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Processo Del Turco, Caiazza (difesa): «La super perizia non prova nulla delle accuse»

Per i periti chiamati dal tribunale ad accertare la data delle foto che proverebbero la consegna di una tangente, «c'è compatibilità con la tesi dell'accusa». La difesa: «Non vengono considerate le testimonianze contrarie»

Chiara Rizzo
31/05/2013 - 18:58
Interni
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Questa mattina a Pescara, al processo all’ex governatore Ottaviano Del Turco, sono stati ascoltati due superperiti chiamati dal Tribunale per accertare la data delle foto che rappresentano la prova regina delle accuse. Secondo il testimone chiave dell’accusa, Vincenzo Angelini, proprietario della macchinetta con cui sono state scattate e che poi le ha consegnate ai pm, quelle foto mostrerebbero il momento in cui lo stesso Angelini, imprenditore della sanità privata, avrebbe consegnato una tangente a Del Turco, il 2 novembre 2007. Una tesi confermata anche dal consulente tecnico chiamato dai pm.
La difesa ha sempre sostenuto che quella foto in realtà non proverebbe affatto nulla di tutto ciò: in primo luogo perché, secondo una perizia effettuata da un altro tecnico, le date della macchinetta sarebbero state manomesse, e perché scontrini alla mano la macchinetta porta impressa una datazione, il 2005, chiaramente diversa dall’anno in cui è stata acquistata (2006). Poi perché, come confermato in aula da alcuni testimoni, le foto mostrano scene di cantieri che in realtà risalgono al novembre 2006.
Il tribunale, facendo notare che nelle foto «si vedono solo sagome indistinte», si è così affidato a due periti dell’università La Sapienza di Roma, Roberto Baldoni e Luca Montanari, che in aula oggi hanno sostenuto che la foto sarebbe compatibile con la data suggerita dall’accusa. I super periti sono giunti a questa datazione partendo da una cartella clinica visibile in una delle foto: la cartella risale al 21 ottobre 2006, la foto è datata invece 17 marzo 2005. Calcolando lo sfasamento di data di 583 giorni tra tutte le foto della macchinetta, in modo quindi prettamente matematico, i periti hanno datato al 2 novembre 2007. «Ma ciò non mina in alcun modo, né cambia, l’impianto della difesa» spiega a tempi.it l’avvocato di Del Turco, Giandomenico Caiazza.

Avvocato Caiazza, come fa a sostenerlo?
La super perizia ritiene compatibile con il 2 novembre 2007 la foto, e lo fa sul presupposto che i dati relativi alle date, interni alla macchina fotografica, non siano stati modificati o manomessi. Dal punto di vista scientifico, è comprensibile: l’approccio della scienza parte dal principio della buona fede. Nel contro esame, i periti hanno però dovuto ammettere che è possibile modificare i dati della memoria di una macchina fotografica a proprio piacimento, con un programma scaricabile da internet. Il nostro consulente tecnico era pronto persino a dimostrarlo in aula. I super periti, poi, non hanno risolto il dato cruciale. Resta da chiarire allora come mai in aula alcuni testi chiamati dalla difesa, i proprietari di un’azienda edile i cui cantieri erano rappresentati in alcune foto da noi datate, abbiano sostenuto che non solo il cantiere è del 2006, ma anche di aver visto l’autista di Angelini scattare proprio quelle foto. I periti mi hanno risposto di non essere dei giudici, e che nella loro ricostruzione arrivano alla compatibilità con le date dell’accusa, sul presupposto che nessuno abbia manomesso i dati della macchina. Certo non l’hanno neanche escluso. Il punto è che non hanno nemmeno considerato le testimonianze che sono state fatte in aula.

Cambia qualcosa negli equilibri del processo a Del Turco, ora, e nella linea della difesa?
Per noi non cambia nulla, perché riteniamo più importanti e insuperabili le deposizioni. Il processo è pieno di prove della sua innocenza, e non abbiamo bisogno di difenderlo posticipando di una data. Capiamo l’impatto mediatico che ha avuto questa foto, ma per noi non è affatto decisiva e da due anni lavoriamo raccogliendo prove su prove dell’innocenza di Del Turco.

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Ci fa un esempio concreto delle prove che ritiene regina per la difesa?
Per esempio analizzando i conti e le spese di Del Turco non è stata trovata un euro in più e tutti gli acquisti è stato provato che sono stati effettuati con denaro proveniente da stipendi o polizze disinvestiti. Nessun euro “strano” è passato da Del Turco. Non ha mai usato un euro di questi 7 milioni che avrebbe ricevuto da Angelini. Tutto ciò che ha acquistato ha una provenienza garantita e certa nei conti bancari. Dall’altro lato, abbiamo poi decine di prove del mendacio di Angelini, delle sue assurdità e delle contraddizioni. L’ultima nell’ordine di tempo, è stata l’acquisizione dei telepass delle auto di Del Turco e dello stesso Angelini, che escludono la gran parte dei viaggi che lui sostiene di aver fatto per consegnare le presunte tangenti, molte volte perché Del Turco non c’era proprio. C’è stata poi la testimonianza del consulente tecnico e dei curatori fallimentari di Villa Pini (Angelini è sotto processo a Chieti per bancarotta fraudolenta) che hanno provato con decine di documenti come Angelini distogliesse fondi al suo gruppo per acquisti personali.

Tags: Ottaviano Del Turcopescaraprocesso del turcoVincenzo Angelini
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