Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di Pippo Corigliano, collaboratore di Tempi.
Circa due anni fa, parlando – come direbbe Celentano – a “preti e frati” per di più teologi, il Papa ha detto quanto segue: «Noi oggi abbiamo spesso un po’ paura di parlare della vita eterna. Parliamo delle cose che sono utili per il mondo, mostriamo che il Cristianesimo aiuta anche a migliorare il mondo, ma non osiamo dire che la sua meta è la vita eterna e che da tale meta vengono poi i criteri della vita. Dobbiamo capire di nuovo che il Cristianesimo rimane un «frammento» se non pensiamo a questa meta … e dobbiamo di nuovo riconoscere che solo nella grande prospettiva della vita eterna il Cristianesimo rivela tutto il senso. Dobbiamo avere il coraggio, la gioia, la grande speranza che la vita eterna c’è, è la vera vita e da questa vera vita viene la luce che illumina anche questo mondo» (dall’omelia per la S. Messa con la Pontificia Commissione Biblica, 17 aprile 2010).
Ferma restando la solidarietà ad Avvenire e a Famiglia Cristiana, non mi pare che sia una novità ciò che ha osservato Adriano. “Preferisco il Paradiso” aveva detto San Filippo Neri, non alla tv ma a un cardinale.
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