Sallusti (Giornale): «Vi spiego perché l’azione del governo in Libia è efficace» – Rassegna stampa/3

Di Redazione
24 Marzo 2011
Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, legge per Tempi le notizie più importanti di oggi: «Il governo si è mosso in tre fasi: riportare a casa sani e salvi tutti gli italiani che vivono in Libia, difendere gli interessi economici del nostro paese e convincere Gheddafi a trattare. E questo lo può fare solo Silvio Berlusconi»

Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, ha selezionato per Tempi le notizie più interessanti della giornata: «Il governo ha titubato a schierarsi all’inizio della rivolta libica per riportare a casa sani e salvi gli italiani. Adesso l’Italia è entrata in guerra per difendere i suoi interessi e cambiare il corso di questa operazione militare. L’obiettivo attuale è convincere Gheddafi a cessare il fuoco, solo Berlusconi, amico personale del leader libico, può riuscirci».

La guerra in Libia ha raggiunto il sesto giorno: l’Italia dopo essersi dimostrata titubante ha cominciato a prendere parte alle operazioni.

Il governo si è mosso apparentemente in modo confuso ma in realtà ha portato avanti una strategia chiara che io dividerei in tre fasi. La prima era volta a riportare a casa sana e salva la comunità italiana che vive in Libia, circa duemila persone. Per questo all’inizio il governo ha mantenuto i toni bassi e così sono potuti rientrare tutti senza rischi. La seconda fase consisteva nella difesa dei fortissimi interessi italiani in Libia. Noi non avevamo alcuna intenzione di fare la guerra alla Libia ma non potevamo neanche restarcene in disparte davanti ad alcuni componenti dell’alleanza, come Francia o Gran Bretagna, che dietro i motivi umanitari mirano a mettere le mani sulla Libia, e quindi sugli interessi dell’Italia. Noi, infatti, a livello energetico, ma non solo, collaboriamo in modo molto stretto con il paese nordafricano. Quindi siamo entrati in questa missione militare per condizionarne lo sviluppo: già abbiamo ottenuto il comando della missione navale, ora dobbiamo far passare quello politico alla Nato.

Qual è la terza fase?

Consiste nel fare da mediatori per portare la pace in Libia. Silvio Berlusconi è l’unico, e non lo dico senza fondamento, che può tentare di portare a termine questa operazione in forza di un rapporto personale molto stretto che ha con Muammar Gheddafi. Solo Berlusconi può riportare il Colonnello alla ragione perché in politica, si sa, i rapporti personali contano più delle bombe. Finora le azioni del governo sono state efficaci.

L’opposizione ha criticato la mozione proposta dalla maggioranza in Senato.
Ha fatto un errore grave: non si mischia l’antiberlusconismo o l’antileghismo in queste situazioni, che sono gravi. Bersani dimostra la sua debolezza e mancanza di personalità. Poi, entriamo nel merito delle obiezioni: si sono lamentati che il governo abbia inserito nella mozione sulla Libia il problema dei clandestini. E’ una follia. Non è essere razzisti chiedere che anche l’Europa si faccia carico di tutti i clandestini che stanno arrivando in Italia. E non parliamo di rifugiati, perché la maggior parte viene dalla Tunisia dove adesso non c’è la guerra.

Ieri Francesco Saverio Romano ha giurato al Quirinale ed è diventato ministro dell’Agricoltura. Alla sua nomina è seguita una nota molto dura del Colle che sottolinea l’inopportunità politica di sceglierlo come ministro a causa di procedimenti in corso a suo carico. Non si era raggiunto l’accordo sulla sua nomina?
Giorgio Napolitano ritiene che le indagini in corso sul ministro Romano rendano inopportuna la sua nomina. Questo governo è garantista, l’ha dimostrato più volte e lo fa ancora. Ci sono diversi ministri sotto inchiesta, addirittura il primo ministro, Berlusconi, è accusato ma questo non ha impedito agli italiani di votarlo ed eleggerlo presidente del Consiglio. Fino a prova contraria, anche un politico è innocente. Addirittura c’è un pm che ha chiesto l’assoluzione di Romano. Poi è vero che è il capo dello Stato che nomina i ministri, ma ovviamente ci si mette d’accordo. In questo caso, Napolitano ha perso il braccio di ferro con il governo.

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