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L’importante è rieducare. Anche nel calcio

Di Piero Vietti
22 Maggio 2025
Come il sano tentativo di tenere il razzismo fuori dagli stadi è scivolato in una orwelliana crociata contro la libertà di parola e di pensiero. Fra tifosi indagati per uno striscione che critica il “woke” e curve punite per uno sfottò che non offende nessuno
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Bandierina del corner con i colori arcobaleno Lgbtq al Tottenham Hotspur Stadium in occasione della partita di Premier League contro il Fulham, Londra, 1 dicembre 2024 (foto Zumapress/Ansa)

Dopo i violenti scontri tra tifoserie e forze di polizia prima del derby tra Roma e Lazio dello scorso 13 aprile, numerosi tifosi sono stati oggetto di Daspo, il divieto di accedere alle manifestazioni sportive, in particolare della loro squadra, e a entrambe le tifoserie è stato vietato di seguire il club in trasferta nei tre turni successivi alla stracittadina. Un mese prima, a Glasgow, i tifosi dei Rangers hanno esposto tre striscioni durante la partita di Europa League contro il Fenerbahçe in cui si leggeva: «Tenete lontane le ideologie woke straniere. Difendete l’Europa». Per questo sono stati subito indagati dall’Uefa per “razzismo e discriminazione”, additati dal club come indegni di tifare Rangers e minacciati di subire pesanti conseguenze una volta identificati, tra cui il divieto di accedere allo stadio.
Ora, se vietare di vedere le partite a chi brucia auto e lancia sassi contro la polizia si può capire, perseguire con pene analoghe chi critica un certo pensiero progressist...

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