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Olanda. A breve il verdetto dei giudici sull’eutanasia di un’anziana non consenziente

La donna è stata sedata e ha ricevuto l'iniezione letale contro il suo volere nel 2017. Per la prima volta un medico olandese finisce a processo

Caterina Giojelli
28/08/2019 - 2:00
Società
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Il verdetto arriverà tra due settimane: allora sapremo come si concluderà il primo processo intentato in Olanda nei confronti di un medico accusato di aver dato l’eutanasia senza il consenso della sua paziente.

Il caso è arrivato sul tavolo dei magistrati nel 2017, il primo in sedici anni ad essere stato trasferito ai giudici dalla Commissione di controllo dell’eutanasia: nel decesso di una donna ultrasettantenne affetta da demenza senile i revisori hanno infatti riconosciuto una palese violazione della legge approvata nel 2002. Tempi.it si è occupato a più riprese di quello che al netto della retorica sulla “buona morte” resta un omicidio brutale commesso in una struttura sanitaria.

CONDANNATA DA UN PEZZO DI CARTA

Ricordiamo i fatti: nel 2016 un’anziana viene rinchiusa contro il suo volere dai famigliari in una casa di cura per malati di demenza. Dove non riesce ad ambientarsi: dopo sette settimane non sopporta più il ricovero, si lamenta tutto il giorno e vaga senza pace per i corridoi durante la notte. Quattro anni prima, quando le era stato diagnosticato l’Alzheimer, aveva deciso di scrivere un testamento biologico, specificando però che avrebbe voluto ricevere l’eutanasia «solo quando io riterrò sia giunto il momento giusto». Non solo, nel rapporto inviato dalla Commissione si attesta che nei giorni prima del decesso la paziente avrebbe dichiarato a più riprese di non voler morire. Parole inutili per la dottoressa che in quel momento ha in cura la donna presso la clinica: il foglio di carta firmato dalla paziente e il suo stato di insofferenza le bastano per decidere che è venuto il momento di somministrale il suicidio assistito.

DROGATA E UCCISA A FORZA

L’importante è non farglielo sapere: il giorno stabilito per l’eutanasia, per «non causarle ulteriore stress» il medico droga l’anziana, versandole del sedativo nel caffè. Quando pare ormai addormentata, la dottoressa inizia le procedure, praticando la prima delle tre iniezioni necessarie per ucciderla. Ed è qui che inizia l’orrore: l’anziana si sveglia, capisce cosa sta succedendo, inizia a dimenarsi cercando di tirarsi indietro. Ma il medico imperterrito, con l’aiuto della figlia e del marito dell’anziana che la immobilizzano nel letto, porta a termine la procedura. La donna muore in pochi minuti.

I “RIMPROVERI” DELLA COMMISSIONE

In seguito ai fatti la Commissione ha «rimproverato» il medico che si è «spinto troppo in là» drogando la donna di nascosto e non informandola che sarebbe stata uccisa, nonostante le sue volontà non fossero «chiare», avesse «cercato di reagire» e nel suo testamento biologico avesse scritto che voleva decidere «lei» quando morire. Anche per la procura il medico «non ha agito con attenzione e ha oltrepassato una linea invalicabile» nonostante la richiesta scritta di eutanasia fosse «poco chiara e contraddittoria».

LA GRATITUDINE DELLA FIGLIA

Tuttavia, spiegano i pubblici ministeri, non è per stabilire una pena detentiva per la dottoressa, ormai in pensione, che si è andati a processo, bensì per fare luce su come la legge del 2002 venga applicata ai pazienti che soffrono di demenza senile. «Non dubitiamo delle oneste intenzioni del medico», ha spiegato il portavoce dell’ufficio giudiziario Sanna van der Harg, forse però «un miglior dialogo con la paziente avrebbe potuto aver luogo prima della decisione di porre fine alla sua vita». Anche la figlia ha ringraziato la dottoressa, che «ha liberato mia madre dalla prigione mentale nella quale era finita».

NUOVE INDAGINI

Paternalismo, violazione dei criteri procedurali, ribaltamento della pretesa eutanasica (da esercizio “liberale” della presunta libertà individuale di disporre della propria vita e della propria morte, a eutanasia illiberale, che non garantisce né l’eliminazione degli abusi né la riduzione degli stessi): sono questi gli ingredienti dell’assistenza al suicidio in Olanda. Dove sono state aperte indagini anche sui decessi di altre due donne avvenuti nello stesso periodo: una settantenne, depressa, che in seguito a un’operazione chirurgica aveva scoperto di essere malata di cancro ai polmoni (parlando di «insopportabile sofferenza psicologica» la donna ha chiesto e ottenuto l’eutanasia da un medico che non si è avvalso del secondo parere, richiesto dalla legge, di uno psichiatra indipendente) e una ottantenne che soffriva di artrosi.

UN’ECATOMBE DI ANZIANI

Nel 2017 in Olanda hanno ricevuto l’eutanasia 293 anziani solo perché «stanchi di vivere» a causa di molteplici acciacchi dovuti all’età (secondo il nuovo codice di condotta bastano infatti problemi di vista, problemi di udito, osteoporosi, artrite, problemi di equilibrio). Nel 2018 per lo stesso motivo sono state uccise 205 persone.

Foto Photographee.eu/Shutterstock

Tags: processo
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