Una piccola Baia dei porci in salsa venezuelana

Di Leone Grotti
10 Maggio 2020
L'incredibile storia del presunto e goffo tentativo di deporre Maduro, tra ex berretti verdi che si credono Rambo e cospiratori trafficanti di droga
maduro venezuela americani

«Il gruppo che fornisce il servizio consiglierà e assisterà il partner nella pianificazione ed esecuzione dell’operazione per catturare/arrestare/rimuovere Nicolas Maduro, rimuovere l’attuale regime e installare il presidente riconosciuto del Venezuela, Juan Guaidó». È questo il contratto rivelato dal Washington Post e che il consigliere di Guaidó, Juan Rendon, avrebbe firmato con la Silvercorp Usa per 213 milioni di dollari. Il contratto, la cui veridicità né il quotidiano americano né la Reuters sono stati in grado di verificare indipendentemente, sarebbe al centro di un presunto colpo di Stato ordito con la complicità di ex militari americani ai danni del dittatore Maduro.

BAIA DEI PORCI IN SALSA VENEZUELANA

Lunedì Maduro ha dichiarato di aver bloccato un «assalto terroristico» ai danni del Venezuela, uccidendo otto persone e arrestandone una decina in due giorni, tra cui due cittadini americani. Un gruppo di mercenari provenienti dalla Colombia aveva tentato di sbarcare in Venezuela, probabilmente con l’obiettivo di catturare il presidente, ma la missione che assomiglia a una piccola Baia dei porci è fallita miseramente al pari della tentata invasione di Cuba da parte di esuli nel 1961 con l’appoggio della Cia.

Domenica 3 maggio Jordan Goudreau, ex membro delle forze speciali americane a capo della Silvercorp Usa, agenzia di sicurezza privata, aveva dichiarato in un video che «alle 17 è stato lanciato un raid dalla Colombia al cuore di Caracas». Goudreau parla anche della partecipazione all’operazione del capitano della Guardia nazionale venezuelana Antonio Saquea, che aveva già partecipato a una rivolta contro Maduro lo scorso anno.

L’ADDESTRAMENTO IN COLOMBIA

Sembra che l’obiettivo fosse, oltre che conquistare la capitale, anche prendere l’aeroporto internazionale Simon Bolivar per poi mettere su un aereo Maduro e portarlo negli Stati Uniti. Questo almeno è ciò che ha dichiarato uno dei cittadini americani arrestati in Venezuela, Luke Denman, la cui confessione pubblica è stata mandata in onda il 7 maggio sulla televisione di Stato.

Come rivelato dall’Associated Press, Goudreau avrebbe addestrato in Colombia circa 300 uomini, ex militari fuggiti dal Venezuela, per compiere il colpo di Stato. Il piano è naufragato quando il secondo organizzatore del golpe, Cliver Alcalà, ex generale dell’esercito venezuelano fuggito in Colombia, è stato arrestato e incriminato per traffico di droga. La maggior parte dei guerriglieri è tornata allora dalle proprie famiglie e Goudreau potrebbe aver tentato ugualmente l’incursione con i pochi combattenti rimasti, forse ingolosito dalla ricompensa di 15 milioni di dollari promessa da Washington per chiunque arresti Maduro. Caracas in ogni caso ha dichiarato di aver infiltrato i guerriglieri in Colombia «da mesi».

«GOUDREAU HA FATTO TUTTO DA SOLO»

Durante una stravagante intervista concessa alla giornalista Patricia Poleo per il canale digitale Factores de Poder, Goudreau ha detto di avere avuto per un periodo l’appoggio di Guaidó e di averlo poi perso. In questo senso, il contratto rivelato dal Wp potrebbe non avere valore e Rendon, consigliere di Guaidó, intervistato dalla Reuters ha dichiarato di avere avuto contatti con Goudreau, ma che tutti i rapporti erano stati interrotti a novembre. «Ha fatto tutto da solo», ha aggiunto.

L’opposizione venezuelana, dopo il fallimento dell’operazione, ha dichiarato che «le forze democratiche non hanno mai promosso o finanziato la guerriglia, scoppi di violenza o gruppi paramilitari».

Mentre Maduro accusa il governo degli Stati Uniti di essere dietro al goffo colpo di Stato, il contratto rivelato dal Wp rappresenta sicuramente un danno all’immagine del presidente del Parlamento Guaidó, anche se, è bene ricordarlo, non è ancora del tutto chiaro che cosa in questa storia sia verità e cosa propaganda del regime di Maduro, come denunciato dallo stesso leader dell’opposizione, che nega le accuse prefigurando la possibilità che il dittatore abbia orchestrato tutto per rafforzare la propria immagine.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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