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Home Salute e bioetica

Vaccini, green pass e fede. Facciamo chiarezza

Bisogna vaccinarsi o no? È giusto l'obbligo? E il green pass? E per i minori, che fare? Spunti su un dibattito che interpella ragione e fede

Alberto Frigerio
19/09/2021 - 4:00
Salute e bioetica
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Green pass sul cellulare

Vaccini e green pass. Sono tante le domande intorno a questioni che interpellano la scienza, ma anche la fede. Don Alberto Frigerio, professore di Bioetica presso l’Istituto superiore di Scienze religiose di Milano, cerca qui, brevemente ma puntualmente, di fare un po’ di chiarezza.

Scienza e fede

La fede cristiana è rivolta al Dio Creatore, che ha disposto le cose secondo un ordine, che la ragione umana è chiamata a indagare e scoprire. Pertanto, l’impresa scientifica, se condotta adeguatamente, costituisce una prima modalità con cui il credente è chiamato ad affrontare la pandemia. È quanto suggerisce l’orazione che si recita in occasione della memoria liturgica di sant’Alberto Magno, patrono degli scienziati: «O Dio, che hai reso grande sant’Alberto vescovo nel ricercare l’armonia tra la sapienza umana e la verità rivelata; fa’ che illuminati dal suo insegnamento, attraverso il progresso scientifico possiamo crescere nella tua conoscenza e nel tuo amore». L’attività scientifica, se vissuta in modo appropriato, costituisce una prima forma di preghiera, ovvero una via di contemplazione e collaborazione al manifestarsi della verità, cioè del senso inscritto da Dio nella realtà, come suggerisce il Libro del Siracide, che dice di quanti lavorano: «Il mestiere che fanno è la loro preghiera» (Sir 38,34).

Certo, l’impresa scientifica non è tutto, non solo per la sua fallibilità, ma anche e più profondamente per la sua impossibilità di esaurire il rapporto con Dio, che sfugge alla presa concettuale della ragione scientifica. Per questo, il credente è chiamato a vivere il dramma della pandemia al cospetto di Dio, pregandolo e invocandone il sostegno, per sé e per quanti sono più colpiti dal dolore. Inoltre, il credente, insieme agli uomini e le donne di buona volontà, ha il compito di farsi prossimo a chi è più nel bisogno e praticare la carità fraterna. In tal senso, la parrocchia presso cui vivo e opero, al pari di tante altre realtà parrocchiali e associative, durante la pandemia ha incrementato il servizio di carità, provvedendo a sostenere le famiglie più bisognose con aiuti alimentari e distribuzione di indumenti.

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Bisogna vaccinarsi?

La medicina non è una scienza esatta, come attesta il persistere di alcune incognite relative ai vaccini anti-Covid-19. Certo, le evidenze scientifiche sono rassicuranti circa la sicurezza, che indica la tollerabilità in relazione a eventuali effetti collaterali, e circa l’efficacia, che indica la capacità di indurre la risposta immunitaria. Tuttavia, trovandoci nella fase 4 di farmacosorveglianza, che è quella successiva alla commercializzazione del medicinale, non si è ancora in grado di dire con certezza: 1) se e in quale misura possano verificarsi eventi avversi oltre a quelli già noti, in particolare per i soggetti più giovani; ecco perché, ad oggi, la Food & Drug Administration, ente statunitense che regolamenta i prodotti farmaceutici, ha autorizzato solo l’uso di emergenza del vaccino per i soggetti sotto i 16 anni, mentre il Comitato tecnico-scientifico inglese, fatto salvo per i soggetti vulnerabili, non raccomanda la vaccinazione a quanti hanno meno di 16 anni, in quanto il margine di beneficio è troppo limitato a fronte dei potenziali danni; 2) se e quanto il vaccino protegga solo dalle manifestazioni cliniche dovute all’infezione o anche dall’infezione stessa e dunque se e quanto vi sia il rischio di trasmissione; 3) se il vaccino protegga dalle varianti; 4) quale sia la durata della protezione e se sia necessario ripetere la vaccinazione a distanza di tempo.

È utile inoltre richiamare due principi morali, da coniugare alle suesposte evidenze scientifiche: principio di libertà-responsabilità, secondo cui la libertà è responsabile della tutela della propria vita in quanto bene indisponibile e inviolabile, che costituisce la condizione della esistenza e dell’esercizio della libertà stessa; principio di solidarietà, secondo cui la persona è responsabile verso gli altri, a motivo dell’intrinseca socialità e interdipendenza tra gli esseri umani.

Questi due principi, coniugati all’evidenze scientifica che il vaccino previene le forme più severe di malattia, ci portano a dire che la decisione di vaccinarsi è una scelta di responsabilità verso sé, gli altri e la società, almeno per quanti appartengono alle categorie più a rischio di contrarre il virus (come gli operatori sanitari), o alle categorie più a rischio in caso di infezione (come i soggetti vulnerabili per età o comorbidità), che altrimenti metterebbero a rischio la propria incolumità, che graverebbe peraltro sulla società, sia perché ne indebolirebbe il capitale umano, sia perché ne risentirebbe il sistema sanitario del welfare. D’altra parte, il persistere di alcune incognite mediche relative ai vaccini anti-Covid-19 porta a dire che, mentre l’adozione di misure di profilassi adeguate è richiesta a tutti, il vaccino dovrebbe restare volontario, quantomeno per le categorie meno a rischio di contrarre il virus e meno a rischio in caso di infezione. Il che è vero certamente per i soggetti inferiori a 16 anni, a cui la vaccinazione non andrebbe proposta, quantomeno non imposta, a motivo della mancanza di dati per la sperimentazione. Infine, per realizzare un piano vaccinale sempre più preciso, sarà decisivo stratificare i dati epidemiologici per età, sesso e comorbidità.

Obbligo vaccinale e Green pass

Accanto ai principi di libertà-responsabilità e di solidarietà, che muovono i singoli a prendersi cura di sé e del prossimo, va richiamato il principio del bene comune, che la Costituzione pastorale Gaudium et spes descrive come «insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alla collettività sia ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e celermente» (n. 26). La responsabilità di conseguire il bene comune è dei singoli ma è anche e in special modo dell’autorità istituita, che ha il compito specifico di garantire coesione e organizzazione alla società civile, di cui è espressione.

In tal senso, in una situazione di grave pericolo per la società, come è quella della pandemia in corso, la decisione prudenziale dell’autorità di ricorrere all’obbligo della vaccinazione potrebbe essere giustificata, quantomeno per le categorie più a rischio di contrarre il virus e più a rischio in caso d’infezione. D’altra parte, l’obbligo dovrebbe vertere sulla profilassi più che sulla vaccinazione, in quanto a essere vincolante è lo scopo, cioè la tutela della salute propria e altrui, mentre il metodo, cioè il modo per giungere a tale scopo, andrebbe lasciato alla responsabilità del soggetto. In tal senso, si deve distinguere tra green pass, che è giustamente obbligatorio, e vaccinazione, che, in quanto costituisce una tra le possibili vie per la salvaguardia della vita, non dovrebbe essere vincolante, salvo, lo ribadiamo, per certe categorie. A questo riguardo, va fatto un ultimo nota bene: l’obbligo vaccinale non andrebbe introdotto in modo surrettizio, ad esempio riducendo la possibilità di eseguire tamponi, piuttosto, il vaccino andrebbe proposto come strumento di profilassi che, insieme al distanziamento e ai dispositivi di protezione, protegge dalle forme più gravi del Covid, ne aiuta il contenimento e così favorisce la ripresa della vita sociale. Inoltre, la promozione del vaccino non deve andare a detrimento della ricerca sul siero prelevato da pazienti convalescenti, che pare efficace in fase pre-sintomatica, e sugli anticorpi monoclonali, che paiono efficaci in fase acuta. Si deve dunque favorire una ricerca scientifica e una pratica medica seria e completa, che, insieme alla fede che opera per mezzo della carità (Gal 5,6), sostenga tutti, in particolare i più fragili, in questo tempo di prova.

Foto Ansa

Tags: green passvaccini
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