Rutelli: «No a barricate sulla riforma della giustizia»

Di Emanuele Boffi
16 Marzo 2011
Intervista del presidente di Api. «Il Pd è condizionato dalle correnti estreme del populismo di sinistra, di un laicismo esasperato e del giustizialismo». L'Api spalanca le porte a chi vuole lasciare il partito di Bersani. Il testo completo sul numero di Tempi in edicola dal 17 marzo

In un’intervista al settimanale Tempi, in edicola domani giovedì 17 marzo, Francesco Rutelli, presidente di Alleanza per l’Italia, dice che sulla riforma costituzionale della giustizia annunciata dal governo, egli è pronto ad «andare a vedere»: «La maggioranza prescritta può e deve portare a convergenze larghe. Ci sono parti che non condividiamo affatto, come quelle che disegnano un assoggettamento dell’ordine giudiziario al potere politico. Apprezziamo l’annuncio di non voler più ricorrere a leggi “ad personam”. Sappiamo che una riforma della Costituzione può portare benefici solo tra alcuni anni, e ci batteremo perché i miglioramenti del sistema-giustizia ci siano subito. Ecco perché non alziamo barricate».



 

Rutelli rilancia poi l’iniziativa del Terzo Polo («il bipolarismo all’italiana ha fallito») dicendosi convinto che anche «Fini saprà guidare Fli su una linea precisa». Se si dovesse andare ad elezioni, «il leader lo sceglieremo prima»: «Se si votasse domani, avremmo certamente tre simboli per la Camera – Api, Udc e Fli – e un simbolo unitario per il Senato».

 



Il leader di Api ha parole critiche nei confronti del suo ex partito: «Il Pd non ha sciolto gli ormeggi del XX secolo: si è incagliato nella storia della sinistra del passato. Per di più, condizionata dalle correnti estreme del populismo di sinistra, di un laicismo esasperato e del giustizialismo». Sui molti esponenti del Pd approdati nell’Api, Rutelli afferma che non si tratta di «campagna acquisti. Le porte sono spalancate per quanti condividono il nostro progetto del nuovo Polo e delle nuove alleanze. Non ho alcun problema personale con gli amici del Pd. Può solo immaginare quanto mi dispiaccia non partecipare a dibattiti come: primarie sì, primarie no. Marchionne sì, Marchionne no. Riforme del contratto di lavoro sì, oppure no. Ridiscutiamo il multiculturalismo, anzi, no. Se prevalesse il Pd riformista e liberale, sarebbe meglio per tutti. Però finisce per essere inevitabile il “ma anche”: si debbono tenere insieme tante linee che non ne fanno una. E allora resta un’ancora di salvezza per non farsi scavalcare a sinistra: l’anti-berlusconismo».

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.