Nella foga di tifare per il matrimonio gay, il Corriere prende una bella cantonata

Di Alfredo Mantovano
20 Aprile 2013
Scrive: «È indecente (…) che per ragioni sessuali non sia concesso a una persona assistere in ospedale il suo compagno in fin di vita». Peccato che sia falso.

Riporto il commento del Corriere della Sera all’approvazione da parte del Senato francese del matrimonio per le coppie dello stesso sesso: in Italia «è indecente (…) che per ragioni sessuali non sia concesso a una persona assistere in ospedale il suo compagno o la sua compagna in fin di vita. Ma perché ciò accada bisognerebbe che la politica riprendesse possesso delle sue funzioni». Qui di indecente c’è solo l’ignoranza di chi ha affrontato il tema sul più autorevole quotidiano italiano. Secondo il quale noi vivremmo in una nazione incivile dove una legge crudele, condizionata dal cattolicesimo più retrivo, incaricherebbe i carabinieri di allontanare il convivente che assista il partner gravemente ammalato.

Potrei conoscere gli estremi di questa legge? Sul punto esistono delle norme, ma vanno nella direzione esattamente opposta. Per esempio, la legge 91/1999, in materia di trapianti di organi, prevede che «i medici (…) forniscono informazioni sulle opportunità terapeutiche per le persone in attesa di trapianto (…) al coniuge non separato o al convivente more uxorio». Costui è coinvolto in una decisione non da poco riguardante la salute del partner, e poi non potrebbe assisterlo durante la degenza? Ancora: la legge 53/2000 riconosce a ogni lavoratore permessi retribuiti per decesso o per grave infermità del coniuge, del parente entro il secondo grado e del convivente, parificando dunque quest’ultimo ai familiari.

Se, come dice il presidente della Corte costituzionale, «bisogna regolamentare i diritti delle coppie omosessuali nei modi e nei limiti più opportuni», il punto di partenza è verificare quanto sia già regolamentato; c’è il rischio di rimanere sorpresi. Se si vuol giungere alla parificazione per legge di ogni tipo di unione, basta dirlo, senza mistificare la realtà, così che la scelta del legislatore sia la più consapevole possibile.

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6 commenti

  1. andrea

    Tizio è gay.
    siccome Tizio è gay la sua famiglia naturale decide di tagliare i ponti, anzi lo caccia di casa. Tizio se ne fa una ragione, incontra Caio e insieme si fanno una vita. Tizio un giorno ha un incidente in auto e finisce all’ospedale. La famiglia di Tizio si rifà viva al capezzale e decide che Caio non possa assistere Tizio anche se di fatto è il suo convivente da anni e anni.

    E’ di queste cose che si parla, e Alfredo Mantovano lo sa benissimo.

    E’ così mostruoso dare una qualche tutela legale al legame fra Tizio e Caio?
    E ovviamente non sto parlando di adozioni o matrimonio “egualitario”.

  2. matteo

    Lo sappiamo benissimo che anche se formalmente ci sono ‘alcune’ tutele per conviventi more uxorio, questo non può essere minimamente equiparato al conseguimento dei diritti che scaturirebbe dalla presenza di un atto formale e riconosciuto quale il matrimonio o un qualsivoglia istituto simile. I casi di conviventi more uxorio dello stesso che non riescono a far valere i propri diritti si sprecano…proprio perché non c’é un atto riconosciuto e insindacabile che li tuteli.

    1. sindar

      Quali sono questi casi che si sprecano?
      Fatti non pugnette caro mio….

      1. matteo

        Probabilmente data la presenza del link il mio commento sarà rimosso, ma basterebbe una veloce ricerca…

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