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Te Deum laudamus per chi crede nella politica dell’impossibile

Dopo due stupendi Family Day è giunto il tempo di portare nelle istituzioni persone che difendano la famiglia e la libertà educativa

Massimo Gandolfini
16/01/2018 - 3:00
Società
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Anticipiamo il Te Deum scritto per il primo numero del mensile Tempi da Massimo Gandolfini

Le nostre giornate sono talmente convulse, piene di problemi da affrontare, quesiti cui dare risposta, strategie da immaginare per conseguire qualche risultato positivo, enigmi da sciogliere, conti – economici e non – da far quadrare, che è assai facile intessere lamentazioni di ogni genere e terribilmente difficile trovare spazi di ringraziamento. Gratitudine. Parola in disuso, nel lessico e ancor più nella concretezza della vita. Oggi si ama dire: “Mi sono fatto con le mie mani e non devo dire grazie a nessuno”. La relazione è negata, la solidarietà è parolona ad effetto per gli ingenui, perché nella pratica è solo l’Io che conta, cresce, si alimenta, si ipertrofizza. L’ossessione narcisistica dilaga, dal personale al sociale, esigendo diritti osceni e pretendendo norme che li tutelino, dal diritto al suicidio al diritto al figlio. Non si può spiegare altrimenti la follia sociale dei nostri tempi. Pensate solo quarant’anni fa, in mezzo a un corteo anticapitalista che sfila davanti alla Sorbona o alla Statale di Milano, se si fosse alzato uno slogan del tipo “Affittasi utero al miglior offerente!”, con la manina alzata di un senatore della Repubblica che coglie al volo l’occasione: un urlo si sarebbe levato a condanna del “servo dei padroni”, “sfruttatore delle masse proletarie”, “carogna degno solo della fogna”. È doloroso constatare che solo dopo pochi anni, gli eredi ideali di quel mondo proletario e rivoluzionario si sono beatamente accomodati nei salotti radical-chic, nei talk show, nelle redazioni dei giornali, nei dibattiti della cultura che fa tendenza, nel mondo della scuola e – ahimè – purtroppo nelle aule parlamentari a disquisire di “nuovi diritti civili”. Nuovi, appunto. Nuovi perché senza consistenza morale, antropologica e sociale, ma frutto solo dell’ipertrofia dell’io assoluto, nuovo moloch, nuovo totem, nuovo dio che non ammette opposizioni.

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Certamente, guardando a questo biennio 2016-2017 non ci mancano occasioni di amarezza e di delusione. Come fu nel 1978, quando vivemmo il dolore di una legge iniqua che sancì la soppressione legale, di Stato, della più debole e indifesa delle vite approvata con voti di sedicenti parlamentari “cattolici” – poveri sprovveduti, ossessionati dall’idea che non si possono negare “diritti” a coloro che non credono, come se la difesa della vita nascente, debole e vulnerabile, fosse un dovere solo di alcuni religiosi, e non un valore umano universale –, anche in questi mesi abbiamo assistito ad altri passi nella folle corsa verso la “rottamazione” della società civile: divorzio breve e divorzio express, unioni civili, eutanasia, educazione gender nelle scuole, legittimazione di fatto di compravendita di bimbi con la fecondazione assistita e l’abominevole pratica dell’utero in affitto. E laddove il legislatore non ha osato – o non ha fatto in tempo ad arrivare – ci ha pensato la giurisprudenza “creativa”.
Ora l’anno è giunto alla fine e anche la XVII legislatura è finalmente arrivata al traguardo. Si affaccia un anno nuovo, solare e politico, e mentre sul primo abbiamo poco da dire, sul secondo abbiamo il dovere di fare tanto. Prima di chiudere, il Te Deum ci costringe a uscire dalle lamentazioni, a smettere di leccarci le ferite o piangere su ciò che si poteva fare e non si è fatto, per guardare a quel tanto o poco che di vero Bene c’è stato e che magari abbiamo collaborato a rendere possibile.

Cittadinanza attiva e militante
Personalmente sono certo che non troverò mai parole adatte e sufficienti per ringraziare la Divina Provvidenza che ha reso possibile due “stupendi” Family Day e la nascita – da questi e grazie a questi – di un grande movimento interno alla società civile, fatto di famiglie, uomini e donne di ogni ceto sociale, di cultura e di religioni diverse, di ogni età, di elettori di partiti differenti che hanno aperto gli occhi e hanno preso coscienza che la distruzione della famiglia e del tessuto dell’umano in cui viviamo ogni giorno sta portando la nostra società, le nostre vite, le vite dei nostri figli e nipoti verso un baratro da cui non si può trarre altro che male. Dissoluzione dei rapporti parentali, indifferentismo sessuale, orientamento di genere a piacere, diritto al suicidio, legalizzazione delle droghe, denatalità, aborti legali – chirurgici e chimici – partita doppia di compravendita di bimbi, non sono leggi civili. Soprattutto, non sono “diritti”, nella misura in cui un diritto nasce per tutelare un bene! Azioni di fatto malvagie non assurgono alla categoria di bene solo per il fatto che uno Stato le legalizza. Semmai diventano un male accessibile e legalizzato che, radicandosi nel costume, si mimetizza, si normalizza, diventa quotidianità, e contagia intere generazioni.

Il popolo dei Family Day ha capito tutto questo e ha deciso di far sentire la sua voce: cittadinanza attiva e militante, che ha risposto all’appello alzandosi in piedi, come auspicava san Giovanni Paolo, in difesa della vita e della famiglia. Come non essere grati per tutto questo! Come non sentire rinascere un moto di speranza che i brutti passaggi appena elencati sembravano aver soffocato?

Dopo la caduta del Muro
È chiaro che il lavoro che ci attende è enorme. Non vogliamo fare un nuovo partito. Vogliamo assumerci la sfida – difficile, difficilissima, enorme – di “contagiare” la politica dei partiti con la nostra “politica dei princìpi”. Portare nostri uomini e donne, leali e onesti, nelle istituzioni perché promuovano e sostengano politiche concrete – culturali ed economiche – a vantaggio della vita, dal concepimento alla morte naturale, in contrasto con il gelo demografico e le derive omicidiarie legalizzate, della famiglia, papà mamma e figli, del diritto alla libertà educativa dei genitori.

Il lavoro, come detto, è grande e il tempo è davvero poco. Le elezioni che daranno all’Italia un nuovo parlamento e un nuovo governo sono alle porte. Stiamo lavorando con tutti i partiti che assumono nel proprio programma queste istanze e candidano nostri rappresentanti nelle loro liste. A lavoro compiuto – come da quasi due anni stiamo promettendo – indicheremo al popolo del Family Day partiti, liste e candidati che in qualche misura ci rappresentano, avendo possibilità concrete di giungere al governo del paese, senza dispersioni di voti che fanno solo il gioco del nichilismo pragmatico del M5S o dell’ideologismo senza valori di Pd e compagnia a sinistra.

All’indomani della caduta del muro di Berlino, una mano ignota scrisse alcune parole in cui credo fermamente e che ritengo consone al caso nostro: «Gli innocenti non sapevano che era impossibile. Per questo lo fecero».
Te Deum laudamus, te Dominum confitemur. Grazie anche a tutti coloro che hanno risposto al nostro appello e che continuano a sostenerci, dandoci conforto, fiducia, coraggio. Buon anno nuovo.

Foto Ansa

Tags: gandolfiniGiovanni Paolo IIte deum
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