Terremoto, gli sfollati ora sono 4500. La pioggia rallenta le operazioni
13.43: Sale il numero degli sfollati nelle zone colpite dal terremoto, soprattutto nel modenese dove diversi paesi sono stati gravemente danneggiati. «Sono cifre dinamiche ed in continua evoluzione. Al momento siamo arrivati – ha spiegato il direttore della protezione civile Emilia Romagna, Demetrio Egidi – a 4500 richieste di assistenza nelle strutture allestite sul territorio. E contiamo, nelle prossime ore, di raggiungere una capacita’ ricettiva per 5000 posti complessivi». Intanto la pioggia che si è abbattuta, senza sosta, la scorsa notte in Emilia Romagna e le basse temperature (8-9 gradi) non hanno di certo aiutato l’allestimento dei campi mobili. «È stata – ha spiegato Egidi – una prova di tenacia per tutto il sistema di assistenza. In mattinata è stata completata, in gran parte, la disposizione delle colonne mobili». Per garantire una maggiore efficienza nelle operazioni è stato chiesto l’aiuto anche di volontari da Bologna, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, Forlì e Rimini. Per quanto riguarda le priorità di intervento, la popolazione rimane al primo posto. «Le priorità – ha concluso Egidi – sono l’assistenza ai cittadini, le verifiche su infrastrutture, edifici e case e far ripartire le aziende che hanno riportato collassi strutturali. Per quanto riguarda la valutazione dei danni faremo i calcoli a bocce ferme». (AGI)
11.43: Sarebbero «davvero ingenti» i danni causati dal terremoto in Emilia Romagna secondo una prima ricognizione. Il ministro ai Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi, pur premettendo che «una quantificazione in termini di euro sia prematura», ha chiarito che «in ogni caso siamo nell’ordine di diverse decine di milioni di euro». A Milano per una visita alla mostra del Bramantino, Ornaghi ha spiegato che nel pomeriggio alle 15 ci sarà una «riunione per stilare la lista completa dei beni artistici lesi che – ha reso noto – sono numerosi». Non è prevista nelle prossime ore una visita del ministro Ornaghi nei territori terremotati avendo già domani il titolare dei Beni Culturali un impegno istituzionale a Cannes per la promozione del cinema italiano. Per quanto riguarda, invece, la fase della ricostruzione, a chi gli riportava gli appelli a non replicare l’esperienza dell’Aquila, Ornaghi non ha nascosto che «ci sarà sempre il problema delle risorse. Bisogna tenere conto dei vincoli e delle risorse disponibili in questo momento – ha spiegato -. Non c’è un modello astratto, ma uno incrementale sulla base del quale decideremo in forza delle priorità». (AGI)
10.51: Sono migliaia le persone che da ieri si sono rivolte nei centri di accoglienza organizzati nelle scuole e nel palazzetto dello sport di Mirandola, in provincia di Modena. Oltre ai dormitori provvisori allestiti nelle scuole, i volontari della protezione civile stanno montando le tende, sotto una pioggia che non accenna a smettere. Secondo quanto riferisce il Comune la nuova tendopoli, montata nel campo sportivo, potrà accogliere circa 500 posti letto, che si sommerebbero a quelli nelle scuole. Il Comune però vorrebbe mantenere i posti nelle scuole solo per i prossimi giorni, fino a quando non verranno fatte le verifiche di agibilità in tutti gli edifici. Intanto la gente si affolla nei centri di accoglienza. In quello della scuola Montanari di Mirandola, dalle prime ore di questa mattina si è formata la fila all’esterno dell’edificio. All’interno si raccolgono le segnalazioni sui danni e si prendono i nominativi per il campo. Per lo più si tratta di persone che hanno passato la notte in macchina e che non vogliono tornare nelle loro abitazioni per paura o perché lesionate. I volontari riferiscono anche di persone arrivate dai comuni di San Felice e Finale che affermano di non aver trovato posto nei punti di accoglienza in quei comuni. (AGI)
10.34: Cresce il numero degli sfollati: «Ai 3000 senza casa che avevamo calcolato inizialmente – spiega Demetrio Egidi, il capo della Protezione civile regionale – se ne sono aggiunti un’ottantina nel Ferrarese e circa 300 nel Bolognese. Poi ci sono quelli della provincia di Modena tra Finale Emilia, Mirandola e altri posti vicini». Continua il lavoro di assistenza nonostante la pioggia, che rende tutto più difficile. Un centro d’accoglienza è stato allestito nel bolognese, a Crevalcore, in una struttura fissa occupata ora in gran parte da extracomunitari.
È proseguito per tutta la scorsa nottelo sciame sismico precedente e succcessivo al terremoto di magnitudo 5.9 che alle 4.03 di ieri ha colpito la pianura padana emiliana, provocando la morte di sette persone e numerosi crolli di edifici. Nelle ultime 24 ore sono state avvertite oltre cento scosse, l’ultima alle 7.24 di oggi, di magnitudo 2.5. Dopo il sisma 5.9 Richter, la replica più forte è avvenuta alle 15.18 di ieri, con magnitudo 5.1, che ha provocato altri crolli. Delle oltre 100 repliche, sei sono state di magnitudo compresa tra 4 e 5; una trentina di magnitudo tra 3 e 4, le altre di magnitudo inferiore.
La cronaca di ieri: ore 4.04, la terra trema. Una lunga e intensa scossa di terremoto, della forza di poco inferiore a quella che il 6 aprile 2009 distrusse L’Aquila, fa “saltare” una bella fetta di nord Italia. Una ventina di secondi a magnitudo 6, che squarciano la notte da Milano a Venezia, da Torino a Trieste, da Bolzano a Bologna. L’epicentro viene registrato proprio in Emilia-Romagna – la Regione che già a gennaio era stata “strattonata” per ben due volte da altrettanti terremoti – tra le province di Modena e Ferrara. Un fazzoletto di terra in cui si scatena l’inferno, con le case che si piegano come ramoscelli e gli edifici storici che non reggono l’urto. Il bilancio è drammatico e costringe il presidente del Consiglio, Mario Monti, a rientrare in anticipo dagli Stati Uniti. I morti sono sette, sei dei quali nel Ferrarese e uno in provincia di Bologna, una cinquantina i feriti lievi nel Modenese, tra cui un vigile del fuoco, e circa tremila sfollati che dovranno trascorrere la prossima notte in albergo o nelle tendopoli allestite dalla Protezione civile, sotto un cielo livido di pioggia. Incalcolabili al momento i danni, per i quali martedì il Consiglio dei Ministri dichiarerà lo stato di emergenza, mentre si susseguono le scosse dello sciame sismico.
Tra le tante, una di magnitudo 3.3 alle 5.35, un’altra di 2.9 alle 5.44, poi l’altra “botta” delle 15.18 che fa salire la scala Richter fino a 4.1, provoca nuovi crolli e semina altra paura tra le popolazioni già terrorizzate. La macchina dei soccorsi si mette subito in moto, suscitando il vivo apprezzamento del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, che ha espresso la propria solidarietà alle comunità coinvolte e la sua commossa partecipazione al dolore delle famiglie delle vittime, mentre Papa Benedetto XVI nel Regina Coeli implora “la misericordia di Dio per quanti sono morti e il sollievo nella sofferenza per i feriti”. Quattro delle sette vittime sono operai, caduti sotto le macerie delle loro fabbriche, a Sant’Agostino e Bondeno, nel Ferrarese, mentre stavano per terminare il turno del sabato notte. Vite spezzate sotto le macerie di quelle fabbriche che sono l’anima e il cuore dell’economia emiliano-romagnola. Come la Ceramica Sant’Agostino in cui hanno perso la vita Leonardo Ansaloni, 45 anni, e Nicola Cavicchi, di dieci anni più giovane. Vittima della sorte, quest’ultima: doveva andare al mare, ma poi le nuvole e la pioggia lo hanno convinto a sostituire un collega malato. E poi ancora Gerardo Cesaro, 57 anni, morto alla Tecopress di Dosso, frazione di Sant’Agostino, una fonderia che produce a ciclo continuo, e Tarik Nauch, operaio marocchino di 29 anni morto alla Ursa, azienda di polistirolo espanso a Bondeno, dove progettava di portare la moglie sposata da poco.
Le loro storie si intrecciano a quelle di due anziane della provincia di Ferrara: Nevina Balboni, 103 anni il prossimo giugno, morta nel suo casolare di campagna, tra San Carlo e Sant’Agostino, colpita alla testa dai calcinacci; e Anna Abeti, 86 anni, che si è sentita male dopo la forte scossa di terremoto della scorsa notte ed è deceduta dopo il ricovero all’ospedale a causa di un ictus. Ed è una donna, ma questa volta di appena 37 anni, la settima vittima: Gabi Ehsemann, questo il suo nome, si era trasferita in Italia a gennaio, per lavorare alla Carpigiani, storica azienda di macchine da gelato di Anzola dell’Emilia. Il suo cuore non ce l’ha fatta a sopportare la grande paura che il terremoto si è portato dietro come un’ombra. Ora la priorità va alle persone, come ha sottolineato ieri il Capo della Protezione Civile, prefetto Franco Gabrielli, che accompagnato dal presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani si è recato prima in provincia di Ferrara e poi in quella di Modena. «La nostra priorità assoluta è quella di dare assistenza alle persone e di fare in modo che possano passare la notte in condizioni accettabili», ha sottolineato Gabrielli.
Il peggio, del resto, potrebbe non essere ancora alle spalle. «A grandi scosse, poi ne seguono altre – ha osservato Gabrielli -. Non necessariamente quella della notte scorsa è la più grande. Bisogna essere cauti: sui terremoti non si fanno previsioni e non si approccia il problema con superficialità e impropria rassicurazione». E mentre la colonna mobile della Protezione Civile ha predisposto le prime tende, vanno avanti le verifiche strutturali, per consentire le quali domani nei comuni più colpiti rimarranno chiuse le scuole. Un lavoro lungo e difficile, come quello per la predisposizione delle prime misure d’emergenza, dalla sospensione dei pagamenti delle tasse agli ammortizzatori in deroga. La speranza, in queste ore drammatiche, ha il volto della piccola Vittoria: per due ore è rimasta sotto le macerie della sua cameretta e quando i vigili del fuoco, allertati da un ping pong di telefonate partito da New York, l’hanno salvata non aveva neppure un graffio.
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