Tutti per l’Italia. Berlusconi e la grande coalizione. Casini ci sta. Bersani no
Tutti per l’Italia. Dell’idea, nei corridoi della politica, si parla da tempo, ma la novità – a quanto scrive oggi il Foglio – è che il Cavaliere ne avrebbe parlato esplicitamente con Angelino Alfano e Denis Verdini. L’esperienza di questi mesi di governo Monti (con lo spread in continuo ribasso e i sondaggi che premiano – per paradosso – un esecutivo che continua a chiedere sacrifici) hanno convinto l’ex premier che la formula è quella giusta. Quindi si va oltre il Pdl per tornare alla vecchia formula della Casa della Libertà, allargata a quei settori dell’ex centrosinistra (leggi: Api di Rutelli) e Pd (leggi: ala Letta e popolari) che ci stanno. Insomma lo schema, per dirla in rima, è “da Fioroni a Formigoni”.
Problemi.
1) Casini, per accettare, deve salvare la faccia e non tornare indietro rispetto al mantra degli ultimi due anni (“ok, ma senza Berlusconi”). Per questo, la proposta deve arrivare da Angelino Alfano, non dal Cavaliere.
2) La Lega. Berlusconi finge di tenere una porta aperta all’ex alleato in vista delle prossime amministrative, ma è chiaro che “Tutti per l’Italia” metterebbe fuori gioco il Carroccio. Infatti, per capire come hanno usmato la vicenda quelli del partito di Bossi, basta vedere la prima pagina della Padania oggi in edicola.
3) Bersani. Il segretario del Pd s’è subito affrettato a dichiarare che l’idea berlusconiana è fuori da qualsiasi tipo di ragionamento politico. Bersani ha il problema dell’ala sinistra del partito, quella più oltranzista e vicina alla Cgil. Sa che gran parte del suo elettorato non è moderato e teme la scissione. Ma deve decidersi. Pena rimanere seduto tra due sedie.
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