Lo so, gli Europei sono finiti da un pezzo. Lo so, avete visto tutti la nostra Caporetto. Detto questo, ci sono due “però”.
Primo “però”: io sono una grande tifosa e una tifosa che non parla di calcio non è una tifosa. Io, poi, sono supertifosa, quindi…
Secondo “però”: il fatto che io sia malata di Sla limita il mio tifo solo per il fatto che, quando scrivo, ci metto molto tempo (questo spiega il mio ritardo). Ricordatevi sempre che io “scrivo con gli occhi”, quindi ci metto un po’ a raccontarvi le mie impressioni.
Bene. Ora che mi avrete perdonato, eccomi pronta a dirvi quel che penso.
Il girone l’abbiamo passato con “grande fortuna” (per non usare un altro termine, forse più adeguato), perché la Spagna ha battuto la Croazia. Dico io: ma possibile che dobbiamo sempre aspettare che gli altri ci facciano qualche favore? I nostri mi parevano proprio appesantiti e sembravano quasi aver disimparato a giocare.
Poi, con l’Inghilterra abbiamo iniziato a correre. Gli azzurri erano “presenti” e sono stati bravissimi ad andare a prendere il pallone agli avversari. Abbiamo giocato un bel calcio e finalmente l’Italia ha risollevato la testa.
Con la Germania siamo stati meravigliosi. Diciamo la verità: un po’ questi tedeschi ci facevano paura e sembravano davvero in forma (i tedeschi sono sempre in forma, sono sempre i primi della classe loro!). Ma noi siamo stati bravi, svelti e furbi e così l’abbiamo spuntata. Forse siamo stati “troppo” bravi, nel senso che poi ci siamo illusi di poter battere anche la fortissima Spagna.
Nella finale con gli iberici abbiamo iniziato malissimo. Il problema è che abbiamo proseguito peggio. I nostri sembravano avessero la segatura negli scarpini, tanto andavano a rilento. E quando prendevano palla? La passavano agli avversari! Ma a che gioco stavano giocando? A quel gioco che si faceva da bambini, “palla scotta”? Ci fossi stata in campo io… gli spagnoli ci hanno dato una bella lezione con quei quattro gol. E meno male che l’arbitro ha fischiato la fine, altrimenti, ci beccavamo pure il quinto. I commentatori Rai hanno detto che gli Azzurri erano stanchi. Stanchi? Ma dico io: e gli spagnoli non lo erano? Suvvia!
In ogni caso, siamo stati grandi e, nonostante il rammarico della finale, siamo arrivati fino in fondo, lasciando dietro di noi tante altre squadre.
Di due cose sono orgogliosa:
1) Che i nostri hanno cantato con convinzione l’inno (a me Fratelli d’Italia piace moltissimo e lo canto sempre “a squarciagola”).
2) Che si sono battuti come dei leoni. Non credete a quelli che dicono che “gli italiani si impegnano più nel calcio che non nella vita”. Sono lagne. In realtà, noi giochiamo al calcio esattamente come prendiamo la vita. A volte siamo degli scansafatiche, ma altre siamo capaci di grandi imprese. E a me pare proprio che questa nazionale sia stata artefice di una grande impresa. Ci hanno fatto esaltare con Inghilterra e Germania, ci hanno fatto soffrire con la Spagna (e non è forse così la vita? Un misto di gioie e dolori). Nella mala e nella buona sorte ci si scopre “insieme” e questo crea quel miracolo che è l’unità. E la prossima volta, vinceremo noi.