Fabio Fazio e Luciana Littizzetto ieri sera hanno dato il via alla 63esima edizione del Festival di Sanremo. Una partenza premiata dagli ascolti: 48,28 per cento di share nella fascia oraria dalle 20,46 alle 24,33 e il 47,61 per cento nella seconda parte, con una media di circa 13 milioni di telespettatori. Niente male per un festival partito con le mani avanti a suon di crisi, spending review, risparmio, zero vallette e la novità delle due canzoni. Ecco la serata d’esordio voto per voto.
FABIO FAZIO, voto 4: Proprio non ce la fa il conduttore di Che tempo che fa ad abbandonare i buoni sentimenti del Mulino Bianco. Non abbandona nemmeno la divisa indossata ogni sera, non cede al fascino dello smoking per prediligere la tenuta da bodyguard di Ambercrombie senza purtroppo averne il fisico. Le gag con Lucianina sono sempre le solite e a sorridere sono in pochi. Imbarazzante la presentazione della seconda canzone di Marco Mengoni, primo concorrente in gara, che deve suggerirgli la risposta. La seconda brutta figura la fa con Ilaria d’Amico, bellissima conduttrice Sky che gli fa notare che la sua trasmissione ha un nome, come tutte del resto.
LUCIANA LITTIZZETTO, voto 5: Impossibile da reggere per un’intera serata. Il look è azzeccato per carità, tutto il resto molto meno. La letterina iniziale è spenta, l’interazione con cantanti e ospiti lascia molto a desiderare e questa necessità impellente di dire parolacce ha stancato. Come annunciatrice di canzoni fa il suo dovere, ma niente di più e niente di meno di Belen Rodriguez ed Elisabetta Canalis, farfallina a parte.
MAURIZIO CROZZA, voto 5: Una performance macchiata da un episodio degno dell’aspirante e finto suicida di baudiana memoria. Non fa ridere con l’imitazione di Silvio Berlusconi e non riesce a reagire quando gli urlano di andare via. Arriva nonno Fazio e tenta di placare gli animi dei due “burloni” seduti tra il pubblico. La simpatia per l’evidente imbarazzo di Crozza scompare però davanti all’incapacità di far ridere, nonostante la sua imitazione di Ingroia si una delle migliori mai studiate dal comico genovese.
SCENOGRAFIA, voto 8: Finalmente una scenografia degna di questo nome, originale senza peccare di pacchianeria. Brava la sua creatrice, Francesca Montinaro. Bella l’idea di mettere i musicisti in posizione fluttuante, speriamo solo che nessuno soffra di vertigini. Qualcuno però nota l’assenza di fiori. Signori, purtroppo c’è crisi.
ANNUNCIATORI, voto 5: A cosa servono non si sa, ma ce ne sono tantissimi. Marco Alemanno, le sorelle Parodi, Valeria Bilello, Ilaria D’Amico, Vincenzo Montella e chi più ne ha più ne metta. Hanno il dovere di annunciare la canzone vincitrice tra le due interpretate dal cantante in gara. Sforzo richiesto, cinque secondi, numero di camerini, almeno dieci. Più la spesa che l’impresa.
OSPITI, voto 6: La sufficienza va data per l’impegno. Il primo a salire sul palco è Felix Baumgartner, che era decisamente più bello con la tuta da saltatore spaziale piuttosto che con l’improbabile completo color amaranto. Come da tradizione, l’ospite straniero ci ricorda quanto siano penose le domande dei conduttori tutti e Fazio non fa certo eccezione. La coppia gay che racconta il suo amore e il matrimonio a New York si annovera tra i non classificabili, per scarsità di interazione. Toto Cotugno e l’Armata Rossa regalano un momento classicamente sanremese.
CANZONI, voto 7: Piacevoli al primo seppur confuso ascolto. Daniele Silvestri in grande spolvero con entrambi i pezzi, Chiara Galliazzo, vincitrice di X Factor, mette in luce il suo talento nonostante l’abbigliamento poco azzeccato, Raphael Gualazzi ha due belle canzoni ma manca un po’ di voce. Maria Nazionale di nazionale continua ad avere poco. Mengoni non urla più e questa è un’ottima notizia.
NUOVO REGOLAMENTO, voto 3: Il voto più basso del Festival se lo aggiudica il nuovo regolamento. Completamente sbagliata la scelta delle due canzoni, che dilata eccessivamente i tempi. Lo strumento delle votazioni è complesso e antipatico: come può il pubblico da casa decidere all’istante quale canzone promuovere? Fazio, prendi esempio da Il Gattopardo: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi».