
Raccoglieva barbabietole, ora è titolare in Nazionale. Lambert sogna il Brasile
Se martedì sera avesse segnato all’Ucraina sarebbe riuscito in un record di cui è difficile trovare il precedente: tre gol nelle prime tre apparizioni con la maglia della Nazionale inglese. Rickie Lambert si è invece fermato a due centri, quelli firmati nell’ultimo mese contro Scozia e Moldavia, eguagliando il primato del ’76 di Peter Taylor. È lui ora la prima punta della Nazionale di Sua Maestà, titolare là davanti, nel ruolo che già fu di Shearer, Lineker, Charlton, Greaves. Gli infortuni di tanti attaccanti britannici, a partire da Wayne Rooney, hanno spinto in prima linea questo ragazzotto di Liverpool, classe 1982, arrivato tardi sul prestigioso palcoscenico della Premier dopo una lunga trafila nelle serie minori e una storia alquanto originale.
QUANDO ERA SENZA CONTRATTO. Basti pensare che 13 anni fa Rickie Lambert era senza squadra: veniva fuori dalle giovanili del Liverpool, ma le prime uscite tra i professionisti col Blackpool erano state tutt’altro che soddisfacenti. Sembrava che la sua occasione l’avesse bruciata, tanto che per quattro mesi nessuno si fece avanti per offrirgli un contratto: Lambert finì a lavorare in un’azienda agricola del Merseyside, dove si coltivavano barbabietole. Guadagnava 20 sterline al giorno, si teneva in forma alla sera, andando ad allenarsi per una squadra dilettantistica. Finché non si fece avanti dalla Third Division il Macclesfield: un’ora e un quarto di treno tutti giorni per andare al campo. «Ero combattuto su cosa avrei potuto fare al di fuori del calcio. Ma non volevo fare nient’altro che quello, quindi cercavo di dare il massimo per allenarmi col Macclesfield, anche se non era vicino a casa. Erano momenti difficili, ma non ho mai pensato per un secondo di smettere di giocare a pallone».
BOMBER DI RAZZA IN SERIE C. Quell’anno scese in campo solo 9 volte, non segnando mai: eppure a fine stagione si guadagnò la conferma dei Silkmen, che in estate non lo mandarono via. Ma la sua ascesa sarebbe iniziata di lì a poco, perché in breve tempo si schiodò da quello zero alla voce “reti fatte”. La sua carriera si fece girovaga: da Macclesfield passò allo Stockport, poi al Rochdale e infine al Bristol Rovers. Di squadra in squadra, di stadio in stadio, nel giro di 10 anni arrivò a piena maturazione l’istinto di Lambert, uno che quando è in aria e sente il profumo del pallone raramente delude i tifosi. Cambiava club, non andava mai oltre la terza serie, ma faceva gol a raffica, ovunque. Normalmente un giocatore così, spente le trenta candeline, è al capolinea, ed è inesorabilmente costretto ad andare incontro al declino. Per lui invece paradossalmente a 29 anni suonati arrivò la consacrazione: un contratto con il Southampton, un grande club decaduto. I Saints s’innamorarono delle sue incornate, l’arma migliore per venire fuori dal fango della League One in cui erano stati trascinati dal crack finanziario. Fu amore a prima vista: più di 90 reti in quattro anni, ad accompagnare la risalita del club fino alla Premier. Qui Lambert ha esordito solo dodici mesi fa. Quindici i suoi centri lo scorso anno, un bottino di tutto rispetto che ha spinto il club di Pochettino verso la salvezza.
TROPPI STRANIERI IN PREMIER. Ma la storia di Rickie Lambert è anche l’altra faccia della medaglia di un campionato, la Premier, che sposa lo spettacolo con investimenti onerosi in termini di trasferimenti e ingaggi, sempre rivolti verso l’estero. A differenza della Serie A italiana, qui i soldi da spendere non mancano, ma a ricevere spazio sono sempre più i talenti stranieri, a discapito di quelli locali. Non a caso l’Under 21 inglese non ha fatto neppure un punto allo scorso Europeo di categoria, e non a caso in Nazionale per il ct Roy Hodgson la scelta si fa ardua quando manca Wayne Rooney. Lambert si è trovato addosso la maglia titolare dopo il brutto infortunio di Wazza alla testa, e grazie alle assenze in serie di Sturridge, Welbeck e Carroll. L’Inghilterra non si è ancora qualificata al Mondiale: a ottobre ci saranno le due gare decisive con Montenegro e Polonia. Magari i recuperi dei compagni di reparto sfileranno di dosso a questo ragazzotto del Southampton la divisa della Nazionale. Oppure, chissà, Lambert riuscirà a difenderla e a giugno si ritroverà incredibilmente in Brasile. Sogno lecito per uno che è passato dal campo di barbabietole a quello di Wembley.
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