
Mai come adesso è importante far sentire ai giovani che la scuola c’è, anche a distanza. Non solo perché il Ministro dell’Istruzione comunica che “o funziona la didattica on line o l’anno sarà allungato”, ma perché tutti noi siamo chiamati a vivere una vera e propria emergenza non solo sanitaria, in cui vi sono in prima linea i medici e gli operatori, ma anche e soprattutto educativa, che vede impegnati nelle retrovie tutti coloro che lavorano nell’ambito scolastico e sociale. Di fatto in queste settimane, grazie alla didattica a distanza, la maggior parte dei docenti sta svolgendo una funzione di responsabilità civile e di coesione sociale: non solo perché porta avanti, in queste condizioni straordinarie, l’attività didattica, salvaguardando il percorso scolastico e formativo dei propri studenti, ma soprattutto perché, attraverso di esso, ogni docente continua a nutrire la relazione con i propri studenti adoperandosi così anche per il contenimento emotivo e la tenuta psichica di bambini, ragazzi, giovani e famiglie, tutti obbligati in casa.
In un momento di eccezionale crisi, flessibilità e personalizzazione sono le parole d’ordine. Diventa cioè fondamentale sapersi dedicare ai bisogni del proprio gruppo classe, superando ogni rigidità in termini di quantità di consegne di lavori e di compiti da far svolgere a casa, che dovranno essere minimi e proporzionati al carico complessivo, adottando una valutazione che non potrà che essere di tipo formativo. La nostra professionalità, di insegnanti e di dirigenti, è messa in gioco nel trovare modalità operative e di interazione adeguate, sia allo strumento comunicativo, sia agli studenti che hanno, ciascuno nella propria casa, disponibilità diverse (computer, rete internet, sostegno dei genitori). Gli insegnanti sono chiamati dalle circostanze ad una spinta creativa che deve trovare le traiettorie giuste per non lasciar indietro nessuno con gli strumenti che si hanno a disposizione e con tutte le opportunità che vanno valutate e sperimentate. Ecco, allora, che se una semplice mailing list o il registro elettronico sono il possibile punto di partenza, si può arrivare, con qualche paziente prova, a strumenti più adeguati, piattaforme on line, classi virtuali che evidenzino in modo convincente la proposta a studenti e famiglie, trovando le modalità per raggiungere gli studenti più svantaggiati che vivono in case dove non ci sono computer o dove i genitori non riescono a garantire una compagnia nello studio ai propri figli, per svariate ragioni.
Insomma possiamo essere creativi, proattivi, protagonisti del nostro lavoro, capaci di condivisione. In poche parole: professionisti, non burocrati!
Di tutto si ha bisogno in questo momento, tranne che del nulla. Abbiamo bisogno di una presenza. Abbiamo bisogno di essere presenza.
Diesse Lombardia mette a disposizione
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Foto Ansa