Simone: Dio è morto e anche noi non stiamo bene. Ma si risorge

Di Antonio Simone
20 Agosto 2012
«Se all’uomo la giustizia è possibile, allora Dio non serve. Che lo Stato possa garantire la speranza è ridicolo». Trentaseiesima lettera da San Vittore.

Trentaseiesima lettera inviata a tempi.it da Antonio Simone, detenuto nel carcere di San Vittore a Milano. Qui trovate le lettere che monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, e Mimmo, ex compagno di cella, hanno scritto a Simone (la lettera di Negri può essere sottoscritta). Qui l’intervista di Simone al Corriere della Sera.

Sapete come si chiamava prima, anni fa, il ministero della Giustizia? Ministero di Grazia e giustizia! Poi un noto cattolico, giudice e poi presidente della Repubblica, tolse la “Grazia” e con questo anche il senso della giustizia.

Cosa può mai essere la giustizia senza la grazia? Senza la grazia, senza il dono gratuito che ti può salvare, senza un di più da te impossibile ma a te donato, resta la giustizia senza la grazia, senza Dio, cioè senza il primo segno del rapporto tra Dio e l’uomo: la misericordia, il perdono. Resta l’asfittica lotta ideologica di uomini che attraverso la giustizia senza Dio operano una lotta per il potere, proprio o ideologico, per il dominio su altri perché inferiori, non giusti.

Ma senza il presentimento del destino è facile sentirsi Dio. E che dire di chi può decidere della tua libertà? Di chi va al mare sapendo che statisticamente e scientificamente dei 65 mila reclusi 14 mila sono detenuti in attesa di giudizio (privati della libertà) e 7 mila saranno dichiarati innocenti?

Se all’uomo la giustizia è possibile, allora Dio non serve. Questo è il frutto della giustizia possibile solo perché Dio è morto. E sapete qual è il motto della polizia penitenziaria, i famosi secondini che qui chiamiamo assistenti? “Garantire la speranza è il nostro dovere”.

Verrebbe da ridere e piangere nello stesso momento, e quindi è una cosa seria. Che un corpo dello Stato, in sostanza lo Stato, possa “garantire la speranza” in una società dove Dio è morto, o meglio venduto all’immaginazione e sostituito da mille dei (in primis il proprio pensiero), appare ridicolo. Che invece la Chiesa (prosecuzione della corporalità-umanità di Cristo nella storia) possa ancora essere fattore di speranza nel mondo appare commovente.

Ma al potere servono gli “indignados” e io sono qui a San Vittore a raccontare chi ha dato il senso al mio fare e della speranza come ipotesi positiva su tutto ciò che vive. Difatti la canzone Dio è morto, che si cantava anche nelle chiese, finiva come sempre a riaffermare che se Dio muore è per tre giorni e poi risorge.

Antonio Simone

Lettere precedenti:

35. Cosa ci sostiene? La coscienza di essere voluti

34. Ho cambiato cella e raggio. E la porta è aperta

33. «Scusa. Sono un pirla. Ti amo» 

32. Quel che ho ricevuto in dono e non riesco a trattenere

31. San Francesco riletto da noi carcerati

30. Il segreto (rivoluzionario) del nuovo compagno di cella

29. Quando Repubblica mi chiederà scusa?

28. La preghiera non è superstizione, ma domanda

27. Leggere “L’annuncio a Maria” dietro mura alte 5 metri

26. Sono un corpo sequestrato perché non dico “tutto”

25. Devo mentire su Formigoni per uscire?

24. L’autolesionismo e una domanda: perché fare il bene?

23. Il carcere può esser casa se l’orizzonte è l’infinito

22. Per le vostre preghiere ho vergogna e vi ringrazio

21. Il gioco dei 30, 50, 70, 100 milioni

20. Lo sciopero della fame, i cani e la spending review

19. Sciopero della fame. Appello da San Vittore

18. Che me ne faccio del prete in carcere?

17. In carcere l’Italia gioca in trasferta e comandano gli albanesi

16. Leggo Repubblica solo per capire se posso chiedere i danni

15. La mia speranza (cosa disse don Giussani nel 1981)

14. Ikea festeggia la condanna definitiva. Festa con incendio

13. «Che differenza c’è tra me e voi fuori? Nessuna»

12. «Sono di Cl non perché sono giusto. Ma per seguire una via»

11. «Amico, posso diventare anche io di Comunione e libertà?»

10. Gli scarafaggi, il basilico e l’urlo nella notte

9. Mi dimetto da uomo. Meglio essere un porco

8. Cresima in carcere con trans. Sono contento

7. Repubblica mi vuole intervistare. Ok, ma a due condizioni

6. In quel buio che pare inghiottirmi, io ci sono

5. La rissa e l’evirazione. Storie di ordinaria follia a San Vittore

4. Io, nel pestaggio in carcere con cinghie e punteruoli

3. «Ezio Mauro, se vuoi farmi qualche domanda, sono pronto»

2. Anche da un peccato può nascere un po’ più di umanità

1. Lettera dal carcere di Antonio Simone. Con una domanda a Repubblica

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