«Vi chiedo fiducia per quello che sono». Vota Amicone
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Cari elettori, care elettrici
più si avvicina la scadenza elettorale del 4 marzo, più mi rendo conto di quanto sia decisivo, questa volta, l’impegno in politica. Sono Luigi Amicone, 61 anni, sposato, 6 figli. E mai avrei immaginato di trovarmi politicamente ingaggiato e, per di più, proprio qui, in Emilia-Romagna, fuori dalla mia Milano. Dove nel 2016 sono stato eletto in consiglio comunale grazie al voto di preferenza di quasi un paio di migliaia di amici. Per tutta la vita ho fatto altro.
Ho fatto l’insegnante, prima di religione (con attestato all’insegnamento firmato dal cardinale Carlo Maria Martini) e poi di lettere (seconda laurea, dopo Scienze politiche, entrambe conseguite in Università Cattolica), nei licei statali e paritari. Quindi ho fatto il giornalista, inviato agli esteri per il settimanale Il Sabato durante le guerre civili in Irlanda, Libano, nella ex Yugoslavia e, in seguito, nei paesi dell’est durante il crollo del comunismo, intervistando i protagonisti – Walesa, Havel, il primate ceco Tomášek – di quella stagione di libertà.
Dopo di che, dal 1995, ho fondato e diretto per vent’anni il settimanale Tempi, collaborando con laici come Giuliano Ferrara e Lodovico Festa (ex segretario della federazione Pci di Sesto San Giovanni, la ex “Stalingrado” d’Italia), con i quali ho vissuto amicizie profonde e battaglie “ratzingeriane” indimenticabili sui temi della difesa della vita, del referendum sulla legge 40, del contrasto alla cultura del relativismo e della morte. Insomma, ho cercato di restare fedele e presente a un certo incontro con il cristianesimo avvenuto nella mia giovinezza e del quale oggi posso ben dire, “ecco, quell’incontro con Cristo avvenuto per tramite don Luigi Giussani mi ha salvato la vita, in tutti i sensi”.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Cosa c’entra la politica con tutto questo? C’entra perché, prima cosa, mi rendo conto solo adesso di quanta saggezza ci sia nella Chiesa che ci insegna che «la politica è la più alta forma di carità». In secondo luogo, perché mai come oggi avverto la drammaticità della vita del nostro popolo. Nemmeno negli anni Settanta – io che li ho vissuti in prima linea, facendo comunità cristiana e difendendo libertà e democrazia per ciascuno e per tutti (ero a Bologna nel settembre 1977, quando i 100 mila sfilavano al grido della “P38” e il governo mandò i carri armati) – c’era questo clima di tragedia, negatività, cinismo, rassegnazione, che c’è oggi in Italia. Lo voglio solo accennare citando un passo dell’articolo scritto in questi giorni da uno dei giovani giornalisti che mi onoro di aver allevato nella “bottega” di Tempi, Emanuele Boffi:
«Accendete la tv, ascoltate la radio, leggete i giornali: di cosa vive oggi l’informazione? Di denunce, di fiele riversato contro tutto e tutti. Non sto dicendo che non bisogna dire, scrivere, sottolineare cosa non va. Sto dicendo che esiste ormai un genere letterario giornalistico che fa politica nel modo peggiore possibile. Ed è un genere letterario che ha il solo scopo di disfare, martellare, solleticare istinti di vendetta, ricevere l’applauso della platea e incassare i soldi del biglietto».
Lo so che ci sono tanti e anche comprensibili motivi di risentimento. Ma so, soprattutto, che abbiamo bisogno di costruttori e di positività, di cristiani all’opera e di uomini di buona volontà pronti a unirsi nell’immensa impresa di ricostruzione di cui necessita disperatamente l’Italia. E la prima impresa è l’educazione. Per questo intendo impegnarmi anzitutto sul fronte della libertà di educazione e della parità scolastica. Non sto a dettagliare, ma oggi ci sono le condizioni per arrivare in fretta a una legge di parità anche economica per tutte le istituzioni educative.
In secondo luogo intendo impegnarmi sul fronte dell’immigrazione. Mai come oggi è diventato chiaro che l’abbandono di una politica estera e di cooperazione internazionale ha gettato nell’allarme e nell’insicurezza gli italiani. Non è con l’esclusione delle persone che si risponde, ma neppure con l’irrealtà di flussi migratori fuori controllo. Abbiamo forse dimenticato che nel sud del mondo abbiamo opere missionarie, uomini e donne al lavoro, che è necessario tornare a sostenere e dai quali urge imparare come affrontare le problematiche legate ai flussi migratori?
Terzo impegno: la giustizia. Bisogna restituire all’Italia l’equilibrio dei poteri, rispettare sul serio la Costituzione, rimettere il Parlamento al centro della sovranità civile. Altrimenti il paese è destinato a disintegrarsi sotto il maglio di singoli magistrati che pretendono – come è successo da vent’anni a questa parte – di dettare di fatto le leggi in materia etica, la politica industriale, quella estera e, per giunta, l’intera vita di un popolo. La legalità è uno strumento, non il fine del vivere. Il sabato è stato fatto per l’uomo, non viceversa.
Ma, insomma, vi chiedo fiducia per quello che sono.
E non tanto per le promesse che, mai come in questa campagna elettorale, si sprecano e corrono come scritte sull’acqua.
Perciò, se mi vorrete votare e far votare, votate Forza Italia nella scheda gialla per il Senato, collegio Emilia-Romagna1. Lo so che avete obiezioni per questo partito più che imperfetto. Ma è un contenitore di libertà. La cosa di cui sempre abbiamo bisogno. Purtroppo non c’è preferenza, dunque preferirete il sottoscritto solo se voterete Forza Italia almeno al Senato. Se Forza Italia otterrà un buon risultato in Emilia-Romagna – come mi auguro – la prima eletta Anna Maria Bernini uscirà su uno degli altri tre collegi in cui è candidata. E Amicone, che è il secondo nella lista al Senato Emilia-Romagna1, diventerà un vostro Senatore.
Grazie!
Ps: Per consigli, segnalazioni, domande, scrivetemi: [email protected]
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