«La legge sulle unioni civili sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia». Lo ha detto il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, questa mattina, nella relazione all’assemblea generale. Le differenze tra matrimonio e unione civile «sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale, così già si dice pubblicamente, compresa anche la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà».
Dunque una posizione assai netta e dura, soprattutto se si pensa alle recenti dichiarazioni apparse sui giornali di quei politici che hanno in ogni modo ribadito la netta differenza tra i due istituti. Ma per Bagnasco le cose non stanno così, anzi. Troppo tempo si è perso impegnando il parlamento su questioni satellitari: «La gente vuole vedere il Parlamento impegnato senza distrazioni di energie e di tempo. Non si comprende come così vasta enfasi ed energia sia stata profusa per cause che rispondono non tanto a esigenze, già per altro previste dall’ordinamento giuridico, ma a schemi ideologici».
FATTORE FAMIGLIA. In questi giorni, pur con dichiarazioni che spesso si contraddicono, si è parlato da parte del governo di provvedimenti in favore della famiglia. E di questo, Bagnasco si dice soddisfatto: «Finalmente, dopo anni che lo richiamiamo, oggi perlomeno si parla di inverno demografico. La demografia è un indicatore decisivo dello stato di salute di un Paese. Che cosa sta facendo lo Stato perché si possa invertire la tendenza? Si avverte l’urgenza di una manovra fiscale coraggiosa, che dia finalmente equità alle famiglie con figli a carico. Gli esperti dicono che la messa in atto del cosiddetto “fattore famiglia” sarebbe già un passo concreto e significativo».
EUROPA E MIGRANTI. Bagnasco ha toccato anche altre temi, come la povertà crescente delle famiglie italiane e la corruzione. In particolare si è poi soffermato sul problema dei migranti e sul ruolo del Vecchio Continente. «Il Sud del mondo si è messo in marcia sotto la spinta di circostanze difficili o tragiche: è un inarrestabile esodo. È doveroso chiederci se non sia questo un banco di prova perché l’Europa del diritto, della democrazia e della libertà, culla e sorgente dell’umanesimo, irrorata dalla sorgente perenne del Vangelo, possa riscoprire se stessa». Il cardinale si è quindi augurato che «l’Europa possa ritrovare la sua anima e così l’amore di popoli e nazioni, possa incontrarsi finalmente con le persone, che non sono pedine sulle cui teste qualche “illuminato” pretende di decidere o esperimentare; né sono apolidi, poiché ognuno appartiene ad una storia, ha una visione della vita e valori di fondo».
Fotot Ansa