Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha deciso di adottare pesanti sanzioni contro il leader siriano Bashar Assad e i suoi più stretti collaboratori per abuso dei diritti umani. “L’atto della Casa Bianca «ha bloccato le proprietà di alti funzionari del governo della Siria» impedendo da subito transazioni, donazioni e movimenti finanziari, con il risultato di congelare tutti i beni di Damasco sul territorio americano” (Stampa, p. 15). La decisione è stata presa in risposta a «attacchi contro i manifestanti, arresti, repressione dei cambiamenti democratici e l’esecuzione di numerose persone» da parte del presidente Assad in Siria.
Washington con una misura analoga a quella adottata nei confronti di Muammar Gheddafi, ha deciso di colpire tutti i massimi vertici istituzionali del governo di Damasco, indicandoli come diretti responsabili delle violenze contro i civili che hanno causato centinaia di vittime in Siria. Oltre ad Assad, le sanzioni colpiscono il vicepresidente Farouq al-Shara, il premier Adel Safar, il ministro degli interni Mohammad Ibrahim al-Shaar, il ministro della difesa Ali Habib e due capi dell’intelligence siriano.
Finora Barack Obama aveva ritenuto possibile una svolta riformista e non aveva mai direttamente chiamato in causa Assad, ma “di fronte a un bilancio di vittime che ha superato le 800 persone, il vicesegretario al Tesoro David Cohen, responsabile per la lotta al terrorismo, spiega che l’intenzione è di «far capire al presidente Assad e al suo regime che devono porre immediatamente fine all’uso della violenza contro i civili, rispondere alle richieste della popolazione di avere un governo più rappresentativo e dare inizio a un significativo processo di riforma»” (Stampa, p. 15).