Padre Emmanuel, il cappuccino costruttore di comunità e di esperienza

Di Giuseppe Reguzzoni
15 Maggio 2017
Un libro ricostruisce la storia e il carisma del confessore di don Luigi Giussani. La sua fu sempre una chiamata a “vivere”

Padre-EmmanuelIl volume, curato da Silvana Rapposelli, per le edizioni Itaca, prima ancora che un omaggio a Padre Emmanuel Braghini (1928-2012) è un ringraziamento all’Altissimo per avercelo donato.

Bresciano – ma ci teneva a sottolineare che il padre era di origine romagnola -, Filippo Braghini era cresciuto in una famiglia numerosa e profondamente cattolica, all’interno di una parrocchia gestita dai frati cappuccini. Fu, quindi, quasi naturale per lui orientarsi, ancora in età adolescenziale, verso quella famiglia religiosa, malgrado le iniziali resistenze dei genitori, che avrebbero preferito che attendesse ancora qualche anno. Con l’ardore che lo avrebbe sempre caratterizzato, Filippo, poco più che bambino, arrivò addirittura a fuggire in un convento, da cui, peraltro, fu subito riportato a casa. Finalmente, nel 1945, poté entrare nell’Ordine, a Cremona, con la benedizione della famiglia, per essere, poi, ordinato sacerdote il 13 marzo 1954.

Fu, quindi assegnato, al convento di Musocco, cui spettava la capellania del vicino cimitero, e, proprio qui, avvenne l’altro grande incontro della sua vita, quello con don Luigi Giussani. Padre Emmanuel amava raccontare quell’episodio, la storia di quel prete venuto a confessarsi in un giorno in cui l’unico sacerdote cappuccino presente era proprio lui. Sottolineava la sua titubanza, di “padrino“ appena ordinato, a confessare un sacerdote e il richiamo forte che gli aveva fatto il fratello laico addetto alla portineria. Poi, subito dopo, l’aver ritrovato quello stesso sacerdote su un tram – nulla avviene a caso – e l’inizio di un’amicizia profonda, per cui la storia personale dei due si sarebbe profondamente intrecciata, in quell’avventura straordinaria che fu la nascita di Gioventù Studentesca, prima, e di Comunione e Liberazione, poi.

[pubblicita_articolo]Giustamente, nell’Introduzione al volume, Mons. Luigi Negri, che lo conobbe da giessino e che con lui restò in costante amicizia, afferma che «la sua è una santità fatta di confidenza appassionata» e che «aveva la capacità di significare la sua presenza in tutte le espressioni». Coerentemente, quindi, l’Autrice (che è insegnante e storica) ha scelto di far seguire alla sua rigorosa e pur leggibilissima biografia una sezione di documenti (tra cui alcune lettere ed omelie), e una di testimonianze.

Padre Emmanuel è un uomo che ha scritto pochissimo e la cui forza stava tutta nel voler comunicare un’esperienza vissuta, di cui la parola era espressione all’interno di una vita. Ci teneva moltissimo. Diffidava dei discorsi e ricordava sempre che Gesù Cristo si era proposto dentro una convivenza quotidiana. Era questo che lo rendeva diverso e ne costituiva il fascino profondo. Quella di Padre Emmanuel era una chiamata a “vivere”, al di là e attraverso difetti, difficoltà e problemi, non solo nelle belle vacanze che organizzava e in cui si alternavano lavoro, momenti di svago e di riflessione e celebrazioni liturgiche (a cui era molto attento), ma anche e soprattutto nella quotidianità. Anche nelle sue omelie, sempre molto grintose, si percepiva questa esigenza e, non per nulla, la “sua“ Messa, in Cattolica – dove fu a lungo cappellano – era stracolma di ascoltatori attenti.

Sapeva parlare a tutti, dal personale dell’università, incluse le persone più umili, ai docenti e agli studenti e, proprio come un’immagine viva e reale di Nostro Signore, non aveva “specializzazioni“ di sorta rispetto ai destinatari del suo messaggio. Di primo acchito poteva parere severo e sinanche burbero, ma, a chi gli apriva il cuore, nella confidenza dei propri problemi o nel sacramento della confessione, mostrava una tenerezza e una comprensione unica, perché segnata dalla consapevolezza di essere solo il tramite, sacerdotale, della misericordia di Dio.

In linea con la tradizione cappuccina, padre Emmanuel fu anzitutto confessore e predicatore; in linea con l’esperienza nata dall’incontro con don Giussani, fu anzitutto un sacerdote costruttore di comunità e di esperienza. Le numerose testimonianze raccolte nella terza parte del volume ne costituiscono una traccia significativa, ma non unica. Possa, dunque, questo agile volume restituire, non solo a chi lo ha conosciuto personalmente, qualche cosa di quella esperienza che padre Emmanuel ha saputo essere e che, come si usa dire, “fa la differenza”.

Silvana Rapposelli, Padre Emmanuel, 194 p. Itaca 2017, Eur 15.

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