ssa Patterson (per esempio… ma se ne possono fare altri) , che non è cattolica ma è lesbica ( ma così va bene …. non è sicuramente “leggermente di parte”) il metodo delle interviste semi strutturate a “volontari” (ma guarda quanto sono bravi … prendere come dato solo gli entusiasti), i campioni di popolazione limitati , il raffronto tra figli di coppie gay e figli cresciuti con un solo genitori (ci si chiede il perché?).

        1. filomena

          Posto che si prenda per vere le informazioni sia di uno studio che dell’altro, perché mai uno dovrebbe essere piú credibile uno dell’altro? Sono entrambi di parte, prendiamoli per quello che sono ma ad entrambi diamo la stessa credibilità

          1. To_Ni

            Su uno studio conta il metodo che si applica. Questo ci dice qualcosa sulla credibilità. Per me il problema non è che la Patterson è lesbica ma ho da ridire se lei, o altri come lei, adottano criteri misurati a dimostrare quello che “vogliono” come vero. Per es. qual è lo scopo di un raffronto tra figli di genitori gay (adottati) con figli cresciuti con un solo genitori? Per me è dimostrare che la penuria di quest’ultimi giustifica e legittima l’altra. E che sono due situazione patologiche.

          2. To_Ni

            ….E che sono due situazione patologiche passa in second’ordine.

        2. Ape

          Io non ho detto che lo studio non è valido (anche se posso sospettare che sia di parte, influenzato dalla lobby cattolica così come altri studi possono influenzati dalla lobby gay). Ho solo affermato che è uno studio che non è relativo alle famiglie omogenitoriali ed i loro figli.

          1. Grillo Parlante

            Dal quotidiano “La Croce” incollo una parte dell’articolo “In difesa dello studio Sullins” di Renzo Puccetti e Giuliano Guzzo
            “L’autore della ricerca, Donald Paul Sullins, ha utilizzato come campione il National Health Interview Survey (NHIS), un dataset che con le sue 75.000-100.000 interviste all’anno condotte su un campione rappresentativo di famiglie, costituisce una delle fonti primarie d’informazioni sulla salute degli americani. Per ciascuna famiglia intervistata viene scelto in modo casuale un figlio riguardo al quale gli adulti sono invitati a fornire le informazioni richieste. In questo studio sono state esaminate le risposte ottenute in 17 anni (1997-2013) da 1.390.999 adulti che hanno fornito informazioni su loro stessi e su 207.007 minori. La metodologia dello studio ha consentito di identificare 2.751 coppie dello stesso sesso (2,304 conviventi e 447 sposate; 1.387 maschili e 1.384 femminili. Tra queste, 582 coppie (406 femminili e 176 maschili) avevano dei figli minorenni a casa, per un totale di 512 bambini e ragazzi che vivevano in case dove gli adulti erano legati da vincoli omosessuali. È stata esplorata la presenza di eventuali problemi emotivi, comportamentali o relazionali attraverso l’uso combinato di due procedure distinte. Le variabili di cui è stato tenuto conto sono state il sesso, l’età, la razza dei bambini, la scolarità dei genitori, il reddito familiare, eventuali episodi di bullismo di cui sono stati vittime negli ultimi sei mesi, la proprietà o meno della casa, la presenza di disturbi mentali tra i genitori. I risultati del lavoro di Sullins mostrano che la probabilità di problemi psicologici risulta due-tre volte maggiore tra i bambini e i ragazzi che vivono con genitori omosessuali; 8 dei 12 parametri psicometrici indagati sono risultati deteriorati. Il disturbo da deficit di attenzione ed iperattività (ADHD) mostrava incidenza più che doppia, i disturbi dell’apprendimento erano più frequenti del 76%, i medici di medicina generale erano stati interpellati per problemi psichici dei minori con una frequenza due volte e mezzo più elevata. La proprietà o meno della casa, gli episodi di bullismo e la presenza di seri disturbi mentali tra i genitori risultavano incrementare il rischio di problemi emotivi e comportamentali tra i figli di coppie gay, mentre i legami biologici tra minore ed adulti sono risultati l’elemento preponderante nella spiegazione delle differenze tra minori in coppie etero od omosessuali. Tra i figli biologici di coppie eterosessuali sposate l’incidenza di disturbi psico-affettivi è infatti risultata del 4,3% contro il 7,1% dei figli dell’intero gruppo di genitori eterosessuali e il 14,9% dei minori che vivono con adulti omosessuali, tra cui “non c’è corrispondente gruppo di bambini con un livello parimenti basso di problemi emotivi”, quindi anche quelli che vivono con omosessuali sposati. Contrariamente a quanto da qualcuno già messo in giro, i figli con genitori dello stesso sesso risultavano infatti avere maggiori problemi non solo dei figli con genitori eterosessuali sposati, ma anche di quelli adottivi, conviventi e persino single (triplo considerando i cofattori e del 50% maggiore inserendo i legami biologici, a indicazione, secondo il professor Sullins, che la struttura familiare è significativa nella misura in cui essa riflette principalmente i legami biologici).”

  4. Andrea UDT

    Modern Family è una sitcom americana di successo trasmessa anche su MTV in italia: gay frendly, arcobaleno frendly.

    in una puntata Mitchell Pritchett, sposato con Cameron Tucker, (coppia omo) già “padri” adottivi di Lily, una sera si ubriacano in compagnia di Claire Pritchett-Dunphy (sorella di Mitchell) e Phil Dunphy, marito di Claire.

    La coppia omo desidera un figlio con il loro corredo genetico: quindi Cameron propone alla “cognata” di essere madre surrogata usando il suo seme.

    Così il figlio avrà il corredo genetico di Mitchell (la madre surrogata è la sorella di michell) e quello del suo compagno omo che ci mette il seme.

    Nella finzione filmica gay frendly le due coppie, passata la sbornia, si rendono conto (perfino loro, dipinti come “arcobaleno”) di quale enorme sciocchezza sia.

    Nella realtà si passa oltre, dritti con passo sicuro verso l’egoismo totale che non vuole nemmeno prendere in considerazione quanto incasinato potrebbe crescere quel figlio.

    http://it.wikipedia.org/wiki/Episodi_di_Modern_Family_%28terza_stagione%29#La_madre_surrogata

    1. yoyo

      Guarda un po te che porcate fanno vedere ai ragazzi.

      1. Andrea UDT

        Il titolo originale nella finzione flimica è

        “Aunt Mommy”, zia mammina.

        nella realtà siamo a

        “Aunt daddy”, zio papino.

        Con l’aggiunta che il sig Newton Portas ha già dei figli, quindi i cugini sono anche fratellastri biologici.

        E la sig.ra Portas ha figli da precedente matrimonio etero, ma non sono legati biologicamente con il nuovo nato al contrario dei cugini/fratelli.

        Adesso mi aspetto che Filomena commenti dicendo che è tutto “normale&naturale” e che Nino dica “embè? è tutto a norma di legge vedi articolo xy comma vattelapesca”.

        Ah: manca la citazione di uno studio psico_lgbt che certifichi che Horatio Portas crescerà sicuramente immune da crisi di identità.

  5. PAOLO

    Certo che il non normale in questo mondo sta diventando anormale e viceversa. La natura prima o poi si prenderà la sua vittoria anche su questo.
    Paolo

    1. Alberto

      Paolo hai ragione.
      La natura corregge SEMPRE gli errori e gli orrori, ma il problema è che ci andremo di mezzo tutti.
      Dobbiamo prepararci, il peggio deve ancora avvenire e se andiamo avanti così non manca molto.

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