Ieri si è conclusa la tre giorni che ha dato vita ufficialmente al partito Futuro e libertà. Nel padiglione 18 della Fiera di Milano, Gianfranco Fini, leader della nuova formazione politica, dichiara che “il Fli nasce non per fare il partitino ago della bilancia, ma per «raccogliere la bandiera» di quello che doveva essere il Pdl e «non è stato»: un partito che crede nella «sovranità popolare» che «non significa garanzia di impunità, anche se si fosse ottenuto il 99% dei consensi»” (Corriere, p. 6).
Dopo aver lanciato un paio di stoccate a Silvio Berlusconi, la proposta politica rivolgendosi direttamente al leader della Lega Umberto Bossi: “fare assieme un federalismo condiviso, con la riforma costituzionale che porta alla Camera delle Regioni e sopratutto che si accompagna a una «nuova legge elettorale». Poi, «nella primavera del 2012», allora sì che si potrebbe «andare a votare». Altrimenti, visto che il tema delle sue dimissioni è in campo, Fini lancia la sfida a Berlusconi: entrambi siamo stati eletti nei rispettivi ruoli di premier e di presidente della Camera grazie anche ai voti dell’altro. E allora, «dimettiamoci entrambi, e andiamo al voto» per ridare la parola al popolo sovrano, sarebbe «un gesto meraviglioso».
Fini ha deciso di non dimettersi da presidente della Camera, ma di sospendersi da presidente del partito e su chi debba farne la veci è già nata una bagarre che ha separato gli uomini del neonato partito. “Quel che è certo è che Fli nasce già spaccato. Sconfitta su tutta la linea la strategia proposta dai futuristi moderati, che hanno da subito contestato l’ipotesi di Italo Bocchino coordinatore unico e proposto un coordinamento allargato” (Corriere, p. 6).
Fini ha annunciato che ci sarà «un ufficio di presidenza, un vicepresidente che avrà il compito di coordinare il lavoro dei parlamentari». Scontato il nome per il ruolo: Italo Bocchino, per la soddisfazione dell’ala “sinistra” del partito. “Si è consumato anche un faccia a faccia tra Urso e Fini, al termine del quale il leader Fli gli avrebbe garantito il ruolo di capogruppo alla Camera. […] Qualcosa poi cambia. Racconta un senatore: «Bocchino rimaneva vicepresidente, ma Benedetto Della Vedova era capogruppo e lui portavoce». […] Sul piede di guerra dunque i senatori Fli, che oggi si riuniranno d’urgenza. In quest’occasione Urso dovrebbe annunciare di voler rifiutare l’incarico. […] Luca Barbareschi, che ieri non si è visto, ha dichiarato di essere «deluso» da quest’esperienza, e pronto «a trarne le conclusioni»” (Corriere, p. 6).