«Non è questione di partigianeria politica. Sulla decadenza di Berlusconi intervenga la Consulta»

Di Chiara Rizzo
06 Settembre 2013
Intervista al procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio: «La legge Severino non può essere retroattiva anche considerando la decadenza come una sanzione amministrativa»

«Il caso Berlusconi merita di essere valutato dalla Corte costituzionale», dice a tempi.it Carlo Nordio, procuratore aggiunto a Venezia, ex presidente della Commissione per la riforma del codice penale. Nordio è convinto che la legge Severino non possa essere “retroattiva”, nemmeno considerando la decadenza parlamentare come una sanzione amministrativa.

Nordio, perché sul Cavaliere serve la voce della Consulta?
Perché la decadenza prevista dalla legge Severino è una sanzione afflittiva e, quale sia la natura, penale o amministrativa, non può avere valenza retroattiva. Non è solo un principio generale ma è la normativa italiana a dire chiaramente che nessuno può essere punito per un comportamento che non fosse sanzionabile nel momento in cui il reato è stato tenuto.

In questo momento tra i giuristi c’è una divisione tra chi vede la decadenza come sanzione penale e chi la vede come amministrativa. Quali conseguenze per il caso Berlusconi vedono queste due distinte scuole di pensiero?
Se si definisce la decadenza come sanzione penale, la legge Severino per effetto della non retroattività non sarebbe chiaramente applicabile, e Berlusconi resterebbe al suo posto in Senato. Per chi la definisce una sanzione amministrativa, la decadenza dovrebbe scattare automaticamente come atto dovuto. In realtà anche questo non è vero.

Perché?
Anche per le sanzioni amministrative la retroattività è preclusa nell’articolo I della legge 689/81, che dice espressamente che «nessuno può essere assoggettato a sanzioni amministrative se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima della commissione della violazione». Questo disposto è ripreso anche dalla legge 231/2001 sulla responsabilità degli enti, che ribadisce espressamente che le sanzioni amministrative non sono retroattive. Nel caso di Berlusconi, il reato che è stato commesso è di molto anteriore alla legge Severino, quasi 15 anni prima: ciò merita di essere discusso davanti alla Corte costituzionale. Il discorso è di natura squisitamente tecnica e non frutto di valutazioni partigiane: la legge Severino va benissimo se è applicata per i comportamenti tenuti dopo l’entrata in vigore, ma applicare la decadenza da un mandato elettorale per un reato tenuto 15 anni prima crea dei forti dubbi di costituzionalità. Le cose che sostengo, d’altronde, sono state ripetute anche da altri giuristi come Marcello Gallo, professore emerito di Diritto penale alla Sapienza di Roma, e come Gaetano Insolera, professore di Diritto penale all’università di Bologna, che non sono certo sospettabili di partigianeria politica. Purtroppo anche quando si fa un discorso tecnico, e si sostiene una tesi piuttosto che un’altra, si viene subito accusati di essere berlusconiani o antiberlusconiani. Ma se la lettura tecnica della legge è ambigua a maggior ragione deve intervenire la Corte costituzionale. Anzi, per legge potrebbe essere prevista “l’interpretazione autentica” da parte delle Camere, cioè i parlamentari potrebbero fare un’altra legge che dia un’interpretazione chiara della Severino.

Per aver detto che Berlusconi ha il diritto di difendersi davanti alla Giunta del Senato come qualsiasi altro parlamentare e che il rinvio alla Consulta non sarebbe una dilazione dei tempi ma un’applicazione della Costituzione, Luciano Violante è stato duramente attaccato dal suo stesso partito e da numerosi giornali. Lei che ne pensa?
Nessuno potrebbe essere più insospettabile di Violante, ma la situazione nel Paese è così acrimoniosa che persino lui che ha un “cursus” certificato e sicuro di “non berlusconismo” se pur si azzarda a fare un discorso garantista viene accusato. Questo mostra lo stato di incertezza in cui è arrivato questo Paese.

Cosa prevede che accadrà, la Consulta interverrà?
La politica ha delle ragioni che la ragione umana non conosce e tutto sembra possibile, tranne forse una serena valutazione delle norme giuridiche. Ma tutto è possibile.

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3 commenti

  1. candido

    La barzelletta è già nel titolo: “Non è questione di partigianeria politica”.
    Purtroppo non è nemmeno questione di dignità. Quella proprio non esiste.
    Facciamo parte di un consesso di Paesi, dai quali purtroppo ci stiamo sempre più allontanando, dove l’ Uomo pubblico, sopratutto il Politico, se appena appena da adito a dubbi sulla sua integrità, viene invitato ad andarsene e noi Italiani, dobbiamo sopportare queste pantomime indegne di un Paese che voglia definirsi civile.

    Un condannato IN TRE GRADI DI GIUDIZIO da Tribunali differenti e da Giudici differenti che non vuole saperne di togliere il disturbo e trova pure chi lo difende!!!

    1. Gmtubini

      Se è vero che in altri paesi chi anche solo viene sfiorato da un’accusa sparisce dalla scena politica, è anche vero che nei suddetti paesi la giustizia è amministrata da persone perbene e non da militanti politici.
      Non lo dovrei fare, ma debbo precisare che mai io ho votato per Berlusconi.

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