«Le nozze gay ledono il diritto dei bambini». E la manifestazione di ieri in Francia «rende esplicita di fronte a tutti la divisione delle opinioni sul tema». Un tema sul quale, peraltro, «la legge dovrebbe astenersi dall’intervenire». Lo ha detto Carlo Cardia, docente di diritto ecclesiastico all’Università Roma Tre, intervistato oggi da Debora Donnini ai microfoni di Radio Vaticana. L’intervista fa seguito anche alla recente sentenza della Cassazione, dove la Corte si è pronunciata contro i pregiudizi sull’affidamento dei bambini a coppie gay
LA PRIMA VOLTA. «Credo che si tratti della prima manifestazione di massa, in un grande Paese occidentale, dove si evidenzia la divisione della società su una proposta, che ormai è una proposta precisa, depositata in Parlamento – ha detto Cardia – Quindi, una manifestazione che rende esplicita di fronte a tutti la divisione delle opinioni su un tema che è diventato caldissimo da quando è stato introdotto in alcuni ordinamenti».
NON CONFESSIONALE. Aver fatto questa manifestazione, continua Cardia «indica la volontà di non cedere su questo punto. Certamente, bisogna osservare una cosa: non è una manifestazione confessionale, perché vi sono una serie di soggetti laici, cattolici, protestanti, ebrei, alcune categorie anche di sindaci che hanno annunciato la loro opposizione a questa ipotesi. Questo, da una parte, rende il problema più acuto, ma dall’altra, più interessante, perché fa vedere come la società si divida a diversi livelli su questa tematica». Domenica c’erano anche omosessuali dichiarati in piazza tra i manifestanti. Alla “Manifestazione per tutti” – questo il nome che le è stato dato – in difesa del matrimonio fra uomo e donna hanno partecipato 800 mila persone, mentre la prefettura parla di 340mila persone.
UN POTERE CHE SOVVERTE LA NATURA. «Noi qui stiamo toccando alcuni aspetti della naturalità dell’uomo, della donna e del bambino e credo che per la prima volta il diritto si stia arrogando il potere di intervenire e cambiare gli elementi di natura», spiega Cardia ai radioascoltatori di Radio Vaticana. «Questa, forse, è l’obiezione più forte che spinge persone di diversissimo orientamento culturale, religioso, politico, a reagire di fronte a questa ipotesi». E ancora: «Noi stiamo per permettere quasi tutto in alcuni ordinamenti. Pensiamo all’ipotesi dell’eutanasia per i malati di mente. Lì non c’è nemmeno il filtro della volontà individuale, ma una decisione della società che ritiene che quel tipo di vita non sia dignitosa».
LA LEGGE NON DOVREBBE INTERVENIRE. «Stiamo arrivando a forzare quello che è il ciclo naturale, pre-giuridico, quindi un ciclo naturale rispetto al quale la legge dovrebbe astenersi dall’intervenire», chiosa Cardia, per il quale, «il problema è che il passo ulteriore è stato quando si è voluto utilizzare un istituto che non ha nulla a che vedere con la convivenza omosessuale, e lo si è forzato fino a farvi rientrare rapporti che sono di tutt’altro genere». Un esempio? «Uno dei punti nodali del relativismo è quello di dire: noi chiediamo cose per noi, non tocchiamo interessi di nessun altro, perché volete negarci ciò che è un nostro diritto, quando questo diritto non viola il diritto di nessun altro? Benissimo, nel matrimonio delle persone omosessuali questa cosa decade, perché il matrimonio degli omosessuali porta con sé necessariamente, per un motivo logico, l’adozione di bambini. Allora, il diritto dei bambini viene colpito: ci sono altri che sono interessati e che forzatamente sono fatti rientrare nella soddisfazione degli interessi di alcuni».