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Si fa presto a dire “regime change” in Iran

Di Claudio Fontana
22 Giugno 2025
Le bombe israeliane non hanno risvegliato i movimenti di protesta, ma l'orgoglio nazionale anche di quegli iraniani che odiano il regime. E non è detto che uccidere Khamenei convenga a Tel Aviv
Manifestazione a Teheran, capitale dell'Iran, a favore del regime dell'ayatollah Ali Khamenei
Manifestazione a Teheran, capitale dell'Iran, a favore del regime dell'ayatollah Ali Khamenei (foto Ansa)

Come avviene ogni volta che in Iran si assiste a una qualsiasi manifestazione di dissenso (dall’Onda Verde alle proteste per l’uccisione di Mahsa Amini) o di disaffezione (la scarsa affluenza alle elezioni per esempio) nei confronti di un regime brutale e autoritario quale è la Repubblica Islamica, anche in questi giorni si sono diffuse rapidamente speculazioni sull’imminente caduta degli ayatollah. A spingere in questa direzione c'è Benjamin Netanyahu, il quale è passato da un pur ambizioso obiettivo di azzerare il programma nucleare a quello di favorire il cambio di regime in Iran.
Vista la titubanza di Donald Trump a intervenire, nelle ultime ore il primo ministro israeliano ha abbassato il tiro, dicendo che il rovesciamento della Repubblica Islamica può essere un risultato dell’azione israeliana ma non è l’obiettivo perseguito con l’operazione Rising Lion.
Il regime change in Iran è difficile
Netanyahu è consapevole che per la cacciata di Khamenei e compagni non possono bastare gl...

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