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Il woke è il politicamente corretto che ha perso l’autoironia

Di Piero Vietti
12 Settembre 2022
Alle origini della cancel culture contemporanea c'è un mondo in cui già bisognava fare attenzione a cosa si diceva, ma se ne poteva ancora ridere. Un libro di trent'anni fa rivela cosa è cambiato e cosa no
libro politicamente corretto

«Mi sono perso in un luogo comune», scriveva più di sei anni fa Giuseppe Culicchia, in un libro che andrebbe recuperato, un divertente “dizionario della nostra stupidità” che metteva in fila le frasi fatte con cui riempiamo le nostre conversazioni, una versione aggiornata del Dizionario dei luoghi comuni di Gustave Flaubert che svelava alla perfezione la quantità di politicamente corretto in cui eravamo e siamo sempre più immersi.
Il dizionario ufficiale del politicamente corretto
Non sappiamo se Culicchia avesse in mente The Official Politically Correct Dictionary and Handbook, un libro scritto trent’anni fa in America da Henry Beard e Christopher Cerf, a suo tempo best seller e oggi recuperato da Phoebe Maltz Bovy per la newsletter di Bari Weiss, Common Sense. Il “non si può più dire niente” non è una lamentela che appartiene soltanto ai nostri giorni, i tentativi di manipolazione politicamente corretta del linguaggio erano già moneta corrente a inizio anni Novanta, tanto che Beard ...

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