«Mettere a tacere i cannoni è la priorità», la crisi in Siria non si risolve «con con una intensificazione militare del conflitto armato, ma con il dialogo e la riconciliazione». Così l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, ha parlato durante la 63ma sessione del Consiglio per i diritti umani. Monsignor Tomasi ha aggiunto che «il popolo siriano ha già pagato troppo e la sofferenza indicibile dei siriani non deve essere ignorata da nessuna delle parti in causa. Tutti sono chiamati ad agire ora per la pace, la ricostruzione e un nuovo inizio delle relazioni umane basato sui diritti umani e l’interesse comune della famiglia umana».
SIRIA E ISRAELE. La guerra civile in Siria, che va avanti da oltre due anni e che ha già causato la morte di 80 mila persone, è però sempre più lontana dalla sua soluzione. Ieri il presidente siriano Bashar al-Assad ha dichiarato alla tv vicina ad Hezbollah al-Manar che i russi hanno già rifornito il regime di una parte dei missili S-300 promessi, con sistema terra-aria di grande potenza. Tel Aviv, temendo che i missili possano finire anche nelle mani di Hezbollah, l’organizzazione terrorista libanese che combatte a fianco di Assad in Siria e ha come obiettivo la distruzione di Israele, ha reagito affermando che se necessario agirà per prevenire che i missili vengano usati contro di loro.
RIBELLI E PACE. Dopo essersi diviso, il fronte dei ribelli ha annunciato che non parteciperà alla conferenza internazionale sul conflitto siriano, che ha lo scopo di trovare una via pacifica alla risoluzione della guerra e che si terrà il prossimo 5 giugno a Ginevra alla presenza dei rappresentanti di Stati Uniti, Russia e Onu.
CRIMINI DI GUERRA. A gettare nuove ombre sulla possibilità di armare i ribelli sono arrivate anche le parole di Paulo Pinheiro, membro del comitato indipendente dell’Onu incaricato di indagare sui crimini di guerra e le violazioni dei diritti umani in Siria. «Si è detto che i ribelli sono angeli, ma solo una minoranza di loro vuole la democrazia in Siria. La maggioranza ha altre aspirazioni». Secondo Pinheiro, «è molto complicato distinguere tra buoni e cattivi ribelli» e gli «orribili crimini» commessi, incluse uccisioni e torture, durante questi due anni di guerra sono da attribuire sia ai ribelli sia ad Assad, che, precisa, ne ha commessi però la maggior parte.