
Rinviare non è una soluzione. Con prudenza, ma si riparta

Gli annunci non possono sostituire le decisioni. Su tutti i giornali oggi leggiamo che si ripartirà dopo il 3 maggio. Pochi giorni fa il presidente del Consiglio aveva detto che eravamo pronti per la fase due. Il Paese non può stare fermo altri 24 giorni. Si devono fare le cose con prudenza, con le misure che garantiscano sicurezza sui posti di lavoro, ma si deve ripartire.
La vita non è solo quella biologica. La politica deve avvalersi della competenza degli uomini di scienza, così come di quella degli uomini di industria, degli imprenditori, degli economisti, dei banchieri, dei sociologi… ma non deve consegnarsi a loro.
Siamo già in ritardo, altri Paesi (lo dimostra il consumo di energia elettrica) hanno già riavviato gli impianti produttivi: alcune attività economiche devono rimettersi in moto, altrimenti i soldi che, prima o poi gli arriveranno, serviranno solo per la loro liquidazione.
Prendiamo esempio dal caso dell’accordo tra Fca e sindacati sulle misure necessarie per la riapertura degli stabilimenti, misure approvate dal virologo Burioni. Dati i tempi tecnici per la loro messa in atto, perché aspettare il 4 maggio? Si adottino misure simili ovunque possibile, si mandi il virologo dell’Iss a certificarle e si permetta a chi può di far tornare a lavorare la gente. Bisogna fare le cose con gradualità, ma bisogna iniziare.
Gli artigiani che lavorano da soli nel loro laboratorio (ciabattini falegnami, fabbri, orologiai…) e che hanno rare opportunità di rapporto con la clientela (che si possono normare come si fa per i supermercati), perché non possono riaprire?
Un’ultima nota: siamo sicuri che tutti gli studenti non debbano tornare a scuola prima di settembre? Perché non permettere la frequenza solo ai maturandi? Una classe di 20 alunni può essere divisa in più aule collegate tra loro con il professore in una e assistenti nelle altre; si possono scaglionare gli ingressi. Insomma, si può aiutare così chi ha bisogno di recuperare e far sì che la maturità tenti di essere una cosa seria. Rinviare sempre non è mai una soluzione dei problemi. Serve solo a farceli ritrovare, peggiorati, più avanti. Abbiamo il dovere di salvare il nostro Made in Italy, con gradualità, ma dobbiamo ripartire.
Dichiarazione rilasciata a LaPresse – Foto Ansa
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!