Un anno fa finiva in carcere, oggi Deeney gioca per salire in Premier
La sua faccia è diventata nota a tutti 15 giorni fa, quando metteva la firma sul finale thriller di Watford-Leicester: se oggi la squadra di Zola può giocarsi la finale dei play-off di Championship contro il Crystal Palace è merito anche di Troy Deeney, autore della rete del 3-1 nei minuti di recupero. Tutto è successo in pochi secondi: il buio su Vicarage Road, lo spettro della sconfitta, il rigore parato da Almunia, il destro potente di Deeney a porta sguarnita. E non è stata la sola rete del ragazzo in questa stagione: 19 recita il tabellino, secondo in squadra solo a Matej Vydra, vera rivelazione del torneo. Eppure la fama dell’attaccante degli Hornets è solida Oltremanica anche per un altro genere di trascorso, raccontato oggi da diverse testate.
LA RISSA. È accaduto tutto un anno fa. Una serata in discoteca, scoppia una rissa, Troy colpisce un giovane alla testa. Il giocatore viene fermato dalla polizia: è una faccia nota la sua, viene condannato a 10 mesi di prigione. Per lui si aprono le porte di Winson Green, tra la sorpresa di tanti carcerati: «“A te le cose sono andate bene nella vita, come hai fatto a finire qui?”, mi chiedevano». Sul Guardian c’è il racconto delle sue vicende giudiziarie. A partire dai suoi primi giorni dietro alle sbarre: si racconta di un ragazzo arrabbiato per quella serata sbagliata e messo alle corde dalle difficili condizioni in cui si vive in carcere. Ma si parla anche di un peso che zavorra le spalle di Deeney, ossia il dolore per aver appena perso suo padre, morto poche settimane prima per un cancro, a 47 anni. E nelle parole del giocatore c’è anche la testimonianza di chi è andato sempre più verso il fondo del barile, ha scavato e ha trovato il peggio di sé. Ma da lì poi è risalito.
[internal_video vid=92773]PENSIERI DIETRO LE SBARRE. Prima si fa assegnare un lavoro in carcere come pulitore dei corridoi, poi dopo due mesi è fortunato: la direzione lo trasferisce in un altro istituto penitenziario, molto meno rigido. «Lì puoi tenere tu le chiavi della tua cella. Era molto più tranquillo, ma c’erano anche molte più regole. Per esempio, se uscivi dopo le 20.30, anche solo per andare in bagno, ricevevi un richiamo, e dopo due richiami venivi rispedito indietro al vecchio carcere». Ma il futuro si fa sempre meno chiaro: la sua squadra rischia la bancarotta, poi è salvata dai Pozzo. Deeney cerca di tenersi in forma, ma senza l’allenamento quotidiano il suo peso aumenta.
IL RITORNO IN CAMPO. A settembre finalmente viene rilasciato, forte di quattro mesi di lavoro. Il riavvicinamento al Watford però non è facile: Deeney è convinto che la nuova dirigenza non punti più su di lui, e lo possa mandare in qualche squadra di serie minore. E diverso è pure l’allenatore, Zola, che ha un carattere del tutto differente da quello di Troy. Ma il tecnico sardo non vuole mandarlo via, e gli dà tempo: 25 giorni in rosa coi compagni, poi vediamo. Già dopo 10 però si è fatto un’idea, e lo manda in campo: il 22 settembre durante il match col Bristol subentra ad un compagno infortunato, e per poco non segna subito. Deve aspettare solo una settimana per il gol: da ottobre ad adesso non si è ancora fermato, mettendo insieme la bellezza di 20 centri. Deeney era convinto che fosse un successo già essere tornato a giocare, non si immaginava di essere così profilico. E due settimane fa, nella partita col Leicester, quel pallone che ballava in area di rigore è finito proprio sui suoi piedi, scaraventato in porta con rabbia e voglia di rivincita. Oggi può completare il tutto, e passare in un anno dal carcere alla Premier.
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