Questa mattina Il Giornale pubblica in prima pagina uno sfogo di Silvio Berlusconi sotto forma di lettera. L’ex premier si rivolge al quotidiano di famiglia per raccontare tutta la sua amarezza nei confronti della giustizia italiana e in particolare contro i pm di Milano, che nella requisitoria di ieri nel processo Mills hanno chiesto per lui la condanna a cinque anni di prigione. «Al termine di una vita di lavoro indefesso sia nella mia professione di imprenditore e in seguito nell’impegno politico – scrive Berlusconi – sono trattato peggio di un delinquente, con accuse che non trovano corrispondenza nei fatti e che sono state smentite nel corso del processo dibattimentale».
Per il Cavaliere, che ieri aveva rinunciato a prendere parte all’ennesima udienza, «la decisione di impegnarmi nella vita pubblica, cercando di trasformare e di cambiare l’Italia, non mi è stata mai perdonata da tutti quei poteri che si sono visti insidiati nei loro interessi e nelle loro ambizioni. Quello che più mi amareggia in questo momento è di constatare fino a che punto la giustizia può essere piegata a pregiudizi di carattere politico e ideologico». Una mala giustizia «che sembra non rispondere più alle leggi, ai principi fondamentali del nostro ordinamento liberale, alle prove ai fatti che emergono nello stesso procedimento», un incubo che genera un’incredibile sofferenza. Berlusconi ha poi concluso il suo sforzo ringraziando la famiglia e gli amici che lo consoscono e lo sostengono in questa battaglia che continua al solo scopo «del riconoscimento pieno della mia totale estraneità a quanto mi viene addebitato».