
Togni (Tempi): «Giappone, danni minimi dal nucleare. La causa non è il terremoto ma lo tsunami» – Rassegna stampa/3
Paolo Togni, ex capo di Gabinetto del Ministero dell’Ambiente, esperto di energia nucleare e titolare della rubrica “Presa d’aria” su Tempi, parla della situazione nucleare del Giappone: «Dal punto di vista morale anche la morte di una sola persona è inaccettabile e non negoziabile con nessun Pil al mondo. Ma in Giappone è morto un tecnico per il nucleare e migliaia di persone per la caduta di dighe e deragliamento di treni. L’innovazione ha sempre comportato dei rischi».
I reattori 1 e 2 dell’impianto nucleare giapponese di Fukushima-Daiichi sono fuori pericolo, secondo la società che gestisce l’impianto ma c’è stata un’altra esplosione al reattore 3. Qual è la situazione?
Il Giappone ha 64 reattori. A causa del terremoto 11 si sono spenti automaticamente, altri hanno subito danni minimi. A causa del maremoto, e non del terremoto, sono rimasti senza alimentazione elettrica tre impianti. L’elettricità permette di mantenere attivi i circuiti di raffreddamento. A Fukushima il reattore ha resistito bene al terremoto, mentre lo tsunami ha fatto saltare i collegamenti elettrici. Da qui il problema.
Quali sono i rischi? Il governo giapponese ha evacuato 200 mila persone e un tecnico dell’impianto è morto a causa di un’esplosione.
La situazione non è di crisi. La quantità di radioattività fuoriuscita è minima e l’evacuazione è solo precauzionale e non perché ci sia un reale pericolo. Chi dice che adesso non potranno più mangiare verdura, dice un sacco di sciocchezze. I problemi ad un reattore hanno provocato la morte di un tecnico dell’impianto ma ci sono stati migliaia di morti causati dal maremoto. E’ chiaro che se una casa crolla, dei rischi ci sono ma sono connessi con le attività che facciamo. Dei treni sono scomparsi nel nulla, una diga è crollata e intere navi sono state spazzate via. Quanti morti sono stati causati da ciò?
Sono rischi che è accettabile prendersi?
Dal punto di vista morale la vita di una singola persona, come è successo in Giappone dove uno su 10 o 20 mila è morto per il nucleare, vale di più del Pil di un paese intero e del benessere di un’intera popolazione. Su questo non c’è dubbio. Però, da quando esiste il progresso, le innovazioni hanno sempre comportato dei rischi. In Italia, muoiono 5 mila persone all’anno per il traffico. Se obbligassimo tutti ad andare a cinque chilometri orari non ci sarebbero più morti. Ma chi oggi rinuncerebbe all’auto? E quante persone sono morte in incidenti aerei?
Il Giappone è all’avanguardia sulla tecnologia nucleare. Perché non è stato previsto nulla per fronteggiare un maremoto?
Le probabilità statistiche di un maremoto erano molto basse e non dimentichiamo che è quello che ha causato i problemi, non il terremoto. Contro uno tsunami non c’è difesa, sono dieci metri di acqua che ti vengono addosso a 700 chilometri orari: non puoi fare niente per bloccarla. Non si era mai verificato niente del genere prima d’ora.
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