
Tutti a ridere della star che prende Chinaglia per santo. Italiani gente ingrata

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Cara Guia, se io fossi una donna spiritosa mi presenterei dicendo «Il mio papà è l’imperatore della Cina», che mi dicono essere un verso d’una canzone per bambini delle vostre parti. Ma non c’è una ragione al mondo per cui io debba sforzarmi d’essere spiritosa: il senso dell’umorismo è il rifugio delle povere disgraziate che non hanno ereditato tutte le mie qualità. Ho le gambe lunghe (sono figlia d’un’ex modella), un patrimonio sterminato (sono figlia d’un evasore fiscale), un marito belloccio (sennò cos’avevo le gambe lunghe a fare), e sono più sveglia e dotata di garbo di quasi tutti quelli che mi circondano: sembra una gara facile, ma nella terra dei ciechi si regna con un occhio (ho studiato i proverbi latini, mi hanno detto che sono utilissimi per darsi un tono in società). Dimmi tu perché dovrei fare la battutista: mica sono un aspirante presidente del Consiglio italiano.
Insomma, io e il mio papà siamo appena venuti in visita in questa vostra folkloristica provincia. Siccome siamo una coppia aperta, lui s’è portato la moglie e io mi sono portata il marito. Siccome noi saremo una terra di ciechi, ma voi siete tutti aspiranti comici, sono stati giorni d’inferno. Siamo andati dal Papa, e voi giù a sghignazzare perché io e la mia matrigna avevamo il velo nero: ma nessuno vi ha istruito, da piccoli, circa i protocolli delle visite di Stato? I vostri genitori non pensavano che un giorno potesse esservi utile sapere come ci si veste se si è parenti d’un capo di Stato e si va in Vaticano? Almeno a mettere la forchetta a sinistra e il coltello a destra ve l’hanno insegnato?
A proposito di cene. Dopo aver spostato educatamente del cibo nel piatto (quelle come me non mangiano, altrimenti diventiamo delle chiattone come Hillary e viene meno il nostro ruolo di donne, che non è solo partorire ma è soprattutto tornare in forma in tempo per l’uscita dalla clinica col pupo in braccio), in un colorito locale romano, ho ritenuto di dover fare small talk coi proprietari, che mi guardavano adoranti. C’era un tizio con le braccia al cielo, tra le foto sul muro. Quello di fianco lo conoscevo: mi preparo sempre sulle tradizioni indigene, era un santo che va molto di moda in Molise, mi avevano spiegato i consulenti della Casa Bianca, tal padre Pio, che sembra un po’ il nome finto d’un santo inventato da Woody Allen per un siparietto romano. Il tizio con le braccia al cielo però non era nei faldoni che mi avevano preparato, quindi ho cortesemente finto d’interessarmi e chiesto che santo fosse. Per tre giorni ho ricevuto rassegna stampa che irrideva la mia ignoranza. Pare sia un calciatore. Ora, a parte che il calcio nel nostro impero è uno sport da femmine, io vorrei vedere se ’sti squattrinati di italiani spiritosi, in un ristorante di Boston, riconoscerebbero una foto di Bill Buckner (prima che tu ti metta a googlare freneticamente: è un ex giocatore di baseball).
Il mio papà dice che qui non ci torniamo più, e che comunque la pasta la fate mezza cruda per risparmiare sul gas. E dire che io e mio marito, per venire qui prendendo l’aereo di venerdì notte, avevamo anche dovuto farci dare il permesso dal rabbino. Siete proprio degli ingrati.
Ivanka T.
Cara Ivanka, innanzitutto mi scuso da parte di quella categoria particolarmente buzzurra che sono i giornalisti romani. Essi purtroppo hanno nei ristoratori una fiducia smisurata: potrebbe dirtene delle belle un ex sindaco di Roma, sull’utilizzo dei ristoratori come fonti. Vorrei però sapere da te: cos’avete mangiato? Perché quelli con Chinaglia alle pareti (mi dicono fosse della Lazio, che non sono neanche sicura sia una squadra realmente esistente), quei ristoratori hanno detto «prosciutto e mozzarella», e insomma: ebrei ortodossi che non solo si fanno servire il maiale ma pure assieme ai latticini sarebbero una notizia.
Non che sia un genere che a me interessa (mica sono un giornalista romano), però forse meritava più che una citazione en passant tra una foto di celebrità e l’altra.
Foto Ansa
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