Ventisei donne sole, con un figlio a carico e un reddito inferiore ai 10 mila euro annui. Tre aziende salentine che hanno accettato, dal primo agosto, di assumerle come addette alle vendite, nei giorni festivi, in sostituzione delle titolari. Si tratta di un progetto pilota, promosso dall’assessorato alle politiche sociali e alle pari opportunità della Provincia di Lecce. Un caso unico a livello nazionale: la regione Puglia si è aggiudicata l’assegnazione delle risorse del pacchetto Sacconi-Carfagna del 2007, per un totale di 165 mila euro di finanziamento.
Le “commesse di sostituzione”, questo il termine tecnico, saranno pagate con i voucher di conciliazione (i buoni che corrispondono i contributi assicurativi e previdenziali di 7,5 euro l’ora) dopo un percorso formativo di settanta ore avviato un mese fa presso la sede della provincia di Lecce. Le aziende che hanno aderito all’iniziativa si occupano di grande distribuzione e si sono dette pronte a sperimentare una nuova politica di gestione delle risorse umane. Anche perché se da un lato viene fornita un’occupazione (anche se temporaneamente), dall’altro si viene incontro alle esigenze familiari delle ragazze madri, che faticano da sempre a coniugare sfera affettiva e lavorativa. Una condizione inasprita dalle recenti politiche di liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali, con turni di sette giorni su sette e poco spazio per la famiglia.
«Ho accolto le istanze delle donne, delle mamme che sono sul punto di lasciare il lavoro perché non riescono a conciliare la vita lavorativa con quella familiare e di coloro che sono alla continua ricerca di opportunità lavorative» ha spiegato l’assessore provinciale alle Politiche sociali e alle Pari opportunità Filomena Solero. «Ecco perché, con questo progetto, ho pensato a coloro che quotidianamente sono chiamate a spendersi per l’educazione dei figli e l’organizzazione del nucleo familiare, tentando con grandi difficoltà di conciliare queste mansioni con le esigenze di vita privata». Un modello da esportare? «In tempo di crisi, meglio poco che nulla. E stiamo suscitando l’interesse di altre città italiane».