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«L’umanità è fatta più di morti che di vivi»: quando Auguste Comte ha coniato questo paradosso voleva farci riflettere sul fatto che la nostra vita quotidiana è fatta di abitudini, prassi, universi di significati costruiti non da noi, ma da coloro che ci hanno preceduti: il nostro quotidiano è “fatto di tradizione”.
L’acqua calda, le strade, la casa, il treno, il caffè, lo smartphone, il “senso” sono una dote con la quale nasciamo, grazie a chi ci ha preceduto: ce ne accorgiamo normalmente solo quando questi “doni” vengono meno. Oppure quando ci viene chiesto il conto: noi italiani non facciamo a tempo a nascere che abbiamo già 45.000 euro di debito pubblico pro-capite.
Anche per la tradizione (lo sentiamo dire ovunque), la modernità ha segnato uno spartiacque.
Gli storici segnalano che il rapporto tra il passato e il futuro si è trasformato: con la Rivoluzione francese si è stabilito un futuro “aperto”, un futuro “senza esempio”. Il presente diventa l’unica dimensione degna ...
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