Negli scontri tra esercito e manifestanti sarebbero morte ieri 10 persone in Tunisia. Secondo fonti citate da France press, le vittime causate dalle forze armate che sparano ad altezza d’uomo sarebbero una cinquantina, secondo il governo 23. Le proteste sono cominciate il 17 dicembre a causa del caro vita e della disoccupazione. “Il torrente della rabbia popolare straripa sempre più in Tunisia, capitale compresa, e per la prima volta ieri, nel corso di una giornata particolarmente drammatica e sanguinosa, il regime del presidente Sine el-Abidine Ben Ali è parso al centro di un autentico assedio dagli effetti imprevedibili” (Avvenire, p. 5).
Diversi quartieri di Tunisi sono stati investiti dalle proteste, come nei giorni scorsi è successo con diverse città di altre regioni, come Sidi Bouzid e Kasserine. “In serata, lo stato di coprifuoco è stato decretato nella capitale fin nei sobborghi periferici e i punti strategici sono passati sotto il presidio di reparti dell’esercito. Quello stesso esercito su cui ormai è puntato il canocchiale della comunità internazionale e non solo. La rimozione lampo in giornata del capo di stato maggiore, il generale Rashid Bin Ammar, ha suscitato voci insistenti di manovre golpiste in corso fra i ranghi militari, […] che sarebbero stati puniti dal presidente perché non più solerti nella repressione” (Avvenire, p. 5).
Il presidente Ben Ali, in poche ore, ha dimesso il ministro dell’Interno Rafiq Haj Qasem e nominato al suo posto Ahmad Faria e fatto uscire di prigione tutti gli arrestati delle ultime settimane. “A fine giornata, il bilancio delle violenze restava incerto. Ma soprattutto a Tunisi, dove sarebbero morti almeno dieci manifestanti, non si vedeva nulla di simile dalla metà degli anni Ottanta, quando Ben Ali strappò il potere imponendo il pugno di ferro. In mezzo agli edifici saccheggiati, folle di manifestanti perlopiù giovani hanno investito le principali arterie, scandendo slogan feroci. […] Nelle stesse ore, nel capoluogo meridionale di Douz, gli agenti in tenuta anti-sommossa hanno sparato sulla folla, uccidendo almeno due manifestanti. Nella città turistica di Tozeur, una delle tante altre attraversate da proteste e con gli ospedali riempiti di feriti, il tribunale locale è finito in fiamme” (Avvenire, p. 5).
Ieri la comunità internazionale si è fatta sentire: l’Unione europea ha condannato la violenza «sproporzionata e inaccettabile» della polizia, mentre l’Onu ha reclamato «inchieste indipendenti».