Twitta «le donne trans sono uomini», la polizia la interroga

Di Redazione
17 Novembre 2023
In Inghilterra le forze dell'ordine hanno cominciato a minacciare chi non si conforma all'ideologia gender sui social. L'ultimo caso? Una lesbica di Newcastle a cui hanno anche sospeso l'abbonamento allo stadio
Londra Pride trans
Londra, un poliziotto durante una marcia del Pride

La realtà ha ormai superato così tante volte la letteratura distopica da renderne abusata e retorica ogni comparazione. Il caso di Newcastle raccontato dai giornali inglesi in questi giorni potrebbe appartenere al genere Black Mirror, essere definito “orwelliano” o far pensare a un racconto di Philp K. Dick. Paragoni ormai superati, però, dato che si tratta di un caso che presto potrebbe diventare routinario e non stupire più di tanto.

«Le donne trans sono uomini». «Ci segua in centrale»

Venerdì scorso gli agenti della polizia della Northumbria si sono presentati alla porta di casa di una lesbica di 34 anni e le hanno chiesto di essere seguiti per un “colloquio volontario” presso la stazione di polizia di Forth Banks a Newcastle. Talmente “volontario” che gli agenti avrebbero detto alla donna che se avesse rifiutato di essere interrogata non avrebbero avuto altra scelta che arrestarla. A renderlo noto è stat l’associazione Fair Cop, che si occupa di denunciare i tentativi della polizia di incriminare persone per opinioni che non vanno contro la legge. La donna non aveva idea di quale potesse essere l’oggetto del colloquio con le forze dell’ordine, ma si è scoperto che la polizia aveva visto alcune dichiarazioni critiche del gender pubblicate su X, e alla stazione di polizia la donna è stata avvertita che i suoi post potevano essere considerati “comunicazioni dannose”.

Scrive Spiked che «i tweet in questione esprimevano opinioni critiche sul gender abbastanza comuni. Uno semplicemente diceva: “Ecco il vostro promemoria quotidiano del fatto che le donne trans sono uomini”. In un altro la donna definiva la transizione di genere dei bambini come una “mutilazione”. In più post, la donna aveva risposto alle donne trans sul social network chiamandole uomini». Esiste qualche «legittimo motivo per cui ha fatto questi tweet?», avrebbe chiesto l’ufficiale di polizia alla donna. Divenuta pubblica la vicenda, la polizia locale ha scritto su X che «Siamo a conoscenza di commenti sui social media relativi a una segnalazione di sospette comunicazioni dannose. Poiché continuiamo ad esaminare la questione, sarebbe inappropriato commentare ulteriormente». Inutile dire che molti dei commenti a quel tweet ribadiscono che «“transwomen” are men».

Il consiglio dell’avvocato: non criticare più i trans

Come inquietante nota di colore aggiuntiva, il Telegraph ha raccontato che prima della visita della polizia, il Newcastle United, club di calcio per cui la donna fa il tifo, le ha notificato la sospensione dell’abbonamento fino a che fosse stata sotto indagine. Indagine di cui lei è venuta a sapere proprio dalla sua squadra del cuore. L’avvocato di turno alla stazione di polizia, presente al “colloquio”, ha detto di avere «consigliato alla mia cliente cosa potrebbe fare in futuro. E il consiglio che le ho dato probabilmente la porterà a limitare la pubblicazione di messaggi come questo in futuro. Non perché abbia commesso un reato, ma perché dato che la società è così oggi, è troppo facile offendere. E non c’è bisogno di offendere, che tu lo dica deliberatamente o no».

In sintesi, dire che una donna trans è un uomo non è di per sé un crimine, ma dato che dirlo potrebbe offendere qualcuno, meglio non dirlo. Secondo il Communications Act del 2003, è illegale esprimere opinioni “grossolanamente offensive” online. Che cosa significa questo? Tutto sta nell’interpretazione. Scrive Spiked che «polizia e pubblici ministeri hanno tentato – senza riuscirci – di utilizzare questa legge per criminalizzare il misgendering. Tuttavia, queste leggi vaghe hanno comunque consentito alla polizia di molestare le persone con opinioni critiche rispetto al gender».

Il braccio armato della leggə

L’anno scorso, l’account ufficiale su X della polizia del Sussex ha avvertito gli utenti dei social media che riferirsi a un pedofilo maschio che si identifica come trans chiamandolo “uomo” potrebbe comportare accuse di crimini d’odio. Da polizia a psicopolizia, il passo è breve. Forse i solerti agenti britannici si preparano a quello che succederà dopo le prossime elezioni, molto probabilmente vinte dal Labour, che ha già promesso di trasformare in crimine il riferirsi a una persona con il genere “sbagliato”, e fanno le prove da difensori armati dell’ideologia trans, intimidendo e molestando le donne critiche rispetto al genere per spingerle ad accettare le ortodossie woke. Ma quale distopia e distopia.

Foto di Clem Onojeghuo su Unsplash

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1 commento

  1. ANGELO CAMANZI

    Anche in Inghilterra la mamma dei cretini è sempre incinta. Con l’aggravante che i suoi troppo numerosi figli riescono ad avere dalla loro parte l’ordine costituito. Lo si è visto con il caso di Indi, fatta morire “per il suo miglior interesse”. Il problema, però, è quando l’idiozia diventa di massa, allargandosi ai medici e ai giudici, oltre che ai poliziotti e ad una società di calcio della quale i gusti sessuali dei suoi tifosi dovrebbe essere l’ultima preoccupazione. Siamno già al Grande Fratello di Orwell?

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