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Nelle 20 mila parole messe in fila dal G7 non c’era spazio per scrivere “Armenia”

Di Renato Farina
02 Luglio 2024
Avevamo sperato nell’Italia e nella Francia, così come negli Stati Uniti e nel Canada. Risultati? Siamo invisibili. Esiste anche un genocidio che passa attraverso la soppressione del problema
I leader del G7 riuniti a Borgo Egnazia, Brindisi, 13 giugno 2024
I leader del G7 riuniti a Borgo Egnazia, Brindisi, 13 giugno 2024 (foto Ansa)

La dichiarazione finale del G7 è composta di 19.842 parole. Apro il mio tablet sul bordo del lago di Sevan. Sono venuti a trovarmi alcuni amici cacciati dall’Artsakh (Nagorno-Karabakh), desertificato della sua popolazione indigena dagli invasori giunti dall’Azerbaigian tirando cannonate su Stepanakert e su tutti i villaggi abitati. Una espulsione totalitaria equivalente al genocidio, qualcosa di così disumano da spaccare le ossa della mia anima.

Ma so che tutto questo è stato vissuto dolorosamente anche da tanti italiani, a differenza del loro governo e del Parlamento (maggioranza e opposizione, presenzialisti e assenteisti). Tutti adoratori della Costituzione, questi politici, e tutti a citare l’articolo 11 che «ripudia la guerra». Ma ci dev’essere un post-scriptum riservato, che si passano tra loro le generazioni di potenti: non c’è scritto che bisogna ripudiare chi fa la guerra e annienta poveri cristi, purché in cambio stipino di gas ...

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