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Unioni civili. Dopo l’annuncio, la frenata. Ma l’obiettivo resta chiaro: il matrimonio omosessuale

Nove proposte agli atti, tra cui quella di Ncd che agisce su un piano «meramente privatistico». Associazioni lgbt soddisfatte a metà: questo è solo un passo vero le nozze gay

Redazione
19/06/2014 - 15:25
Politica
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Oggi sulla Stampa la Jena (alias Riccardo Barenghi) nel suo quotidiano corsivo scrive: «Il governo annuncia che i gay potranno (quasi) sposarsi ma non potranno adottare bambini: meglio che restino orfani». Battutaccia che riassume la posizione di chi, da sinistra, non è soddisfatto della proposta annunciata qualche giorno fa dall’Unità. Ma, dopo gli annunci di un’accelerazione, ecco le prime frenate. Il testo, infatti, pareva ormai imminente, ma poi la relatrice in commissione Giustizia del Senato, Monica Cirinnà, ha parlato di tempi «ragionevolmente brevi». Cirinnà metterà in discussione un testo unificato delle 9 proposte agli atti che si suddividerà in due tronconi: uno per regolamentare le «unioni civili» e un altro sulle «coppie di fatto». Intanto, però, come scrive Avvenire, al Senato c’è anche da vagliare la proposta di legge di Maurizio Sacconi, capogruppo di Ncd, dal titolo “Disposizioni in materia di unioni civili“. «Questo nuovo testo – scrive il quotidiano – precisa con chiarezza, in premessa, l’unicità della famiglia fondata sul matrimonio e agisce solo sul terreno dei diritti e doveri reciproci dei conviventi “in un quadro meramente privatistico”».

unioni-gay-unitaIL DDL SACCONI. Il testo di Sacconi è stato presentato a febbraio ed è decisamente in controtendenza rispetto a quelli di sinistra (qui lo trovate integrale). «La famiglia è il cuore di ogni società umana, elemento imprescindibile per lo sviluppo dei popoli», esordì Sacconi. «Una società dove la famiglia e le reti familiari sono solide è una società robusta, capace di affrontare avversità e superare ostacoli che per singoli individui sarebbero insormontabili. È interesse primario di ogni società tutelarla e riconoscerne il ruolo sussidiario e sostenerla nel prezioso compito della cura e dell’educazione del figli». Il testo di cui il senatore è primo firmatario, specifica che «la famiglia a cui ci riferiamo è quella fondata sul matrimonio, istituto che la storia dell’umanità conosce da sempre in quanto impegno pubblico di un uomo e di una donna di vivere insieme e crescere insieme i propri figli, all’interno di una trama di diritti e doveri reciproci».
«Differente – disse Sacconi – è il discorso dei diritti che il nostro ordinamento riconosce ai componenti di una coppia di fatto, riconducibili a un inquadramento prettamente privatistico». Qui, oltre a ricordare che «l’estensione al convivente di diritti riconosciuti al coniuge, derivante dalla legge ordinaria o dalla giurisprudenza, esiste già in tema di assistenza da parte dei consultori, di interdizione e inabilitazione, di figli, di successione nella locazione o nell’assegnazione di un alloggio popolare», ne specifica alcune aree di intervento. Ma questo sempre tenendo come stella polare quella di «raccogliere in disposizioni chiare e determinate quanto la giurisprudenza in questi anni via via ha indicato, nella direzione del riconoscimento dei diritti individuali dei conviventi e di aggiungere quanto ancora non è stato riconosciuto, in ambito lavorativo, sanitario, o nel sostegno allo stato di bisogno di uno dei conviventi da parte dell’altro. Tali diritti devono essere garantiti senza distinzione tra coppie di sesso uguale o diverso e senza entrare nella natura affettiva o meramente solidaristica delle convivenze stesse». Importante specificare che «il disegno di legge non comporta oneri per la finanza pubblica e non necessita quindi di copertura finanziaria».

NO PENSIONE. Lo stesso senatore Ncd Sacconi ha poi dichiarato che «la legge non potrà estendere le provvidenze connesse alla presenza attuale o potenziale di figli naturalmente collegata alla coppia eterosessuale. In particolare la pensione di reversibilità comporta in Italia un onere di 41 miliardi all’anno, pari al 2,6 per cento del Pil, che è la misura più alta in Europa. Essa nasce proprio in relazione alla vocazione alla genitorialità della coppia eterosessuale nel momento in cui si unisce in matrimonio per un progetto di vita. È evidente oltretutto la insostenibilità finanziaria di un’eventuale estensione, per cui la nuova eventuale legge dovrà essere definita in modo tale che non solo non la disponga ora ma che non si presti nemmeno successivamente ad una estensione giurisprudenziale».

OBIETTIVO NOZZE GAY. A sinistra, invece, l’intenzione è diversa. Come scrive Avvenire «il modello che sembra prevalere, pur tra tante spinte e controspinte, è quello tedesco, che sul piano nominale distingue nettamente le unioni omosessuali dal matrimonio, anche se poi – sul piano concreto – ne discendono conseguenze di carattere pubblicistico assai similari, ad eccezione della sola adozione di figli, che non è consentita in Germania». Un risultato apprezzato, ma che non soddisfa pienamente le associazioni che si battono per i diritti degli omosessuali (la battuta della Jena, infatti, rispecchia questo sentimento). A chi ne cerchi conferma, basterà legge l’articolo pubblicato sull’Huffington post da Giuseppina La Delfa, presidente delle famiglie arcobaleno. Se da un lato si plaude all’iniziativa del governo Renzi, dall’altro si fissa chiaramente il traguardo: «Il mio obiettivo, come dovrebbe essere quello di tutte le persone omosessuali e transessuali – scrive La Delfa -, è l’ottenimento degli stessi diritti e stessi doveri per tutti. Sosteremo le unioni civili quando saranno per tutti e quando avremo la possibilità di accedere al matrimonio civile come qualsiasi altra coppia».
È per questo che nell’associazionismo cattolico (Forum delle associazioni familiari) e laico (Manif pour tous Italia) è diffuso il timore che la legge sulle unioni civili altro non sia che il primo passo per più pesanti interventi.

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