
Pozzato non andrà alle Olimpiadi. Una sospensione con troppi punti interrogativi
La notizia della mancata convocazione di Pippo Pozzato alle Olimpiadi di Londra è già sui giornali da diversi giorni. Al corridore vicentino (la cui presenza nella Nazionale di Bettini pareva certa, così come il suo impiego da capitano) è stato vietato di partecipare ai giochi olimpici dopo che si sono scoperti i suoi legami professinali con il medico Michele Ferrari, inibito dal Coni. Ma, dopo diversi giorni, il caso continua a destare diversi interrogativi, e i punti poco chiari della vicenda seguitano a non trovare risposta, specie dopo l’intervista rilasciata la scorsa settimana da Pozzato al sito cyclingpro.it.
Andiamo con ordine. Il 16 giugno scorso appare su Repubblica un articolo che riporta un’intercettazione in cui il ciclista della Farnese Vini dichiara ad un interlocutore (che poi si scopre essere l’ex-compagno di squadra Guido Trenti) di conoscere il dottor Ferrari e di andare da lui di sua spontanea volontà per farsi allenare. Pochi giorni dopo, arriva lo stop della procura del tribunale antidoping del Coni, in attesa del giudizio definitivo sul ciclista (si chiede per lui un anno di squalifica), ma ciò che stupisce è scoprire dall’intervista di Pozzato che l’intercettazione pubblicata (per altro risalente ad una telefonata del 2009) non è stata richiesta da qualche procura italiana, ma è semplicemente figlia dell’iniziativa di Trenti, che dopo aver registrato la telefonata l’ha passata a Repubblica.
Il ciclista vicentino non si fida a parlare coi giornali, per cui ha affidato le sue parole al sito cyclingpro.it, in un’intervista tenutasi nello studio del suo avvocato, e alla presenza del suo procuratore Alex Carera: «La procura del Coni ha letto l’articolo su Repubblica e ha convocato Pozzato in sole 48 ore senza disporre della registrazione (che non ha mai acquisito) e senza sentire l’autore dell’articolo. Questo risulta agli atti», spiega il legale del ciclista, Pierfilippo Capello. Ma perché Trenti avrebbe voluto tendere questa trappola all’ex-compagno di squadra? «Dovreste chiederlo a lui», dice Pozzato nell’intervista. «Siamo stati per anni compagni di camera, non solo di squadra. L’ho sempre portato con me nelle nuove squadre facendogli firmare bei contratti, ma poi il rapporto si è un po’ allentato perché a me non andava più di frequentarlo. Allora si è fatto vivo lui due o tre volte. Gli ho prestato dei soldi che non ho più rivisto. Anche l’anno scorso è venuto a casa a piangere, chiedendomi dei soldi. Poi è successa questa cosa».
Il ciclista vicentino non si è soltanto difeso, ma ha spiegato chiaro e tondo quale tipo di rapporto ci fosse tra lui e Ferrari. Col medico si allenava assiduamente dal 2005, poi tra il 2008 e il 2010 i due hanno iniziato a vedersi meno, ma a tenere comunque un legame di consulenza. «E voglio sottolineare un concetto: ne valeva la pena». Pozzato spiega nell’intervista che Ferrari «è il più bravo, lo sanno tutti. Gli altri allenatori copiano le tabelle che ha inventato lui. Lo dico per esperienza. Ha un sistema di allenamento diverso da tutti e più avanti di tutti. Ha cambiato radicalmente il mio modo di fare Sfr (le Salite di Forza e Resistenza), ad esempio. E in poche settimane sono migliorato di più che in sei mesi con altri». Pozzato andava da Ferrari ad allenarsi spesso, pagando di sua tasca le consulenze e la guida di questo allenatore, con l’ok dei suoi tecnici, che erano sempre a conoscenza di questo rapporto.
La cosa che però stupisce ancora di più è scoprire che Pozzato poteva non sapere dell’inibizione del tecnico-medico. Perché? Perché nel Casellario Disciplinare della Federciclismo (l’unico registro ufficiale che indica chi è sottoposto a sanzioni federali) non c’è traccia di questo nome, per un vizio di forma che nel 2009 impedì la trascrizione del medico nel registro in questione. E anche nell’organo ufficiale del Fci, “Il mondo del ciclismo”, si dà notizia dell’inibizione di Ferrari solo nei numeri del 2002, 10 anni fa.
È chiaro, la Federazione vuole punire Ferrari, non Pozzato. Sotto le cure di questo medico sospetto sono passati tantissimi ciclisti, italiani e stranieri, e urge fare chiarezza. Ma la data del processo per Pozzato sarà solo l’11 settembre prossimo, ergo dopo Londra 2012. È giusto che per questo motivo un ragazzo di trent’anni debba dire addio al suo sogno di andare alle Olimpiadi?
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3 commenti
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Giusto per fare chiarezza, il Dott. Ferrari NON È MAI STATO INIBITO A VITA. Tanto meno per lo scandalo doping scoperto nel 2002 dall’ USADA. Ma che ti sei fumato..???? Ci inventiamo le cose, oppure semplicemente non ci arriviamo?
Non è inibito “a vita”, semplicemente gli fu comminata un’inibizione senza termini di tempo (per questo viziata). È un’imprecisione di cui mi scuso (e che ora correggo), ma che non credo pregiudichi in assoluto il senso dell’articolo.
Bene, giusto correggere.
Inoltre, perché la cosiddetta inibizione non venne revocata e rettificata (con tanto di scuse) dopo la assoluzione di Ferrari nel 2006? Politica, come al solito.
Pozzato aveva (ed ha tuttora) il diritto di vedere e avvalersi di Ferrari. Senza che nessuno dica niente.. altrimenti, querela.